Sono gli imbrogli tipo MPS a destabilizzare, non il voto

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 27 dicembre 2016

Passata la “nottata” in cui tutti i cattivi presagi venivano attribuiti alla possibile vittoria del No al referendum, ecco ripiombati nei problemi veri dell’Italia, quelli sì che rischiano di destabilizzare il paese. Uno di questi è la gestione allegra, con connessi ladrocini, di alcune banche italiane, prima fra tutte il Monte dei Paschi di Siena.

Per questa banca si sta ormai prendendo in considerazione la soluzione finale dell’intervento statale, da alcuni suggerita sin dall’inizio, ma finora scartata a favore di una soluzione di “mercato” che non è pervenuta. In questa occasione, però, è bene ricordare come la banca più antica del mondo sia potuta giungere al fallimento. La causa non è la crisi, come si cerca di far credere ora, bensì operazioni ben precise che puzzano tantissimo.

La prima è del 2000. MPS compra la Banca del Salento (“Salento”, all’epoca feudo dell’intelligentone della politica italiana Massimo D’Alema) per la”modica” cifra di 2.500 miliardi di lire, quando quella banca non valeva neanche la metà. Nel Novembre 2007 MPS comprava la Banca Antonveneta per la “modica” cifra di 9 miliardi di euro, quando quella banca al massimo massimo ne valeva 6.

Dove e a chi sono andati i soldi di differenza?

L’operazione Antonveneta si è perfezionata quando la bolla dei sub prime era già scoppiata e la crisi era in corso, ma da qualche parte ancora si gozzovigliava. Già da qualche anno era entrato nel dibattito politico la frase “ci sono famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese”, ma da qualche parte si gozzovigliava impunemente con i soldi dei risparmiatori. Ripetiamo la domanda: dove sono finiti quei soldi?

La stampa e i media italiani, anziché dare consigli non richiesti agli elettori di votare Si, paventando disastri in caso di vittoria dei No, perché non hanno sentito l’esigenza di fare delle inchieste vere per scoprire a chi sono andati quei soldi? Di indizi da cui partire ce n’erano a sufficienza.

La banca venditrice dell’Antonveneta, la spagnola Santander, era governata da uomini dell’Opus Dei, la banca acquirente, il MPS, è sempre stata in mano agli ex Pci, e ora Pd (locali? nazionali? Ecco la prima cosa che si poteva verificare).

Inoltre, circostanza da non trascurare, la Toscana, come disse Papa Wojtila in occasione di un viaggio in quella regione, è in mano alla Massoneria. Opus Dei, Pci – Pd, Massoneria, ce n’era e ce n’è più che abbastanza per indurre qualche giornalista degno di questo nome a fare un’inchiesta, possibile che nessuno abbia sentito l’esigenza di farla? Ma ci sono in Italia giornalisti degni di questo nome?

Non solo non si è avvertita l’esigenza di fare un’inchiesta, ma ora quando si parla di questi scandali si dice che si è trattato di “errori” di gestione (v. Andrea Greco su Repubblica del 10 dicembre). Quindi gli scandali sono stati già derubricati a meri “errori”. Quando leggo cose del genere mi viene in mente quanto era scritto nel report sull’Italia di Transparency International, e cioè che la corruzione non viene debellata nel nostro paese anche perché la stampa, per lo più, è “allineata” con i corrotti.

Poi, se mai, quando farà comodo a qualcuno far uscire qualche dossier su queste vicende, allora subito vedremo solerti giornalisti pubblicare addirittura dei libri, e si gonfieranno il petto perché avrebbero fatto trionfare la “libertà di stampa”. Cari giornalisti, è adesso che dovete dare questa prova, non quando la vostra “libertà” è solamente al servizio di qualche losca lotta politica.

Giovanni La Torre

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