Corruzione: quando una nuova Adriana Rosci?

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 3 marzo 2017

Ai più giovani questo nome non dirà nulla, e forse anche ai meno giovani, ma la Signora Adriana (da scrivere con la “S” maiuscola) dovrebbe rappresentare un emblema per chi ha a cuore i valori civili ed etici, in particolare l’integrità pubblica.

Nel luglio 1991, la signora Adriana, stufa di vedere il marito Gianfranco tornare a casa con le tasche e le borse piene di soldi non guadagnati onestamente, prende alcune di quelle mazzette di banconote, va alla finestra del loro appartamento nel quartiere Flaminio di Roma e le fa volare per la strada sulla testa di passanti increduli per quella pioggia insolita.

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La signora Adriana dirà poi che non ne poteva più di vedere il marito guadagnare quei soldi in maniera disonesta. Il marito faceva politica nella Dc romana, nella corrente andreottiana di Sbardella (lo “Squalo” per gli amici), e proveniva dall’Msi. Anche la signora aveva simpatie di destra, e aveva un suo codice etico. Il Gianfranco, grazie alla sua appartenenza politica, aveva avuto un incarico in una Asl romana.

Il deputato democristiano Vittorio Sbardella, detto “Lo squalo” (1935-1994).

Questo episodio mi è tornato in mente dopo gli ennesimi fatti di corruttela (in senso lato) che hanno mostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che nel nostro paese vige tuttora, al di là di tutte le “rottamazioni”, un regime cleptocratico, che prescinde anche dal colore politico delle maggioranze.

L’episodio della signora Adriana rappresenta la via che i cittadini italiani dovrebbero percorrere per combattere la corruzione, visto che la nostra classe politica corrotta fin nelle midolla, non farà mai leggi appropriate e non agevolerà mai il lavoro della magistratura, anzi farà di tutto per ostacolarla. La via del disprezzo sociale e dell’emarginazione, fin nella famiglia, dei corrotti, è l’unica che può far nutrire qualche speranza di estirpare questo cancro dalla società italiana.

Mogli, mariti, madri, padri, figli di persone che si e vi consentono un livello di vita superiore ai guadagni leciti, chiedete al vostro parente da dove vengono quei soldi, e se le risposte non sono convincenti ribellatevi come ha fatto la signora Adriana. La questione etica è anche squisitamente politica, perché mentre lor signori rubano denaro pubblico, giovani disoccupati si suicidano per la disperazione, e questo è semplicemente disgustoso. Diciamo ad alta voce che i soldi delle tangenti sono sporchi del sangue di quei ragazzi. E il discorso non vale solo per le tangenti dei mariuoli che rubano in proprio, ma anche per chi dice di farlo per il bene “superiore” del finanziamento del proprio partito o della propria corrente politica. Tutti quei sodi sono sporchi del sangue di tutti coloro che muoiono a causa della crisi, e ai quali quei soldi, se impiegati per finalità pubbliche, sarebbero stati utili.

Se la sinistra non capirà questo, e non farà nulla di concreto per ribaltare la situazione, non basteranno 10, 100, 1.000 Raggi a fermare il M5S nella corsa alla conquista del potere.

Giovanni La Torre

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