La Rai cerca di favorire la “sua” scuola di giornalismo di Perugia

Senza Bavaglio
Levico Terme, 14 febbraio 2019

Al XXVIII congresso di Levico Terme il Presidente del Consiglio Nazionale dell’OdG Carlo Verna invoca un rapido cambiamento delle regole obsolete che inquadrano il lavoro giornalistico, sottolineando che «la riforma è ora la prima, seconda e terza priorità». Intanto a Roma cresce il malumore per la vicenda legata alla graduatoria del concorso Rai per l’accesso dei giornalisti in azienda. Tutto parte dal tentativo di aggirare le norme, peraltro ribadite nel testo della finanziaria 2018 approvata nel dicembre 2017, che prevedono di attingere dalle graduatorie del 2013 e 2015. La conferma arriva da un’informativa Usigrai di fine 2018, che invece di sollecitare il rispetto della legge invita la Rai ad attingere dagli studenti in uscita dalla scuola di Perugia (ribadendo che in quell’istituto sono impiegate ingenti risorse), senza dimenticare i precari interni e i giornalisti di Euronews.

La statua simbolo della Rai di viale Mazzini a Roma

Si tratta del tentativo di favorire una scuola, quella di Perugia, che nelle ultime stagioni ha visto affievolito il suo ruolo di riserva privilegiata nella fornitura di personale all’azienda radiotelevisiva. Non è l’unico istituto in Italia, ma si è sempre distinta per un legame molto stretto con la Rai, al punto che da più parti arriva la richiesta di un intervento da parte della Corte dei Conti per chiarire quale sia realmente il rapporto tra le due realtà. Non si capisce infatti perché si richieda agli studenti una quota più che doppia rispetto agli altri istituti per il biennio, e perché da viale Mazzini arrivino contributi finanziari importanti, di almeno un milione di euro l’anno.

Il 14 gennaio le altre facoltà che formano giornalisti esattamente come Perugia hanno inviato una lettera a Carlo Verna chiedendo chiarimenti ai dubbi che derivano dal tentativo di mettere in atto un metodo che ben poco ha di ortodosso. «Non si può mettere sullo stesso piano la selezione di accesso a una scuola di giornalismo e una procedura pubblica -si specifica nel documento- con relative graduatorie di vincitori e idonei soggette a scorrimento, come la selezione svolta dalla Rai nel 2015. Ogni assunzione in Rai deve avvenire nel rispetto dei principi di trasparenza come sancito dalla legge 133/2008 e pertanto con evidenza pubblica, cioè procedura concorsuale e valutazione oggettiva in virtù di criteri predeterminati, aperta dunque ai diplomati di tutte le scuole di giornalismo d’Italia regolarmente costituite e autorizzate, considerando che la giurisprudenza dominante e la Corte costituzionale vietano i concorsi riservati».

 

Il Centro Formazione Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia

Dal 2014 le uniche assunzioni sono avvenute sulla base del concorso al quale gli studenti di Perugia non hanno partecipato, dando vita a una lista di 74 nuovi professionisti sui quali la Rai ha investito, ma per il momento restano disoccupati esattamente come quelli usciti dalle università di Urbino, Milano o Bari, solo per fare qualche esempio. Nella lettera in questione sono evidenziati due episodi, il primo datato 3 dicembre 2018, che si riferisce a un intervento del deputato pentastellato Raphael Raduzzi, che in un intervento in commissione Bilancio alla Camera nell’ambito dell’esame del ddl Bilancio ha equiparato a selezione pubblica del 2015 alla Scuola di Perugia, sottolineando «che anche la Scuola di giornalismo di Perugia, a cui si accede per concorso, costituisce un canale di ingresso in Rai». Mentre dieci giorni più tardi il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha auspicato che si riesca a «consentire alla Rai […] di attingere da entrambi i serbatoi», considerando come tali la graduatoria e Perugia.

La risposta agli 11 firmatari del documento non si è fatta attendere, ed è datata 6 febbraio. Carlo Verna precisa come le norme per l’azienda del servizio pubblico siano nel tempo cambiate, quindi non spetta al Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti «decidere se possa o no viale Mazzini attingere al serbatoio di giornalisti che ha contribuito a formare con cospicui investimenti». Aggiungendo che, nel caso riuscisse a farlo, «ne sarei molto soddisfatto perché un meccanismo virtuoso plasticamente indicherebbe un po’ a tutti la strada da seguire». Il totale dissenso con le scuole che si sentono di fatto escluse è accentuato da Verna, che aggiunge che l’Ordine non potrebbe mai sostenere una selezione riservata ai soli ex allievi delle scuole, escludendo e discriminando chi ha ottenuto l’iscrizione ai professionisti attraverso altri canali legalmente riconosciuti.

Senza Bavaglio

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