Bando Arpa Umbria, dubbi per due posti nell’ufficio stampa mascherati da operatori

Senza Bavaglio
Perugia, 13 giugno 2020

Lo scorso 12 maggio, nel silenzio generale e senza alcuna pubblicazione su organi di stampa e/o canali social, l’Arpa Umbria ha pubblicato sul proprio sito internet l’avviso per la selezione di 2 figure professionali da inserire all’interno dell’ufficio comunicazione, stampa e relazioni pubbliche per la durata di 24 mesi: https://www.arpa.umbria.it/articoli/avviso-per-la-selezione-di-2-figure-professionali.

Scadenza per presentare la richiesta di invito e soprattutto per iscriversi al Mepa (il sito della Consip) come richiesto dall’ente: il 3 giugno, ossia meno di un mese.

Nello specifico, Arpa Umbria è alla ricerca di “n.2 operatori per supporto tecnico-operativo alle attività ufficio “Comunicazione, Stampa e Relazioni Istituzionali”. Requisito per partecipare? Essere “in possesso di laurea con esperienza pregressa in ambito giornalistico e nel mondo della comunicazione”.

Le attività illustrate nel bando dell’Arpa sono mansioni svolte generalmente da ogni buon ufficio stampa che abbia un minimo di competenze video e di familiarità con i programmi di montaggio. In un panorama in cui ai giornalisti viene richiesto con sempre più frequenza di essere video maker e di girare da soli, anche con il cellulare, le immagini dei loro servizi video, è più probabile e possibile che un giornalista sappia “sviluppare e realizzare un format video e social sulle attività dell’Arpa” piuttosto che un operatore sappia “implementare la comunicazione interna”, “supportare i contenuti dei social dell’Agenzia” oppure ancora “supportare le attività della redazione cartacea e online di micron”.

Perché allora l’Arpa Umbria è alla ricerca di un operatore e non di un giornalista? Perché tra i requisiti minimi non è richiesta l’iscrizione all’albo dei giornalisti – almeno pubblicisti – ma solo la laurea? In una regione in cui non esistono praticamente annunci di lavoro per giornalisti, è inammissibile da parte di un ente intavolare una selezione per una collaborazione di 24 mesi con compenso totale di 50.000€ lordi e di non riservarla ai giornalisti, come avviene invece nelle altre regioni d’Italia. In questo modo viene svalutato il lavoro del giornalista, le sue qualifiche specifiche, la professionalità di un mestiere e la dignità di un Ordine (quello dei giornalisti) intero.

Inoltre, l’Arpa ha richiesto che la selezione avvenisse tramite la piattaforma MEPA della Consip. Per iscriversi occorre registrarsi come singolo operatore e, per farlo, occorre essere in possesso della partita Iva. Per inviare i documenti occorre anche firmarli digitalmente, ed essere quindi in possesso della card e dell’adeguato kit per la firma digitale. Tutti requisiti non espressi nel bando ma che, di fatto, hanno avuto il potere di escludere dalla selezione tutti quei giornalisti che, seppur precari, non hanno potuto o voluto aprirsi la partita Iva solo per partecipare alla selezione. O che non hanno avuto modo di avere la propria firma digitale, considerando che nella maggior parte dei casi si va alla Camera di Commercio e che queste erano chiuse, perché ancora in pieno lockdown.

Una volta superati tutti gli ostacoli, iscriversi al Mepa in tempo per partecipare all’esame non era scontato. Nemmeno un mese di tempo per aderire alla selezione dell’Arpa contro un possibile tempo di “45 giorni dal ricevimento della domanda compilata correttamente” per essere abilitati dalla Consip.

Passato il 3 giugno, il successivo step è stato l’inserimento da parte di Arpa Umbria dell’apposita richiesta di offerta (RDO) nel sito del Mepa avvenuta lo scorso 5 maggio. Per inoltrare la domanda e presentare il curriculum vitae, c’è tempo fino al 12 giugno. La commissione – c’è scritto nella procedura e nei criteri di selezione – “sarà nominata dopo il ricevimento delle offerte”. Non c’è alcun riferimento al come e su quali criteri verrà nominata.

Per concludere, scrivono, “l’obiettivo è rivolto all’individuazione di soggetti in possesso del miglior profilo delle qualità e capacità professionali”. Per questo verranno assegnati 60 punti su 100 al curriculum e solo 40 su 100 al colloquio – che ancora non si sa quando e in che modalità avverrà, se in presenza o in video conferenza. Sarà registrato? Potranno assistere altre persone?. Daranno un punteggio maggiore a giornalisti professionisti invece che pubblicisti, tanto per fare un esempio? Il rischio dietro l’angolo è che persone – giornalisti – fin troppo qualificate potrebbero essere non scelte perché non idonee con il loro profilo da loro cercato. Perché alla fine, cercano solo un operatore.

Senza Bavaglio

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