Sgarbi, Feltri & co (più tanti giornalisti complici) alla fiera della volgarità

da Critica Liberale
La Lepre Marzolina
Roma, 4 novembre 2017
Specchio, specchio  delle mie brame, chi è il più scurrile del reame?…
È davvero difficile dare ragione anche solo una sola volta a Sgarbi. In questa occasione invece ce l’ha. A “Piazzapulita”  come al solito ha fatto finta di dare in escandescenze, ma sono decenni che ripete il suo solito copione, per di più recitando male come un prevedibilissimo guitto di paese. Il suo grido è stato contro Formigli: ”La tua trasmissione è vomitevole”. D’accordo con Sgarbi, gli spettatori hanno pensato che a rendere vomitevole il programma fosse proprio lui, questo giullare di regime che da sempre non riesce ad esprimere un solo concetto e quindi nelle sue comparsate si rifugia costantemente nella scurrilità urlata, in perenne concorrenza con Feltri per lo scettro di “Maestro del turpiloquio continuo”.
Un momento della trasmissione televisiva Piazzapulita
A dire la verità, Feltri non urla, ma sulla trivialità non è secondo a nessuno: solo lui riesce a infilare “cazzo” ogni due, tre parole. Ma, si sa, così si esprime la cultura di destra. Bisogna pur sempre mettersi al livello del Padrone. Ovviamente la colpa non è di questi due conformisti amanti del potere ad ogni costo, ma di coloro, come Formigli e soprattutto la Gruber, che li invitano con insistenza per ammannire la scontatissima e “vomitevole” performance trash. Tanto per far precipitare masochisticamente nello squallore le loro trasmissioni. Vere testimonianze dell’informazione di un paese marcio.
La Lepre Marzolina
Nota a margine:
Concordo in toto. La finta indulgenza dei due conduttori all’eccesso di ‘zelo’ di alcuni personaggi immeritatamente pubblici, non riesce neanche più a mascherare la disperata rincorsa a far lievitare in audience fiacca e fiaccata proprio dalla ripetitività dello schema. Ecco perché, come al solito, al centro della riflessione meno scontata c’è l’informazione, specie quella tv, il suo ruolo, la sua capacità di disvelare e non di farsi ‘velare’ dal bisogno di compiacere un’opinione pubblica (disinformata) sempre più disorientata e involontariamente dispotica. Ciò detto, distinguo con nettezza il tentativo di Formigli di fornire uno spettro ampio di ‘sguardi’ sui fatti (anche lontani dall’ombelico italiano), e la totale piatta informe rinunciataria, soporiferamente salottiera e, quindi più colpevole, conduzione di Gruber.
Vanna Palumbo

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