Il Fatto Quotidiano
Giampiero Calapà
Roma, 25 giugno 2017
“Non capisco l’uscita di Roberto Fico, sarà mica colpa di Fazio se l’azienda gli offre più soldi?”. Carlo Freccero, consigliere d’amministrazione della Rai reagisce così alle parole del presidente della Vigilanza, che ha definito Fazio “il classico comunista col portafogli a destra” per il nuovo contratto da 11,2 milioni di euro concesso dalla tv di Stato al conduttore per quattro anni. E anche per il resto Freccero, che ha lasciato l’ultimo consiglio d’amministrazione sbattendo la porta, ha le idee molto chiare: “Il nuovo direttore generale Mario Orfeo non capisce nulla di palinsesti e la tv di Stato è manipolata dall’ex premier Matteo Renzi”.
Su Fazio si è scatenato un ciclone, giusto o sbagliato?
Quegli stessi membri del cda – uno fra tutti Marco Fortis, nominato dal Tesoro – che erano contrari a rimuovere il tetto con Campo Dall’Orto, si sono improvvisamente convinti del contrario con Orfeo. Pare non interessi tanto la legge, in quanto tale, ma appoggiare o rimuovere un manager più o meno gradito a quella politica che fa le nomine. Il vero problema che stava dietro al teatrino dei compensi alle star era l’esito del referendum.
Perché?
È dopo il 4 dicembre che Renzi decide di togliere la spina ad Antonio Campo Dall’Orto, ritenendo che la Rai avrebbe dovuto fare di più per il “Sì”.
Addirittura…
Renzi manipola la Rai. Dalla nomina di Campo Dall’Orto ad oggi, ci siamo dovuti misurare, noi consiglieri, con la natura ambigua della Rai divisa tra servizio pubblico e televisione commerciale. Io volevo che fosse salvata sia la dimensione culturale del servizio pubblico che la sua redditività di grande azienda statale. Ora è emersa, però, una nuova dimensione della Rai che Renzi si era proposto di rimuovere: la dimensione politica, se non governativa. In breve, è la politica a dettare l’agenda al Cda, in base alla presenza di persone più o meno gradite. Questo Cda ha un mandato che scade tra un anno, avremmo dovuto fare contratti di non oltre dodici mesi.
Sì, ma così si sarebbe rischiato di perdere Fazio.
Ci possono essere eccezioni. Ma, soprattutto, io ho chiesto che un contratto importante come quello di Fazio, per cui il dg Orfeo ha parlato di coerenza con il servizio pubblico, fosse alla base di una precisa strategia di programmazione. Faccio l’esempio clamoroso della seconda serata di Fazio programmata su Rai1. Era l’occasione per richiedere la rimodulazione della seconda serata per armonizzarla con quella di Fazio.
In che modo?
Se Fazio va il lunedì, allora Bruno Vespa il martedì, il rilancio del settimanale d’inchiesta Tv7 il mercoledì, un programma sperimentale di Michele Santoro il giovedì e Renzo Arbore il venerdì: proposte che ho fatto a Orfeo.
E invece di questa Telesogno-Freccero?
Constato che son rimaste le tre seconde serate di Vespa e addirittura il programma Petrolio è stato spostato il sabato sera alle 23.30, che io avrei trasferito a Rai3 per restituire lustro e importanza anche alla terza rete. L’impressione è che non interessi a nessuno né la linea editoriale dell’azienda, né le sue esigenze economiche. La Rai è oggi vista in chiave propagandistica per il governo e per i partiti.
La domenica sparisce L’Arena di Massimo Giletti.
Certo, un contenitore dove potevano succedere “incidenti”. Meglio non avere nessun problema. Ho addirittura proposto Vespa per la domenica pomeriggio, ma niente. Questi palinsesti sono disorganici. Orfeo è un giornalista competente, ma non può applicare le sue strategie dell’informazione alla programmazione, perché dimostra di non capire nulla di palinsesti. Il suo modello è il “panino” dell’informazione unica, sadico con le opposizioni che disturbano la maggioranza.
Report rischia di ritrovarsi di nuovo al lunedì su Rai3, contro le fiction di Rai1.
La sua collocazione naturale sarebbe la domenica, ma tutto ciò che può dar fastidio va eliminato o contenuto per il direttore generale Orfeo.
Giampiero Calapà
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