Senza Bavaglio
Roma, 8 agosto 2017
Nel corso della lunga maratona per l’esame del collegato al Bilancio, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la norma che prevede l’applicazione del contratto giornalistico ai colleghi degli uffici stampa della Regione. A darne l’annuncio la Segreteria di Stampa Romana che, in una nota di sabato 5 agosto, parla di “un importante risultato raggiunto dopo anni di consapevoli e lucide battaglie sindacali” che va “a sanare una pesante e grave discriminazione che durava ormai da troppo tempo”.
E’ una vittoria del sindacato dei giornalisti, ma senz’altro è anche una vittoria di Senza Bavaglio. Infatti, Stampa Romana è sempre stata in prima linea a sostenere la battaglia intrapresa da Ugo Degl’Innocenti, animatore di Senza Bavaglio e uno dei fondatori del gruppo, dopo un incontro con il capo ufficio stampa della Federazione nazionale della stampa italiana, Renzo Santelli, al congresso del sindacato nazionale del 2004 (Saint Vincent), dove Degl’Innocenti era presente come delegato.
In quel periodo la Regione Lazio aveva bandito un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di 15 posti, a tempo pieno ed indeterminato, di addetto stampa – area amministrativa, categoria “D”, posizione economica iniziale “D1” del contratto degli enti locali. Al concorso aveva partecipato anche Degl’Innocenti. Associazione stampa romana e Fnsi avevano contestato subito tale bando, in quanto non prevedeva l’applicazione del contratto giornalistico.
Per giunta il bando prevedeva l’inserimento degli addetti stampa nella categoria D con posizione economica iniziale D1 e non quello superiore D3 che spetta agli iscritti agli albi professionali. Per intenderci: a distanza di tredici anni da quel bando, perfino al comune di Desio, in Brianza, un “addetto stampa” è inquadrato con il profilo D3, mentre ai colleghi in servizio nell’ufficio stampa istituzionale del Consiglio regionale del Lazio è applicato ancora il D1. Ma non basta: i colleghi sono da tempo penalizzati dall’amministrazione, sia nell’inquadramento sia nel trattamento accessorio, anche per espressa volontà, in epoca recente, del presidente Daniele Leodori del Partito democratico. Inoltre, solo dopo un’altra lunga battaglia, Stampa romana e l’Ordine dei giornalisti del Lazio hanno ottenuto che fosse nominato un responsabile dell’ufficio stampa iscritto all’Albo: per oltre cinque anni i colleghi erano stati sottoposti a gerarchie non giornalistiche.
Tre segretari di Stampa Romana hanno seguito la vertenza, nell’arco di tredici anni: Silvia Garambois, Paolo Butturini, e l’attuale segretario Lazzaro Pappagallo. Un ruolo determinante è stato svolto da Beatrice Curci, già membro del Cdr dei gruppi consiliari del Consiglio regionale, autentica pasionaria delle rivendicazioni dei giornalisti di via della Pisana (sede del Consiglio), voluta poi da Butturini alla direzione dell’Associazione stampa romana. Anche la direttrice che ha preceduto Curci, Ninfa Paoli, si è occupata del percorso travagliato degli addetti stampa della Pisana, quando l’amministrazione del Consiglio regionale tardava inspiegabilmente a dare corso alle legittime assunzioni dei vincitori del concorso.
Butturini ha voluto intraprendere la via giudiziaria, in accordo con la Fnsi, promuovendo una causa pilota per il riconoscimento del contratto giornalistico, conclusasi con il riconoscimento sia in primo grado che in appello, del trattamento economico D3 (ricorrente: Degl’Innocenti). Pappagallo si è presa particolarmente a cuore la questione, seguendo le linee d’azione proposte dal collega Ugo Degl’Innocenti, delegato di Senza Bavaglio eletto nelle liste di Informazione Futuro al congresso dell’Asr del 2015, attraverso una mozione congressuale in tale direzione approvata per acclamazione. Alla segreteria Pappagallo è da ascrivere la condanna della Regione Lazio per comportamento antisindacale e la decisa sterzata verso la soluzione legislativa che è poi quella che ha testè avuto successo.
“Il testo approvato – spiega la nota dell’Asr – è il frutto della riformulazione fatta propria dall’assessore al Bilancio, Alessandra Sartore, predisposta dalla consigliera regionale Marta Bonafoni (Insieme per il Lazio), durante la lunga maratona d’Aula nella notte, quale sintesi efficace dell’emendamento presentato dai consiglieri del Movimento 5 stelle Valentina Corrado, Gaia Pernarella, Gianluca Perilli, Silvana Denicolò e Devid Porrello, e quello del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Storace (Movimento nazionale per la sovranità). Hanno poi sottoscritto l’emendamento riformulato anche i consiglieri Baldassarre Favara (Pd) e Piero Petrassi (Centro democratico), firmatari a suo tempo, assieme alla consigliera Bonafoni e al consigliere Daniele Fichera (Psi), di un analogo emendamento presentato alla legge sulla comunicazione prima e alla legge di Stabilità 2017 poi”.
In occasione della discussione per la legge sulla comunicazione si era messo di traverso il capogruppo del Partito democratico, Massimiliano Valeriani.
“Tale sinergia di forze politiche così diverse – prosegue la nota dell’Asr – è stata resa possibile da una paziente e determinata azione di sensibilizzazione svolta dall’Associazione stampa romana, anche attraverso il proprio delegato Ugo Degl’Innocenti. L’Associazione stampa romana – conclude la nota – ringrazia i consiglieri regionali che hanno creduto nelle ragioni degli addetti stampa e approvato tale norma, dando così forza al principio che ai giornalisti va applicato il contratto di categoria sempre e dovunque, anche nella pubblica amministrazione, dove i giornalisti lavorano a garanzia della trasparenza, del pluralismo e di una corretta informazione sull’attività delle istituzioni”.
Storace è intervenuto in discussione generale con queste parole: “Su questo ci aspettiamo una risposta finalmente positiva della Giunta, perché anche questa è una questione che va risolta in questa legislatura, la questione del contratto di lavoro dei giornalisti del Consiglio regionale. Assessore, e lo dico anche al presidente Leodori che conosce bene la situazione: hanno vinto un concorso e hanno vinto un concorso per addetti stampa. Non li possiamo prendere in giro. Sono persone che hanno diritti. Quindi, almeno alla fine della legislatura finiamo questa commedia e diamo loro il riconoscimento”.
Questo importante risultato giunge a pochi giorni dall’atto d’indirizzo della ministra Marianna Madia all’Aran, affinché sia finalmente aperta l’area di contrattazione con la FNSI, prevista dal comma 5, articolo 9, della legge 150/2000. Una norma inapplicata a livello nazionale da diciassette anni, nonostante le sollecitazioni da parte del sindacato, ha trovato applicazione proprio nel Consiglio regionale del Lazio, per la definizione del profilo professionale degli addetti stampa, nell’ambito di una complessa vertenza aperta da Stampa Romana in oltre un decennio.
Le trattative per la definizione del nuovo profilo professionale si sono concluse lo scorso 13 dicembre con un verbale di mancata concertazione. Adesso dovranno essere riaperte, alla luce della novità normativa.
C’è da dire che è forse la prima volta che nella pubblica amministrazione quel codicillo della 150/2000 trova attuazione, seppure su scala ridotta. Ad ogni buon conto, a prescindere dai tempi della contrattazione nazionale, nella Regione Lazio si dovrà applicare subito il contratto nazionale di lavoro giornalistico.
Infatti, così recita la nuova disposizione: “Nelle more dell’attuazione di quanto previsto dall’articolo 9, comma 5, della legge 7 giugno 2000, n. 150 (Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni), al personale iscritto all’albo dei giornalisti che, a seguito di specifico concorso, presta servizio presso gli uffici stampa istituzionali della Giunta e del Consiglio regionale, si applica il contratto nazionale di lavoro giornalistico”. Insomma, Madia o non Madia, il contratto in Consiglio s’ha da applicare.
Senza Bavaglio
@sbavaglio
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