Speciale per Senza Bavaglio
Vittorio Pasteris
Firenze, 13 dicembre 2017
Pochi giorni fa il sito InpgiNotizie ha pubblicato un articolo che ufficializza l’approvazione del bilancio di assestamento 2017 e del bilancio preventivo 2018 dell’istituto di previdenza dei giornalisti. I dati sono da brivido: l’esercizio si chiude con una perdita di circa 104 milioni di euro, con – nei primi sei mesi del 2017 – 800 posti di lavoro svaniti dopo gli oltre 2.700 persi dal 2012.
E’ stata approvata una riforma ma a che servirà? Decisamente a poco o nulla dato che è proprio il sistema a crollare fragorosamente. Mischiare l’Articolo 21 con l’incapacità gestionale di amministratori INPGI che per anni non hanno capito che la forbice entrate – uscite stava diventando devastante è un artificio retorico puro. Il comunicato INPGI sostiene che “Non si difende l’articolo 21 della Costituzione facendo scrivere i giornali ad un algoritmo e non si formano cittadini consapevoli demandando l’informazione a giornalisti precari e sottopagati”. Come se nel passato non ci fossero stati giornalisti precari e sottopagati a fare da paria nel sistema dell’informazione.
Forse sarebbe stato meglio in passato evitare di commettere pesanti errori, come quello di chiudere gli occhi e far finta di non accorgersi che si stava ponendo con forza un problema strutturale del settore. I prepensionamenti di massa hanno appensantito drammmaticamente la voce costi dell’INPGI, per non parlare delle pensioni erogate a giornalisti che spesso hanno continuato a lavorare togliendo posti ai giovani. Un problema che andava affrontato subito e invece è stato dolosamente rimandato.
I dati numerici sono inclementi, nel 2017 le entrate contributive correnti sono state pari a circa 369,6 milioni di euro, mentre il costo della gestione previdenziale e assistenziale ammonta a 546,2 milioni di euro. In pratica il disavanzo è circa il 27 per cento del costo in assistenza … una slavina. La gestione separata funziona meglio produce avanzo di gestione, anche perchè le entrate stanno ora iniziando a crescere e le uscite sono modeste.
Ora INPGI cerca di mettere sullo stesso carrozzone professionalità diverse e forse incompatibili: “Le forme di attivita’ giornalistica non sono piu’ quelle del 1963 e sempre di piu’ comunicazione e informazione sono due mondi che si sovrappongono e si parlano” . Si va verso un INPGI che mischia giornalisti, comunicatori e quant’altro ?
Sarebbe ora che si ragionasse e si progettasse un atterraggio il più possibile indolore su INPS cercando di fare un lavoro equo e produttivo per ridare equilibrio e sostanza a un mondo che oramai vive di egoismi e rimpianti.
Vittorio Pasteris
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