Come fanno i conti alla Rai? Fazio strapagato e il ricavo differenziale

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 19 luglio 2017

La vicenda degli emolumenti al presentatore Fazio, ho l’impressione che abbia fatto emergere il modo alquanto approssimato con cui in Rai si fanno i conti. È stato detto da esponenti Rai e da altri commentatori che il signor “Fazio si ripaga i suoi emolumenti con la pubblicità che scorre durante i suoi programmi”, sottolineando gli incassi pubblicitari totali che genera. Ma non è così che si fanno i conti, cari signori.

Per valutare la convenienza di un certo ingaggio non si deve prendere in considerazione il ricavo pubblicitario totale del relativo programma ma quello “marginale”, altrimenti detto “differenziale”. Mi spiego. Se durante il programma di Fazio passa, mettiamo, pubblicità per 100 di ricavi, non vanno ascritti a suo credito tutti bensì la differenza tra i predetti cento e quello che un altro conduttore, con un compenso più basso, avrebbe comunque conseguito. Cioè se un programma alla stessa ora e sullo stesso canale, ma con un altro conduttore con uno stipendio molto più modesto, raccoglierebbe pubblicità per, poniamo, 60, a credito di Fazio va posto solo 40.

Fabio Fazio

Trattandosi di reti Rai, non penso che l’esempio grossolano fatto sia lontano dalla realtà.

Non voglio credere che in Rai non siano capaci di fare questi conti alla portata di qualsiasi ragioniere degno di questo nome, molto più probabilmente la verità è che Fazio è funzionale al sistema RAI, e che quindi vada premiato. Ma oltre a quanto detto, vi è poi la considerazione che ogni flusso di ricavi deve lasciare una parte a favore del bilancio generale dell’azienda, non si può riconoscere tutto il ricavo a favore del conduttore; spero che almeno di questo si tenga conto nei calcoli. E poi, siamo sicuri che un programma con molta pubblicità sia un bene? Tra l’altro oltre a quella palese, nei programmi televisivi passa anche la pubblicità “occulta”, che è la più ambita dai committenti e la più pericolosa per il pubblico.

Sede Rai in viale Mazzini a Roma

Infine vi è la questione del “passaggio alla concorrenza”. Questo mi pare un problema posto male. Se alcuni conduttori e star televisivi della Tv pubblica venissero lasciati andare per l’esosità delle richieste economiche, nel mercato si determinerebbe un eccesso di offerta presso le altre reti e questo provocherebbe una riduzione generalizzata dei compensi, con beneficio di tutti.

Ma la questione vera è un’altra, e noi molto probabilmente stiamo cianciando a vanvera: si vuol portare dalla parte del potere (in senso lato) gli imbonitori televisivi, e questa e solo questa è la motivazione reale dei guadagni esagerati che vengono accordati senza criteri di qualità.

Giovanni La Torre
giovlatorre@gmail.com

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