Apocalisse informatica INPGI per l’invio della richiesta per il bonus di 600 euro

Speciale per Senza Bavaglio
Vittorio Pasteris
Torino, 1° aprile 2020

Ore 00.01 del primo aprile 2020, ma non è un pesce di aprile.

Migliaia di giornalisti iscritti all’INPGI 2 inviano alla casella di posta elettronica bonuscovid@inpgi.it  la richiesta per il bonus una tantum per i 600 euro a supporto per i tanti lavoratori che stanno subendo l’emergenza coronavirus.

Secondo l’INPGI hanno già scritto 2500 giornalisti ma non lo sapremo mai quanti siano stati davvero dato che alla grande maggioranza dei mittenti è arrivata pochi minuti dopo l’invio della mail una risposta di errore di questo genere:

Il recapito non è riuscito per i seguenti destinatari o gruppi:
bonuscovid19@inpgi.it
La cassetta postale del destinatario è piena e non può accettare messaggi in questo momento. Riprova a inviare il messaggio più tardi.

Per dirla tutta la casella postale era piena dopo un istante e il mail server ha fatto pum!
Una vicenda da dilettanti allo sbaraglio.

Facciamo un passo indietro: una procedura di questo genere come si poteva realizzare ? Che strade si potevano prendere ?

Ipotesi 1:  ogni iscrito inpgi 2 ha un’area dedicata sul sito protetta da password .
Sarebbe stato possibile permettere ai giornalisti di caricare i file da spedire attraverso l’area gestionale oppure  mettere a disposizione un form da compliare per poter mandare i proprio dati anagrafici e le proprie coordinate bancarie.

Ipotesi 2: dato che le risorse economiche in ballo sono limitate sarebbe stato necessario  creare una gerarchia temporale ovvero avere uno strumento in grado di realizzare una graduatoria in base all’ora di ricezione secondo una logica first in first out. Il tutto però riuscendo ad evitare un assalto al sito all’ora concordata.

Poteva bastare una mail, ma non una mail tradizionale, una mail standard. Ci sarebbe voluta una PEC che ogni iscritto all’ODG dovrebbe avere (e sapere usare). Uno strumento che abbia un sistema di ricevute di ritorno e la possibilità di una marcatura temporale delle spedizioni .

E invece ?

Siamo nel 2020 e succedono cose del genere.  E’ un evidente segnale di una ideguatezza culturale, formale, progettuale di un ente costituito da persone e processi “analogici dentro”, pezzi del passato che arrancano nel presente.

Il fatto che sarebberro arrivate montagne di mail con degli allegati avrebbe dovuto rendere necessario progettare operative a salvaguardia e verifica del processo,  maggiori risorse e una o più persone competenti che monitorassero la situazione in tempo reale. Ci volevano persone  che fossero in grado di aumentare la capienza della risorse informatiche in campo se necessario. Evidentemente stavano dormendo o facendo i cavoli loro.
Perchè si è usata una pec? Ne abbiamo parlato in precedenza … Troppo difficile ?

L’Inpgi dopo il disastro ha mandato una comunicazione che parla di “enorme afflusso” evidendemente non si rendono conto di come funzionino le cose nella vita reale …

A seguito dell’enorme afflusso di domande (oltre 2.000 in meno di un’ora) per l’ottenimento del Bonus di 600 euro annunciato dal Governo in favore degli iscritti agli enti previdenziali dei professionisti, il server di posta dell’INPGI ha subito un temporaneo blocco tecnico.

La casella mail dedicata Bonuscovid19@inpgi.it è già nuovamente attiva e gli iscritti che si sono visti rifiutare la consegna della domanda nel periodo di sospensione dei sistemi possono inviarla nuovamente, riportando in calce il messaggio di mancato recapito generato dal server, che riporta la data e l’ora del primo invio.

L’INPGI, nel formare la graduatoria delle istanze, terrà conto della cronologia relativa al primo invio, anche se non andato a buon fine a causa dell’inconveniente tecnico verificatosi, che – pertanto – non ha comportato alcuna penalizzazione per gli iscritti.

La proposta riparatoria è fantozziana: “inviarla nuovamente, riportando in calce il messaggio di mancato recapito generato dal server, che riporta la data e l’ora del primo invio”. Ovviamente non viene spiegato operativamente in che forma digitale inviare “il messaggio di mancato recapito inviato dal server”. Screenshot ? Testo ASCII ? Foto dal cellulare ? Si tratta di supporti digitali probatori facilmente taroccabili da chiunque sappia usare un editor di testi o di immagini perche non hanno alcuna forma di marcatura temporale verificabile. Ci vuol poco a questo punto per invalidare tutto quanto fatto messo in atto.

Invece che combinare un pasticcio del genere valeva la pena che la procedura usasse il buon vecchio FAX !

Vittorio Pasteris
vittorio.pasteris@gmail.com

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