Alzheimer o malafede? Disertiamo il voto per le elezioni del Fondo Complementare dei Giornalisti.
Una sola lista, guarda caso composta soltanto da componenti della maggioranza, per essere sicuri di essere eletti, di andare ad occupare posti chiave in un organismo importante per la categoria come il Fondo di previdenza complementare dei giornalisti.
Siamo abituati alle tante ambiguità della Fnsi, ma questa volta la Federazione e gli stessi dirigenti uscenti del Fondo hanno superato se stessi, negando i più elementari principi di democrazia sindacale.
Per le elezioni che rinnoveranno i vertici del Fondo, il prossimo 9 marzo, la maggioranza bulgara che governa il nostro sindacato, con risultati che sono, ahinoi, sotto gli occhi di tutti, non ha voluto correre rischi.
Il Fondo informa, infatti, in data 23 gennaio scorso, che “una sola lista è stata presentata per il voto che nella prima decade di marzo provvederà a rinnovare il consiglio di aministrazione e il collegio dei sindaci”. Peccato che il termine ultimo per la presentazione delle liste scadesse in data 22 gennaio, esattamente un giorno prima della diffusione dell’intempestivo comunicato del Fondo.
E ancor più peccato che gran parte della categoria non fosse informata sulla data e sulle modalità delle elezioni. Cadevano dalle nuvole i Cdr del Corriere della Sera, del Messagggero, della Repubblica, di Libero. E cadevano dalle nuvole gli esponenti della minoranza sindacale che, pur avendo propri rappresentanti in seno agli organismi di categoria,
dell’ Inpgi, della Fnsi, dell’Ordine Nazionale, non avevano mai sentito parlare di elezioni così ravvicinate per il rinnovamento dei vertici del Fondo, tantomeno si aspettavano di essere bellamente scavalcati dalla presentazione, quella sì tempestiva,
di un’unica lista, composta, manco a dirlo, dagli esponenti della maggioranza.
A questo punto, Senza Bavaglio, con una lettera firmata da giornalisti delle diverse testate nazionali, dal Corriere all’Adige, dalla Repubblica al Giornale, alla Nazione alla Gazzetta del Mezzogiorno, al Messaggero e indirizzata al presidente uscente del Fondo, il rappresentante della Fieg, Roberto Cilenti, ha chiesto di riaprire i termini per la presentazione delle liste e il rinvio delle elezioni “per grave vizio di forma”, considerato che lo stesso regolamento elettorale, nello Statuto del Fondo, prevede che “della data delle elezioni e dei relativi adempimenti, nonché delle modalità di esercizio del voto, deve essere data tempestiva comunicazione agli iscritti, con avviso da diramarsi, con la massima capillarità, nell’ambito delle diverse sedi di lavoro degli iscritti stessi”.
Di più, Simona Fossati e Cristiana Cimmino, nostre rappresentanti all’Inpgi, insieme a Pino Nicotri, hanno chiamato in causa lo stesso Cilenti, che siede nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto previdenziale dei giornalisti, per chiedergli, in un breve incontro privato a sei occhi, conto di questo grave deficit di comunicazione.
Cilenti ha preso atto delle nostre rimostranze e della nostra lettera e il Cda del Fondo, riunitosi lo scorso 13 febbraio, ha esaminato le nostre richieste.
Peccato che alla fine ci abbia risposto con una missiva nella quale afferma:
a) “che il Fondo ha provveduto, in data 28 novembre 2008, a trasmettere ai comitati di redazione e nei termini previsti dal regolamento il comunicato che informa su data e modalità delle elezioni di marzo”,
b) “che lo stesso comunicato era stato diramato alle maggiori agenzie di stampa oltre che alle associazioni regionali della stampa e ai consigli regionali degli Ordini professionali”
c) “che da parte della Federazione nazionale della Stampa il comunicato è stato trasmesso, via mail, ad un indirizzario in cui risulta inserito anche Massimo Alberizzi”
d) che il comunicato in questione “è stato pubblicato sul sito del Fondo e su quello della Fnsi, nonché sui siti di alcune associazioni regionali e sul sito di Franco Abruzzo”.
Ora, delle due l’una: o siamo davanti ad una furba operazione sindacale, che garantisce alla maggioranza il governo assoluto del Fondo, la cui presidenza, in questa tornata, spetta ad un rappresentante dei giornalisti, oppure la maggior parte dei giornalisti italiani è stata colta da un attacco generalizzato di Alzheimer, e non ricorda il comunicato di cui parla il
Fondo.
Comunicato che pure esiste. Peccato che in tanti non lo abbiano mai ricevuto.
Il punto è che mai, nella storia delle nostre Istituzioni, è successa una cosa simile, non era mai accaduto, fino ad oggi, che le modalità e i tempi di un’elezione venissero tenuti di fatto sotto embargo fino alla scadenza dei termini per la presentazione delle liste.
Ed è per questo motivo che Senza Bavaglio invita i giornalisti italiani, quelli che ancora credono nella democrazia sindacale, a disertare il voto di marzo, per protestare contro questo inaccettabile comportamento, da parte di chi dovrebbe garantire i nostri diritti.
Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info
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