Ricambio alla FIEG, arriva Riffeser, il tagliatore di teste. Con il benvenuto della FNSI

Senza Bavaglio
Milano, 9 luglio 2018

Andrea Riffeser Monti, azionista di riferimento e guida operativa della Poligrafici Editoriale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e QN) è il nuovo presidente della Fieg, la federazione degli editori che da anni continua a non voler definire il nuovo contratto di categoria.

La scelta, all’unanimità, dell’editore emiliano è arrivata da alcune “bocciature” eccellenti: si mormora che Urbano Cairo, proprietario di Rcs Mediagroup, avesse in mente di provare a giocare la carta Claudio Calabi (ex Rcs ed ex Sole24Ore, oggi in Risanamento), sanzionato (600 mila euro) nel 2002, dalla Consob francese per uso di informazioni riservate durante l’acquisizione, avvenuta nel 2000, dell’editore Flammarion, e poi di mettere sulla poltrona più importante della Federazione degli editori, il fedelissimo Giuseppe Ferrauto, poi divenuto vicepresidente (delega Periodici).

Andrea Monti Riffeser

E cosa ha detto di tutto questo rimescolamento di carte – i nomi sempre i soliti sono, più o meno – la nostra FNSI? Il sindacato di categoria, anch’esso immobile sul fronte del rinnovo del contratto di lavoro, ha subito dato il benvenuto a Riffeser, omaggiandolo pubblicamente, senza sollevare una sola voce distonica, nonostante – come è riscontrabile su Google sui siti della stessa FNSI e della ASER – il sindacato dell’Emilia-Romagna –  dagli anni Duemila ci siano state più volte stoccate, scontri accesi, posizioni dure a tutela dei colleghi, per i tantissimi riassetti, ricambi, revisioni ecc ecc messe in atto dalla Poligrafici Editoriale (è un suo diritto industriale, ovviamente, ma un dovere del sindatato respingerle).

La presidente dell’Associazione Stampa Emilia Romagna, Serena Bersani

Ecco, il segretario generale Raffaele Lorusso ha dichiarato: “La sua esperienza e la profonda conoscenza del settore maturate alla guida di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani contribuiranno a tenere vivo il confronto sulle criticità e sulle riforme necessarie per il rilancio del sistema e, auspicabilmente, a dare impulso alla trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico. Una trattativa che dovrà mettere al centro l’inclusione, la lotta alle disuguaglianze e il rafforzamento dei diritti di tutti i giornalisti, siano essi lavoratori dipendenti, precari o autonomi, nella consapevolezza che il ruolo dell’informazione professionale è essenziale per la crescita dell’opinione pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche”.

Una dichiarazione d’amore – tipica di questi momenti formali e ufficiali – che però non accenna a nessuno dei problemi avuti dalla FNSI e dall’ASER nei decenni con lo stesso editore Riffeser Monti. Come mai? Che sia un modo per non disturbare il manovratore? O che sia una strategia in vista delle prossime elezioni di categoria, di un sindacato in forte difficoltà, perché interviene sempre a cose fatte, quando i buoi sono scappati dal recinto?

Del resto basta leggere le parole del neo presidente FIEG, e analizzare quanto scritto da Prima Comunicazione online, per capire se si rischia di aprire, ancora una volta, una dura stagione di scontro. “Sono onorato di essere stato scelto a guidare la FIEG in un periodo di grande difficoltà di tutta l’economia che tocca, in particolar modo, il nostro settore – ha dichiarato Riffeser -. Le sfide che ci attendono ci stimolano ad aprire molteplici tavoli di confronto con le Istituzioni, gli Enti e tutte le Categorie che si interfacciano con in nostro mondo. Vogliamo tenere aperti questi tavoli di lavoro fino a quando non saranno consolidati rapporti di condivisione su tutti i cambiamenti da mettere in atto, cambiamenti assolutamente necessari e improcrastinabili per poter garantire i posti di lavoro, il ricambio generazionale e, soprattutto, il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione Italiana”.

Poi il numero 1 di Poligrafici Editoriale ha aggiunto: “E per garantire la pluralità e la libertà di stampa ritengo sia fondamentale accrescere la penetrazione politica, culturale e diplomatica, in Italia ma anche negli altri Paesi. Per affermare la propria indipendenza e autorevolezza la stampa deve poter contare sul sostegno del governo e delle istituzioni italiane”.

Mah, mantenere l’indipendenza e l’autorevolezza chiedendo di contare sul sostegno della politica è non solo contraddittorio, ma assai preoccupante. Comunque Ok. Ma poi? Ecco, come detto poco sopra, sul sito di Primaonline si capisce bene cosa voglia fare la FIEG: tagliare.

La priorità è infatti: ridurre il costo del lavoro e agevolare il ricambio generazionale, anche ricorrendo a maggiore flessibilità nelle condizioni contrattuali, tra le priorità del programma.

Quindi tagliare, tagliare e ancora tagliare. E se il ricambio generazionale è importante – sempre che si attui veramente, visto che poi spesso gli editori ricorrono ai pensionati e prepensionati per coprire “buchi” ed evitare assunzioni di giovani, anche a tempo determinato -, l’abbassamento del costo del lavoro è l’ennesimo affronto a una categoria che, salvo qualche rara eccezione, si vede decurtare, e pure pesantemente, gli stipendi, soprattutto nelle case editrici di medio-piccole dimensioni o quelle dove il sindacato non fa breccia e non c’è cultura sindacale.

Ecco su questo il segretario Lorusso non ha speso una parola. E tantomeno la presidenza FNSI. Muti. Silenzio assoluto. Meglio non disturbare il manovratore, appunto. Meglio provare a mantenere le cadreghe.

Senza Bavaglio
@sbavaglio

PS E che dire del silenzio della FNSI e del suo segretario Lorusso (e pure della ALG, la Lombarda il cui direttivo è scaduto lo scorso 22 dicembre, ricordiamocelo tutti) sulla nomina del neo tesoriere della FIEG, Giacomo Moletto? Il manager, ex Mondadori, è da alcuni anni a capo di Hearst Italia, ossia la casa editrice che in barba alle regole del mercato e alle leggi, ha “esportato” in Svizzera la sede delle redazioni dei siti internet delle testate regolarmente registrate in Italia. Un vulnus che rischia di far saltare il banco delle regole, delle leggi. E la ALG che fa? Dopo alcuni tentativi di stampo legali (giusti, per carità) sul caso è calato il silenzio. Nonostante le tante lamentele formali dei colleghi giornalisti della Hearst Italia. Guai parlarne. E la FNSI? Non pervenuta.

 

 

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