Enzo Marzo: “Giornali più liberi con la separazione del potere economico da quello dei media”

Speciale per Senza Bavaglio
Costanza Troini
Roma, 9 giugno 2018

– La libertà d’espressione richiede ben altro. Altro che palliativi. Essa va perseguita rigorosamente tornando al metodo classico. Può garantirla esclusivamente la rivoluzione della “separazione”. – Enzo Marzo, Le voci del padrone, edizioni Dedalo, 2006

“La riflessione a sinistra sulla libertà di stampa è a zero – nota Enzo Marzo candidato al Consiglio d’Amministrazione della Rai, sostenuto tra gli altri anche da Senza Bavaglio – I media che avvolgono il globo con le loro reti si dichiarano liberi ma sono ovunque in catene”. La riflessione di Enzo Marzo invece è sempre stata profonda e indipendente; e partendo appunto dal celebre pensiero di J.J. Rousseau arriva, attraverso concetti semplici e chiari, alla sua proposta per l’indipendenza del potere mediatico proprio dalle catene (quelle derivate dall’intreccio con il potere politico ed economico).

Le voci del padrone - Enzo marzo

“Le società che amano definirsi democratiche – precisa Marzo – devono finalmente prendere atto di come manchi loro – nella sostanza e nella forma – quella divisione dei poteri che un tempo stava alla base d’ogni riflessione liberale. Perciò lo scenario per gli aspetti principali è tornato pre-stato moderno. Il potere mediatico ha una enorme forza, ma se non possiede alcun grado di autonomia, è completamente imbrigliato, e le briglie sono nella mani dell’economia e/o della politica. Il potere politico ha perduto grosse quote di autonomia, perché incapace di risolvere in maniera drastica il problema della propria autonomia finanziaria e dei condizionamenti connessi. Inoltre, il politico è stretto nella morsa dalla stretta connessione tra potere economico e potere mediatico”.

Nasce da queste considerazioni la proposta di una coerente politica di separazione, in grado di mettere ordine liberale in tutta la sfera pubblica. “La rivoluzione della separazione tra potere economico e potere mediatico – spiega Marzo –  può essere garantita solo dalla pubblicizzazione delle imprese mediatiche, dove pubblicizzazione non sta per statalizzazione, ma per riconoscimento della rilevanza (non funzione, mi raccomando) pubblica dell’informazione. Il libero contributo alla formazione dell’opinione pubblica deve essere considerato, non solo sui manuali ma nella realtà, fondamentale e clausola necessaria affinché una democrazia possa definirsi tale”.

Costanza Troini
c.troini@gmail.com
@sbavaglio

(1 – continua)

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