Speciale per Senza Bavaglio
Pino Nicotri
Bari, 4 luglio 2017

La collega Federica Sciarelli si trova dunque nella posizione scomoda e per lei decisamente inusuale di essere accusata dalla magistratura di reati non trascurabili specie per un giornalista, e le è anche stato sequestrato il telefonino per risalire ai rapporti eventualmente utili a dimostrare la fondatezza delle accuse. Che in pratica consistono nell’essersi prestata a manovre più o meno politiche strumentalizzando anche il proprio lavoro di giornalista. Stiamo parlando del caso CONSIP.

Non entro nel merito delle accuse, che spero siano infondate, mi limito invece ad alcune osservazioni:

A – per essere coerente, almeno la sinistra dovrebbe chiedere la sua sospensione dalla Rai e dall’Ordine dei giornalisti esattamente come chiese con insistenza la sospensione dalla professione, dalla Rai e dagli incarichi pubblici di tanti altri personaggi, con in testa Silvio Berlusconi passando per giornalisti come Renato Farina e altri, raggiunti come lei da avvisi di garanzia, cioè da accuse giudiziarie. Invece vengono usati due pesi e due misure. Per Sciarelli è scattata infatti a mo’ di riflessi condizionati del cane di Pavlov la solidarietà senza se e senza ma, più da tifoseria e difesa di un membro di una corporazione che da difesa di un membro di una professione, e sono state anzi lanciate accuse al magistrato inquirente.

Ma non abbiamo sempre detto che in caso di accuse giudiziarie ci si dovrebbe dimettere spontaneamente anche per potersi difendere meglio?

B – In particolare viene condannato dai nostri organismi di categoria il sequestro del telefonino invocando la segretezza delle fonti, come previsto dalla legge. Giusto.

A suo tempo il magistrato Franco Ionta voleva sapere da me il nome del sacerdote gesuita che nella Chiesa del Gesù a Roma in una delle mie false confessioni riportate nel mio libro Tangenti in confessionale mi aveva parlato di un suo ex allievo entrato nella polizia, infiltrato nelle Brigate Rosse e al corrente del fatto che mentre con altri poliziotti stava andando a liberare l’onorevole Aldo Moro ricevette l’ordine di fermarsi e tornare tutti indietro. Rinunciando così alla liberazione di Moro, prigioniero delle Brigate Rosse da varie settimane.

Io opposi a Ionta il segreto professionale nonostante le sue minacce di denuncia, arresto e sfracelli vari, specificando che avrei parlato solo se l’Ordine dei gionalisti mi avesse sciolto dall’obbligo della riservatezza. Chiesi infatti e ottenni dall’Ordine il permesso di rivelare la fonte. E la rivelai, nome e cognome, aggiungendo: “È il sacerdote che confessa nel primo confessionale a destra della chiesa entrando”. Ma fu tutto inutile perché Ionta, ripensandoci molto stranamente, quel sacerdote rinunciò a interrogarlo.

Di questo gravissimo episodio ho messo al corrente l’onorevole Valter Veltroni, tanto solerte a parole a voler appurare tutte le verità del caso Moro, compresa la faccenda del perché non venne liberato. Ma Veltroni, chiacchiere a parte, se n’è bellamente fregato. Prima mi ha chiesto più tempo per leggere quanto gli avevo scritto, poi è vergognosamente sparito.

C – Le notizie che sono apparse su alcuni giornali, secondo le quali Sciarelli avrebbe tra l’altro concordato con il magistrato Woodcock, suo intimo amico, iniziative e azioni di fatto illegali, sono notizie piuttosto gravi. Se fossimo giustizialisti, non garantisti e un po’ forcaioli come lo è stata lei in più occasioni, grideremmo che la collega Sciarelli è colpevole e che va cacciata sia dalla Rai che dalla professione di giornalista. Invece noi sosteniamo che Sciarelli fino a sentenza è da considerare innocente: contrariamente a quanto a volte fa la Sciarelli a “Chi l’ha visto?”, i processi non si fanno in televisione, e neppure in piazza, ma nei tribunali.

Per ora esprimiamo quindi a Sciarelli la nostra solidarietà, e staremo bene attenti che nell’inchiesta che la riguarda non vengano calpestati i principi che garantiscono al giornalismo la possibilità e il dovere di essere “il cane da guardia della democrazia”. Vedremo se, di cosa e di chi, la collega è stata o non è stata il cane da guardia.

D – Devo per completezza ricordare che Sciarelli nel suo programma televisivo ha permesso che venisse spacciato per vivo, e come insegnante di flauto di Emanuela a tutto il giorno della sua scomparsa (22 giugno 1983), il musicista Jures Lello Balboni, in realtà morto da sette mesi e mai stato maestro di Emanuela.

Devo ricordare anche che per scongiurare la pista di Monte del Gallo, da me appresa in Vaticano e riportata nei miei libri e articoli, Sciarelli è arrivata a sostenere a “Chi l’ha visto?” che la stazione ferroviaria di Roma S. Pietro nell’83 non esisteva ancora mentre invece esisteva da oltre un secolo (!), e che non era più in funzione la stazione ferroviaria interna al Vaticano, che invece funzionava ancora.

Sciarelli in tv ha avvalorato le grandi frottole raccontate in un’intervista da Maurizio Giorgetti sulla banda della Magliana definita responsabile della scomparsa di Emanuela, e ha però poi taciuto che i carabinieri hanno scoperto che Giorgetti aveva mentito.

Caso CONSIP carabinieri

E – Quando ho fatto notare con un esposto all’Ordine dei giornalisti del Lazio, al quale Sciarelli è iscritta e del cui direttivo faceva parte, queste e altre sue “disinvolture”, che hanno ingannato i telespettatori e molti colleghi che le rilanciavano in buona fede sui mass media, l’Ordine del Lazio pur di proteggerla ha calpestato l’articolo 27 della stessa legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti! Tale articolo proibisce infatti che  un esposto a un Ordine regionale riguardante un membro del suo direttivo possa essere preso in considerazione dall’Ordine regionale in questione e dispone tassativamente che venga trasmesso all’Ordine nazionale.

Il direttivo del Lazio invece si arrogò illegittimamente il diritto di giudicare l’esposto e ne decise l’archiviazione! Il tutto ricorrendo anche all’ipocrita finzione di correttezza facendo uscire Sciarelli dall’aula della riunione al momento della votazione.

F – Sciarelli ha scritto il libro Con il sangue agli occhi raccogliendo e avvalorando tutti i racconti biografici del pluriassassino Antonio Mancini, mai neppure pentito e uscito comunque infine di galera, e ne ha accreditato in diretta a “Chi l’ha visto?” anche le “rivelazioni” sulle asserite responsabilità della banda della Magliana nella scomparsa della Orlandi. La collega però non ha mai fatto sapere quelle “rivelazioni” sono state smentite in pieno dalle indagini della magistratura. Esattamente come ha nascosto più in generale che Mancini è tra i “supertestimoni” definiti totalmente inattendibili da una sentenza della Cassazione ( https://www.eius.it/giurisprudenza/2003/140.asp  ), oltre che, nei processi, dalla sua ex convivente – e madre di sua figlia – Fabiola Moretti.

Grazie però al traino della Sciarelli nel frattempo Mancini è diventato una sorta di guru e al paese dove vive lo vanno a riverire anche intere comitive e scolaresche arrivate apposta in pullman da località varie. 

Pino Nicotri
Senza Bavaglio
pinonicotri@gmail.com
@sbavaglio

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