Senza Bavaglio
Venezia, 13 aprile 2018
I collaboratori non sono stati inseriti nell’ultimo contratto di lavoro giornalistico quindi gli editori, ormai del tutto insensibili alla qualità dei giornali, non si fanno nessuno scrupolo a massacrarli. L’ultimo attacco pesante e drammatico è avvenuto questa mattina al Gazzettino, quotidiano di Venezia appartenente al Gruppo Caltagirone Editore, proprietario del “Messaggero” di Roma, del “Mattino” di Napoli, del “Corriere Adriatico” e del “Nuovo Quotidiano di Puglia”.
Ai freelance viene imposto un adeguamento delle condizioni di collaborazione. In sintesi il documento, che pubblichiamo qui in versione originale, aumenta notevolmente il numero di battute per ogni fascia, senza fare minimo cenno a un conseguente e proporzionale aumento del compenso – in buona sostanza più lavoro, meno soldi. “I compensi professionali previsti in contratto verranno applicati alle nuove fasce di lunghezza degli articoli”, recita la comunicazione aziendale.
La comunicazione dal Gazzettino ai collaboratori richiede con una certa urgenza l’adesione degli stessi ai nuovi standard, perché le nuove fasce entreranno in vigore già dal 1° maggio prossimo. “E’ dunque necessario – si legge nel documento – al fine di proseguire la collaborazione giornalistica con la nostra testata, che entro quella data, Lei rilasci il Suo consenso alla variazione”. Tutto molto chiaro: o si firma o ci si ferma, o dentro o fuori, o si è d’accordo o finisce la collaborazione giornalistica.
L’ampliamento del formato e il restyling della grafica non fanno pensare esattamente a una situazione economica disastrosa che potrebbe obbligare la testata veneziana a tagliare i già miseri compensi dei freelance. D’altra parte invece è fin troppo evidente che i giornali non costruiscono il proprio successo sull’ingrandimento dei font o sui colori di moda. Soprattutto nell’era di Internet, i lettori sono attenti e pronti a dare fiducia solo alla professionalità; il quotidiano deve essere affidabile, dalle firme prestigiose alle più piccole news, deve basare la conquista del suo pubblico sulla qualità. Ma come si fa a ottenere qualità sottopagando i giornalisti esterni alla redazione, il cui lavoro è indispensabile?
La FNSI sbraita (giustamente) e il Cdr fa bene a inviatare i collaboratori a non firmare. Ma sappiamo tutti che i collaboratori sono ricattabili, deboli e indifesi. Indifesi perchè sono stati abbandonati dall’ultimo contratto e da chi l’ha firmato. Se rifiutano di firmare le condizioni imposte dall’editore saranno allontanati senza problemi e il sindacato non ha nessuno stumento contrattuale per bloccare l’esodo forzato.
Solo l’abolizione dello sciagurato contratto ora in vigore può salvare il salvabile. E’ per questo noi di Senza Bavaglio abbiamo chiesto che la magistratura si pronunci per l’abolizione. Avremmo sperato di trovare al nostro fianco la FNSI e i sindacati regionali. Invece il sindacato si è schierato in difesa del contratto. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Di seguito il comunicato del Cdr
Care colleghe, cari colleghi,
questa mattina ai collaboratori è stata inviata una comunicazione che li informa, prendere o lasciare, che dal 1. Maggio subiranno un taglio unilaterale dei compensi già di per sé esigui. Ovviamente senza preoccuparsi in minima parte che così facendo si va a incidere nella carne viva delle persone, molte delle quali hanno nel Gazzettino l’unica fonte di reddito fornendo la loro prestazione quotidiana in regime di monocommittenza.
La giustificazione? Testuale “abbiamo rilevato che il nuovo Gazzettino presenta una sostanziale e significativa variazione dei volumi interni, determinatasi principalmente come conseguenza dell’ampliamento del format e delle modifiche intervenute sulla grafica”.
Tradotto: i pezzi imposti dal grafico sono più lunghi, ergo, si scrive di più, ergo risultano più pezzi con rigaggi maggiori e relativi compensi e quindi la spesa cresce.
E dove sta l’anomalia? Anche un bambino si rendeva conto fin dall’inizio vista la nuova grafica – che non è stata decisa certo dai collaboratori – avrebbe comportato una “variazione dei volumi interni”.
Da che mondo è mondo – per lo meno quello civile e democratico – se uno lavora di più guadagna di più.
Non al Gazzettino: non hanno nemmeno avuto il coraggio di firmarla con nome e cognome la lettera! E nemmeno di riportare nero su bianco i nuovi compensi, che, sia chiaro, non cambiano negli importi ma “solo” nelle griglie.
Tradotto: resta lo stesso prezzo ma devi scrivere di più.
Eccole le nuove tariffe, sia chiaro a scanso di equivoci “comprensive di ogni spesa eventualmente sostenuta e al lordo delle trattenute contributive e fiscali”:
7-20 righe: euro 4 lordi
21-43 righe: euro 9,5 lordi
44-68 righe: euro 15 lordi
dalle 69 righe in su: euro 19 lordi
Una decisione che, da quanto consta al cdr, è stata illustrata dal direttore a tutti i capi delle redazioni in una riunione che si è svolta questa settimana, e che ci fa desumere che lo stesso direttore quindi abbia avvallato.
Ma chi di noi farebbe lavorare i propri figli a queste condizioni? Nessuno, ne siamo sicuri. Anzi gli diremmo lascia stare. Ed è quello che noi diciamo ai collaboratori: non firmate.
Abbiamo contattato Sindacato e Ordine e stiamo valutando tutte le iniziative da intraprendere dal punto di vista legale, politico, mediatico.
Care colleghe, cari colleghi
vi chiediamo e ci chiediamo: con che coraggio si può proporre un trattamento economico così umiliante, lesivo della dignità prima ancora umana che professionale; con che coraggio ci si osa incazzare se il “pezzo” non è scritto in maniera tale da essere inserito in pagina senza doverlo “passare”? Con che coraggio?
E poi ci scandalizziamo dello sfruttamento del lavoro sui campi, nelle fabbriche, nei ristoranti: questo in casa nostra come lo vogliamo come lo dobbiamo chiamare?
Tagliare: questa è l’unica politica industriale messa in campo dal Gazzettino da anni. Una logica cui il cdr si è sempre opposto, invocando strategie di rilancio concrete e condivise.
Solo chi non ha una visione a lungo termine poteva pensare che nuovo formato e nuova grafica, legati alla rotativa a colori, rappresentassero un reale rilancio: si è colmato un colpevole ritardo – come ribadito dal cdr più volte – condizione necessaria ma non sufficiente.
Manca un progetto editoriale: da quanto lo diciamo?
Manca la qualità e l’agibilità del lavoro: carichi sempre più pesanti, turni compressi, costretti al desk senza il tempo di pensare e pianificare.
Tagliare organico, stipendi, servizi: il risultato? Una impressionante emorragia di copie, aspetto che pare preoccupare solo il cdr e i giornalisti.
Tagliare solo tagliare: allora perché non tagliare anche i contratti in essere con i colleghi pensionati e con le grandi firme, così magari si può assumere qualche giovane e pagare meglio i veri collaboratori .
Chi campa grazie al lavoro prestato al Gazzettino siamo noi redattori al pari della gran parte dei collaboratori glebalizzati: ci risultano anche accordi da 100 pezzi all’anno per 10mila euro stipulati con ex colleghi già percettori di pensioni che in media sono più alte dei nostri stipendi medi. Al solito due pesi e due misure: quando fa comodo si invoca la qualità (!) quando fa comodo si invoca la livella sempre in basso… ma quella di Totò ricordiamolo non risparmia nessuno.
Il cdr
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