CASAGIT: la pacchia è (quasi) finita. Ma è proprio così?

La revisione dei costi a carico dei giornalisti e loro familiari è dovuta al gravame eccessivo delle spese a fronte delle entrate in contributi pagati.

Speciale per Senza Bavaglio
Adele Marini
Milano, 9 dicembre 2024

Le nuove regole per il piano Casagit che entreranno in vigore a partire dal 1°gennaio 2025 non costituiscono in realtà una riforma, anche se vengono percepite così dagli iscritti e dai loro familiari: “La nostra Casagit non ci appartiene più. Oggi è un’assicurazione sulla salute come tante, perfino meno “generosa” di altre. E infatti si può iscrivere anche chi non ha nulla a che vedere con il giornalismo. Pagando, s’intende.

La differenza più consistente fra Casagit e le altre mutue private sta nel fatto che tutti gli aventi diritto in quanto giornalisti professionisti o pubblicisti, che richiedono l’iscrizione, devono essere accettati, qualunque sia il loro stato di salute e la loro età, a differenza di tutte le altre mutue private che escludono persone troppo avanti con gli anni o affette da patologie croniche che richiedono cure costose. E questo, direi, resta comunque un grosso punto a favore.

Va detto subito che sta per essere introdotto il minimale contributivo a carico dei soci che, a quanto pare, non è ancora stato definito, salvo quello per i familiari e conviventi. A oggi le modifiche riguardano i contributi dovuti sulla base del reddito, gli interventi di solidarietà, i rimborsi e le prestazioni. Una bella stangata!

Ma era nell’aria perché i giornalisti assunti nelle redazioni sono sempre meno, e,  salvo casi particolarmente fortunati, i compensi dei freelance sono ridicoli. Come si può versare il contributo Casagit quando si viene pagati 5, 10 euro a pezzo senza rimborsi spese?

Chiaro che molti rinunciano ad assicurarsi, salvo poi pentirsi quando sorgono problemi ai denti e il costo del dentista prevede l’esborso di decine di migliaia di euro.

Sostanzialmente la revisione dei costi a carico dei giornalisti e loro familiari è dovuta al gravame eccessivo delle spese a fronte delle entrate in contributi pagati.

Spese che oggi, con la carenza dei medici e l’allungarsi delle liste di attesa anche per indagini diagnostiche urgenti come quelle richieste per le patologie tumorali, hanno indotto molti iscritti a preferire i centri privati, anche non convenzionati, piuttosto che il servizio sanitario nazionale, con un aggravio esponenziale dei costi.

E questo, senza contare che molti, per indagini diagnostiche, ricorso a specialisti e piccoli interventi non urgenti, preferiscono in prima battuta rivolgersi al privato. Senza contare gli abusi che non mancano mai, come far passare interventi chirurgici fondamentalmente estetici, come la blefaroplastica o il rimodellamento del naso, per essenziali, indispensabili per la salute. Tanto poi Casagit rimborsa a piè di lista.

In questo senso, la “pacchia” (bruttissima parola ma purtroppo calzante) è davvero finita. Basta rimborsi per tutti a fronte di ogni richiesta tipo la rinoplastica che modella nasini francesi per combattere inesistenti apnee notturne, la blefaroplastica a colleghe e colleghi sui trent’anni per cancellare inesistenti “borse” o eliminare rughe sollevando le palpebre, la liposuzione, massaggi  estetici ecc.

Ma le modifiche riguardano soprattutto le prestazioni ai familiari, per le quali sono state stabilite quote fisse per fasce di età e senza esenzioni per reddito. Si va da un minimo di 100 euro per i i figli di un anno, fino a 900 euro per “coniugi/conviventi e nipoti “oltre i 60 anni di età”, mentre resta invariata la quota per “l’assistenza ai genitori e per il “coniuge/convivente aggiuntivo”.

Non sfuggono i pensionati. Chi ha pensioni troppo basse per raggiungere il minimale contributivo, per ora ancora fantasma, che consente l’accesso alla mutua, non deve preoccuparsi: le necessarie integrazioni saranno coperte ”dal nuovo Fondo di perequazione,  istituito d’intesa con la Federazione Nazionale della Stampa”.

Dunque, never mind: niente costi in più per chi guadagna troppo poco con una professione che fino a qualche decennio rendeva se non ricchi, almeno in grado di pagarsi le quote per avere la mutua. Ma questo è un discorso che porterebbe lontano.

Non è finita: i ritocchi riguardano i rimborsi per visite specialistiche, soprattutto quelle per i familiari/conviventi, per i quali saranno rimborsati al massimo 800 euro all’anno, con una franchigia del 15% su ogni visita; le analisi di laboratorio con rimborso integrale del ticket ma solo se eseguite su prescrizione medica con ricetta del Ssn: per quelle eseguite in forma privata è richiesta la compartecipazione pari al 50 per cento della spesa; i farmaci continuano a vedere rimborsato il ticket senza limitazioni, a patto che la richiesta di rimborso sia presentata entro i termini prescritti e qui va detto che la Casagit è ancora più fiscale. Basta un solo giorno oltre il termine prestabilito e la richiesta viene respinta.

Chi scrive ha fatto una piccola inchiesta personale fra i soci Casagit. Alla domanda “Continuerai a restare iscritto alla luce delle nuove restrizioni”, la maggioranza su una ventina di pensionati ha risposto “sì”. “Devo rifare gli occhiali”, “Devo andare dal dentista”. Ho in atto una patologia cronica e nessuna assicurazione mi prenderebbe mai”. “Sono troppo anziano”.

Viceversa, alla domanda: Pensi che la mutua Casagiti convenga ancora? rivolta allo stesso numero di colleghi giovani, le risposte sono state diverse. La maggioranza ha risposto che vorrebbe prima valutare le offerte di altre mutue private, come per esempio Axa, Generali italia, Allianz ecc.

Chi scrive, felice pensionata dopo una quarantina di anni di giornalismo e quindi di iscrizione alla nostra mutua, fatto un bilancio accurato dei pro e dei contro, continua a ritenere che convenga mantenersi fedele a Casagit perché convinta che i ritocchi, una volta valutate tutte le condizioni dell’oggi della professione, rispetto alla “pacchia” dell’ieri, sono indispensabili per evitare il default.

Senza contare che la responsabilità di questi ritocchi in parte è degli stessi soci per aver allegramente cavalcato il “privilegio” per troppi anni, ricorrendo al privato quando non era indispensabile, evitando il Ssn e perfino gli ospedali pubblici di buona reputazione, a favore di costosissime cliniche.

Adele Marini
adelemarini.marini@gmail.com
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Le iconografie che illustrano gli articoli di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni.

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