Senza Bavaglio
Padova, 12 giugno 2018
“Sono stata svegliata questa mattina presto dai finanzieri del Gico (Gruppo di investigazione criminalità organizzata,ndr) di Mestre – ci racconta Cristina Genesin, cronista del Mattino di Padova e bravissima collega di Senza Bavaglio -. Il mandato era firmato dal sostituto procuratore Fabrizio Celenza. Non ho potuto far altro che assistere alla perquisizione e al sequestro dei miei telefoni e computer, anche personali, che contengono documenti riservati, e tutti i dati sensibili delle mie fonti e delle mie inchieste. I contatti indispensabili per il mio lavoro. Dei quali sono ora stata privata perché me li hanno portati via”.

I fatti sotto accusa risalgono al febbraio 2017, ben 16 mesi fa, con la pubblicazione di notizie e di foto sulla presenza a Padova come sorvegliato speciale di Giuseppe Salvatore Riina, detto Salvuccio, figlio del defunto boss mafioso Totò.
La perquisizione è proseguita nella redazione del Mattino di Padova. I finanzieri su mandato della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Venezia hanno messo a soqquadro la scrivania della collega Genesin. Che è accusata insieme al direttore, Paolo Possamai, e al condirettore, Paolo Cagnan, di violazione del segreto istruttorio e addirittura di favoreggiamento alla mafia.
Tutto questo è un grave attacco alla libertà di stampa, al segreto professionale e alla tutela delle fonti. Senza Bavaglio (Cristina è una collega di cui andiamo fieri e che ci ha rappresentato a un congresso del sindacato), la Federazione Nazionale della Stampa, l’Ordine giornalisti del Veneto e l’Assostampa padovana hanno condannato l’accaduto.
“E’ uno stillicidio continuo di attentati alle libertà di stampa – ha commentato Massimo Alberizzi, consiglere nazionale della FNSI per Senza Bavaglio – basta leggere l’articolo incriminato per capire che non è stata violata alcuna regola. Anzi una regola è stata applicata: quella del buon giornalismo. Cristina ha fatto il suo lavoro, come fa da anni senza guardare in faccia nessuno, come dovrebbero fare tutti i giornalisti. Ma il potere cosituito non tollera critiche. E di questo si dovrebbe dolere chiunque ha a cuore la democrazia”.
“Ci piace ricordare qui a tutti, compresi gli inquirenti, – conclude Alberizzi – ciò che scriveva Joseph Pulitzer: ‘“Non esiste delitto, inganno, trucco imbroglio o vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendetelii ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.’”
Senza Bavaglio
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