Francia-Google 1 a 0: una battaglia è vinta, ma ce ne sono altre da combattere

Speciale per Senza Bavaglio
Eugenio Gallavotti
Milano, 25 gennaio 2021
Oltre 300 giornali francesi hanno imposto a Google un accordo “storico”: riceveranno compensi per i loro articoli/estratti ripubblicati dalla piattaforma americana, in attesa di altri contratti con aggregatori di notizie e social network come Facebook, in base alla nuova direttiva europea sul diritto d’autore che in Francia è legge nazionale da quasi un anno e mezzo.
Per la prima volta nel nostro continente la stampa riceve – da un gigante del web – una remunerazione sui contenuti che produce e che sono largamente diffusi gratis online.
Inizialmente, Google aveva rifiutato qualsiasi trattativa con i media francesi, proponendo un’opzione assai cinica: o i media rinunciavano ai compensi oppure sarebbero stati soggetti a ritorsioni; la visibilità dei loro contenuti sarebbe stata ridotta al minimo.
La posizione iperdominante, quasi monopolista, rende Google onnipotente sul mercato. Prima di arrivare su un sito multimediale, la porta di ingresso è Google. Gli editori lo sanno: non avrebbero i mezzi finanziari per sostenere la vertiginosa caduta di traffico sui loro siti.
Il colosso americano – 140 miliardi di dollari di fatturato – ha usato le stesse tecniche con il fisco garantendosi un’enorme evasione su scala globale.
Olivier Da Lage
Fino a questo momento, Google ha proposto un modello economico basato sul principio dei contenuti non retribuiti. E continua a farlo in Italia, dove la direttiva europea sul copyright non è stata ancora applicata.
Urge un’azione incisiva anche nel nostro Paese, per combattere gli abusi di Google e di altre grandi piattaforme, oggi nel mirino dell’opinione pubblica anche per la diffusione di fake news, programmata dagli algoritmi con finalità di business.
Urge una mobilitazione concreta ed efficace della Federazione editori e della Federazione della stampa, in collaborazione con il sindacato dei giornalisti francesi, per sollecitare le nostre forze politiche e il governo, qualunque sarà.
Sui primi risultati concreti raggiunti in Francia, abbiamo intervistato Olivier Da Lage, 63 anni, già corrispondente dal Medio Oriente per numerosi giornali francesi, direttore di Radio France Internationale, membro del sindacato giornalisti francesi (Snj) e dell’Areg, il gruppo di esperti di copyright della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), uno dei protagonisti della battaglia dei colleghi d’Oltralpe per il riconoscimento del diritto d’autore online, contro le ripubblicazioni gratuite degli articoli sulle grandi piattaforme americane.
Olivier, fin qui ti aspettavi risultati migliori dall’applicazione della direttiva europea sul copyright in Francia?
«Un po’, ma non sono sorpreso per i ritardi».
Quali sono i termini del recente accordo tra Google e gli editori francesi?
«Non si conoscono ancora. Hanno appena firmato».
A quasi un anno e mezzo dall’applicazione della direttiva in Francia, riesci a stimare quali saranno i benefici concreti per i giornalisti?
«Dipende dalle trattative a venire, ma è sicuro che una parte sostanziale degli introiti delle somme pagate da Google e da altri andrà ai giornalisti».
Pensi che l’applicazione della direttiva possa risolvere la crisi del giornalismo in Francia? Se sì, in quanto tempo?
«Risolvere definitivamente, no. Può aiutare, ma la crisi è profonda. Perché troppi anni sono passati invano dall’avvento di Google e Facebook».
Qual è stata la battaglia più difficile per arrivare a questo primo traguardo?
«Fare in modo che il governo, i parlamentari e gli editori riconoscessero che i giornalisti DEVONO far parte di questa nuova direttiva».
Qual è stato l’elemento decisivo che ha costretto Google a rivedere la sua posizione di rifiuto della direttiva?
«Minacce legali, anche attraverso l’Antitrust, e sostegno risoluto del governo e del Parlamento francesi».
Pensi che un giorno gli autori degli articoli potranno ricevere in tempo reale un equo compenso sul proprio conto corrente non appena le piattaforme ripubblicheranno anche solo un estratto del pezzo?
«Un giorno, forse, tra molto tempo».
Che cosa manca secondo te nella direttiva europea per rendere ancora più concreta la tutela del lavoro giornalistico?
«Certamente molte cose, ma meglio di me potrà rispondere un avvocato esperto in diritto d’autore internazionale».
Che cosa suggerisci ai giornalisti italiani che devono ancora iniziare questa battaglia?
«Di ottenere il consenso di tutte le correnti politiche, dei parlamentari e del governo per presentare un fronte unito contro il Gafam, ovvero le potentissime multinazionali del digitale».
C’è chi sostiene che, più dei compensi, sarebbe stato importante ottenere le banche dati. Cosa ne pensi?
«Forse, ma una cosa è meglio di niente. Non bisogna svalutare le battaglie vinte perché ce ne sono altre da combattere».
In che proporzione, secondo te, dovrebbero essere ripartiti i compensi tra editori e giornalisti?
«50 e 50, ma sarà molto difficile da ottenere. Preferisco scommettere su ordini di grandezza come 40/60 o 30/70. La trattativa con gli editori non è ancora iniziata, nemmeno in Francia…».
Eugenio Gallavotti
gallavottieugenio@gmail.com

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