Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, in un’intervista recente ha ribadito la tesi dei neoliberisti che all’origine dell’attuale disuguaglianza vi sarebbe la tecnologia, e pi ha aggiunto la finanza. Questa dello sviluppo tecnologico è una di quelle balle che il pensiero neoliberista mainstream ha inventato per giustificare la disuguaglianza. Finché hanno potuto, i neoliberisti hanno negato l’evidenza della disuguaglianza crescente, quando la cosa era diventata ormai lampante e non poteva più essere negata, si sono arrampicati su questo specchio dello sviluppo tecnologico.
La tesi sarebbe che, siccome negli ultimi decenni la tecnologia, soprattutto informatica, ha fatto passi da gigante, solo in pochi sono riusciti a stargli dietro e costoro hanno beneficiato di retribuzioni più elevate, da qui la disuguaglianza. Questa tesi si ricollega alla teoria marginalistica secondo la quale la remunerazione di ogni fattore produttivo è uguale alla sua produttività marginale. Detta affermazione è destituita di fondamento, e forse detta da molti sapendo di mentire, almeno per due motivi.
Il primo è che, come è risaputo, la distribuzione delle conoscenze tra la popolazione in età lavorativa si distribuisce, IN TUTTE LE EPOCHE E A QUALSIASI LIVELLO TECNOLOGICO, secondo una gaussiana, cioè che vi è una massa unificata da una conoscenza media, e poi vi sono due minoranze collocate ai livelli minimo e massimo della conoscenza, quindi non si capisce cosa sarebbe cambiato rispetto a prima.
Il secondo motivo attiene al fatto che, ammesso e non concesso che sia vero, al massimo potrebbe spiegare perché tra due impiegati o quadri intermedi uno guadagna il tot percento in più dell’altro. Ma mi dite come fa a spiegare che Geronzi per un anno alle Generali, facendo tra l’altro più male che bene, ha guadagnato 30 milioni di euro? Mi dite come fa a spiegare uno come Profumo ha guadagnato altre cifre milionarie su risultati di bilancio smentiti dai bilanci degli anni successivi, quando lui era già andato via? Ma l’elenco potrebbe continuare a iosa.
Gli stessi profitti imprenditoriali, perché negli anni ottanta e novanta sono cresciuti i modo esponenziale a danno dei salari e stipendi. Cosa “conoscono” in più Geronzi, Profumo e gli altri più della popolazione media? Cosa conoscono costoro di più di un ricercatore costretto ad andarsene all’estero?
Niente! Si tratta di una delle tante arrampicate sugli specchi per negare la tesi che fu già dei classici (Smith, Ricardo, Mill) che l’economia non c’entra nulla con la distribuzione di redditi, e che è solamente una questione politica di forza contrattuale. In aggiunta, questa volta, vi è la preoccupazione di sminuire le responsabilità della stessa disuguaglianza nella preparazione della crisi globale del 2007-08, e farla ritenere un’evoluzione naturale e non di cambio di equilibri politici, ideologici, sociali e istituzionali che si è avuto a partire dagli anni ‘80.
Quanto alla finanza, poi, è inutile che mi ripeta troppo a lungo. La finanza ha grandi responsabilità e molti operatori dovrebbero essere in galera e non alla scrivania, ma sono solo dei “ricettatori”, l’accaparramento indebito si forma altrove, nell’ “economia reale”.
Cordialmente. Alla prossima.
G. La Torre
PS – Eugenio Scalfari, nell’editoriale del 12 aprile ha richiamato la catena che lega Crispi, Mussolini, Craxi, Berlusconi e Renzi, ma senza citare la fonte, il mio gessetto del 26 febbraio, che aveva anche lui tra i destinatari.
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