Pasticci, confusione e “vogliamoci bene” per perdonare chi è indietro con la formazione professionale

Senza Bavaglio
Roma, 6 febbraio 2018

E’ appena terminato il triennio (per alcune categorie biennio) di formazione continua come previsto dal d.P.R. 137/2012 e gli Ordini si stanno dando da fare per costringere i loro iscritti a mettersi in regola. L’Ordine degli avvocati prevede “sanzioni disciplinari in base alla gravità del mancato adempimento”. L’Ordine degli ingegneri ha previsto sanzioni disciplinari e il deferimento al consiglio disciplinare, per chi non raggiunge i 30 crediti prevedendo anche che chi resta sotto i 30 crediti non possa esercitare la professione. L’Ordine degli architetti prevede sanzioni e arriva alla sospensione per chi non ha 60 crediti formativi.

Il nostro Ordine, quello dei giornalisti il 6 febbraio 2018 ha deciso che per il primo triennio di formazione 2015-2017 si proceda con “procedimenti sanzionatori” a cura degli Ordini regionali, invitando “i Consigli di Disciplina a comminare sanzioni non superiori a quella della censura” (censura che non prevede nessuna forma di pubblicità) e ha pensato che nel 2019 chi non avesse ancora ottemperato agli obblighi formativi del triennio ’15-’17 debba pagare la quota aumentata.

La ratio del provvedimento sarebbe quella di prevedere in futuro un’eventuale sospensione solo per i recidivi pluri-triennali. Vale a dire chi riceve la sanzione per il primo biennio ed eventualmente non ottempererà ai crediti neppure nel secondo potrebbe incorrere nella sospensione. In pratica l’Ordine aspetta che il Ministero metta ordine alla confusione creata dall’obbligo della formazione che al momento non prevede alcuna norma nazionale per chi la formazione non l’ha fatta.

Al Consiglio nazionale del 6 febbrio 2018 si è discusso a lungo e con molti interventi sulle difficoltà di contattare chi non ha una Pec (per altro obbligatoria per legge per chi è iscritto all’Ordine); sul rischio che uno non risponda alla mail normale o i problemi che le mail non siano più attive o che il tal giornalista non risponda e sia necessario a quel punto inviargli una raccomandata. Alcuni hanno suggerito che i costi dell’invio di raccomandate per notificare i provvedimenti siano a carico di chi i corsi non i ha fatti, ma l’idea è stata scartata.

Anche il presidente dell’Ordine della Lombardia ha inviato una sua proposta facendo presente la mole di pratiche: sembra infatti che gli “zeristi” a Milano siano 3 mila. All’Ordine nazionale si parla di 13 mila giornalisti in Italia che non hanno ottemperato alla formazione continua almeno in parte. Perché insieme agli “zeristi” ci sono i “pochisti” (quelli che hanno accumulato pochi crediti).

La minoranza non è riuscita ad ottenere una linea decisa nei confronti di chi non ha fatto formazione: alcuni consiglieri hanno chiesto di dare tre mesi di tempo agli “zeristi” per fare formazione online (per altro come sapete bastano poche ore), minacciando altrimenti di applicare la sospensione dalla professione per due mesi. La maggioranza del presidente Verna però ha sostenuto che: “Non si possono mettere 13 mila famiglie sul lastrico” e che si rischia una emorragia di iscritti. Sembra che in Lazio decine di giornalisti (pubblicisti, professionisti?) all’arrivo di una mail che ricorda loro che non hanno fatto formazione, straccino la tessera.

Da giornalisti abbiamo capito che: 1) tra gli “zeristi” figurano diversi capi-redattori e direttori di testate. 2) Ci sono molti volti noti della Rai. Traetene le vostre conseguenze.

Tutta l’operazione però secondo la maggioranza è stata un successo perché finalmente ci sono delle Linee guida. Ecco il comunicato dell’Ordine sulla votazione:

(ANSA) – ROMA, 7 FEB – Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha approvato un documento contenente alcune linee guida in materia di sanzioni disciplinari per il mancato assolvimento dell’obbligo formativo, introdotto con il DPR 137/2012, relativo al triennio 2014-2016.

Nel testo si invitano i Consigli regionali e i Consigli Territoriali di Disciplina ad avviare i procedimenti a partire dagli inadempienti totali e vengono indicate le modalità di contestazione da effettuarsi tramite mail certificata (dal 2010 obbligatoria per tutti i professionisti) ed, eventualmente, mail ordinaria.

Per quanto riguarda le sanzioni, il documento approvato dal Cnog, prevede la censura per gli inadempienti totali e l’avvertimento per gli inadempienti parziali.

In caso di posizioni recidive riscontrate al termine del triennio 2017-2019, si prefigura la possibilità di un inasprimento delle sanzioni sulla base di un criterio di proporzionalità. Questo vuol dire che dopo la censura comminata per il primo triennio, l’ulteriore inadempimento dell’obbligo formativo determinerà una sospensione.

Come leggete nelle ultime righe apparentemente si parla anche di sospensione, che però non appare nel testo originale messo ai voti. Questo il testo originale, le sottolineature rosse sono nostre:

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

– Considerato che il Decreto Legislativo n. 67 del 15 maggio 2017 prevede all’art. 2, comma 1, lettera f) che il Consiglio nazionale “disciplina con propria determinazione, da emanarsi previo parere vincolante del Ministero della giustizia, le modalità per l’assolvimento dell’obbligo di aggiornamento degli iscritti all’Albo,….nonché quelle di accertamento dell’effettivo assolvimento dell’obbligo formativo”

– Tenuto presente che l’attuale Regolamento sulla Formazione Professionale Continua afferma che la FPC è obbligo deontologico per tutti i giornalisti in attività e che, in caso di inosservanza, il Consiglio regionale dell’ordine ne dà segnalazione al Consiglio di disciplina territoriale

– Valutata l’opportunità di emanare un criterio guida per gli stessi Consigli regionali e i Consigli di disciplina territoriali per indirizzarli in modo uniforme, pur nel rispetto della loro doverosa autonomia decisionale

– Ricordato che il Ministero della giustizia, rispondendo ad un interpello su questa materia, ha rimesso “alla valutazione del Consiglio Nazionale la possibilità di promuovere iniziative finalizzate a tipizzare le conseguenze, dal punto di vista disciplinare, del mancato assolvimento degli obblighi formativi da parte degli iscritti all’Albo”

INVITA

i Consigli regionali e quindi i Consigli di Disciplina Territoriali ad avviare per tutti gli inadempienti i procedimenti sanzionatori a partire dagli inadempienti totali e continuando via via con gli inadempienti parziali, procedendo da quelli che hanno acquisito il minor numero di crediti fino a quelli con il maggior numero.

Essendo la PEC obbligatoria per tutti gli iscritti all’Albo, l’inadempienza andrà contestata ai colleghi interessati attraverso la mail certificata. In assenza di PEC, attraverso il normale indirizzo mail chiedendo al collega di dare riscontro, rispondendo alla stessa mail, dell’avvenuta ricezione della comunicazione evitando cosi la determinazione di spese necessarie per dar corso alla contestazione attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno.

Nella fase propedeutica all’avvio del procedimento sanzionatorio potrà essere preso in considerazione anche il numero di crediti acquisiti nel secondo triennio.

Tenuto conto che si tratta dei primi procedimenti inerenti agli obblighi formativi, si invitano i Consigli di Disciplina a comminare sanzioni non superiori a quella della censura, dando altresì l’adeguato peso al comportamento del collega di collaborazione con chi è chiamato a far rispettare le regole.

Per i colleghi che dovessero risultare recidivi e quindi inadempienti all’obbligo formativo anche al termine del secondo triennio, si passerebbe invece alle sanzioni successive seguendo un criterio di proporzionalità.

Il Consiglio nazionale dell’Ordine auspica sin da ora che in sede di programmazione delle entrate si preveda che per l’anno 2019 eventuali aumenti della quota o di parte di essa non si applichino ai colleghi che siano in regola con l’obbligo formativo.

Senza Bavaglio
@sbavaglio

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