L’Italia di serie B voluta da Renzi

giovanni-la-torre-francobolloI gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 4 novembre 2016

Gli esiti miserabili del jobs act confermano la predilezione dell’attuale governo per la serie B del “campionato mondiale” delle potenze economiche, a dispetto della nostra  perdurante presenza nel gruppo elitario del G7.

Il principale provvedimento assunto dal governo Renzi per il mercato del lavoro avrebbe dovuto, secondo le grancasse che l’hanno promosso e sostenuto, ridare competitività alle nostre imprese, e a tal proposito veniva portato ad esempio il caso tedesco, dove la maggiore flessibilità nel mercato del lavoro era stato il presupposto per la riconversione e il rilancio dell’economia, fino a renderla la più forte in Europa e una delle più forti al mondo. Analisi ineccepibile, se non fosse per un particolare: gli imprenditori italiani non sono come quelli tedeschi.

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L’Italia viene da un declino della produttività catastrofico che è cominciato negli anni novanta e la causa di questo processo, unico nella storia recente dei paesi sviluppati, non è il costo del lavoro e ancor meno la presunta scarsa voglia di lavorare di noi italiani, bensì la latitanza della classe imprenditoriale, la quale i profitti conseguiti nei “ruggenti” anni ’80 e ’90 ha pensato bene di non investirli in innovazione nelle loro imprese, bensì impiegarli nella finanza. In pratica gli imprenditori hanno abboccato all’esca lanciata dalle sirene delinquenziali della finanza internazionale, fatta di promesse di lauti guadagni in poco tempo e senza lavorare, e ci hanno rimesso l’osso del collo trascinando poi nel baratro tutti noi.

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Precisando che “produttività del lavoro” non vuol dire “produttività dei lavoratori”, come una volta con crassa ignoranza e tendenziosamente è stato scritto sul sito del Pd di Renzi (è ormai attestato dall’Ocse che i lavoratori italiani lavorano in un anno più ore di quelli francesi e tedeschi).

Notate come l’innovazione tecnologica addirittura ha assunto un andamento negativo nel secondo periodo considerato, cioè mentre il mondo andava avanti nel campo della ricerca e dell’innovazione noi andavamo indietro, e sapete perché? Perché in Italia si è proceduto a un processo inverso rispetto a quello secolare: si è preferito intensificare l’impiego di braccia e mente umane al posto di quelle meccaniche ed elettroniche, dato che il costo del lavoro veniva sempre più svilito (leggi Treu e Biagi) e dato che l’impiego del lavoro (quando è reso precario) comporta meno rischi dell’impiego in macchinari (i lavoratori li puoi licenziare le macchine no). D’altro canto questa è una legge fin troppo nota all’economia: nei paesi sviluppati il costo del lavoro non deve mai andar sotto una certa soglia, altrimenti si interrompe la convenienza a investire in meccanizzazione, gli Usa sono diventati quello che sono perché dopo l’abolizione della schiavitù la manodopera era scarsa e il costo del lavoro alto.

Da notare anche che negli ultimi anni della seconda colonna pure il tasso di variazione della produttività del lavoro, che è la risultante di tutti gli altri, aveva valore negativo (per esempio se si prende solo il periodo 2003-12 il tasso di variazione medio diventa -0,46 secondo l’Ocse), e che lo stesso valore negativo lo si è riscontrato negli ultimi anni attuali.jobs-act-vignetta

Allora, se la situazione al momento di varare il jobs act era già questa, come si poteva pensare che precarizzando ancora di più il lavoro le imprese avrebbero provveduto a riconvertire gli impianti, come accaduto in Germania? Invece il jobs act e le provvidenze connesse, essendo state concesse senza impegni di riconversione produttiva e di investimenti e senza un programma organico di sviluppo a lungo termine, sono servite solo a dare ossigeno a imprese inefficienti che boccheggiavano e a rimpinguare i profitti di quelle che andavano benino, cioè all’economia di serie B che concorre con i paesi emergenti e non con i paesi sviluppati. Ora, tutto questo non è, evidentemente, responsabilità di Renzi, ma il suo governo lo ha istituzionalizzato con compiacimento e vanto, dando un’ulteriore spinta al nostro declino.

Ma, prima di concludere, vogliamo evidenziare un altro aspetto di Renzi in merito alla sua collocazione internazionale, il fatto che l’unica polemica contro l’Europa che ha preso corpo ricevendone risposta è quella con il fascista Orban, perché quella rivolta a Junker e alla Merkel, non ha ricevuto la benché minima replica.

Giovanni La Torre

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