Hearst: “Osi fare valere i tuoi diritti ? E io ti licenzio, per giustificato motivo oggettivo”

Senza Bavaglio
Milano, 19 gennaio 2017

Ecco una nuova interpretazione spericolata e aggressiva del Jobs Act da parte dell’americana Hearst Magazines Italia, che per la terza volta consecutiva utilizza il licenziamento individuale per “giustificato motivo oggettivo” al fine di poter eliminare ad hoc giornalisti che ritiene scomodi. Nella fattispecie la situazione ha del paradossale, anche giuridicamente parlando, e si configura come un vero caso. Si tratta infatti di una giornalista in cui favore il Tribunale del lavoro di Milano ha recentamente emesso due sentenze per demansionamento, con tanto di riconoscimento di un risarcimento per i danni causati alla professionalità e alla salute.

Ma come in un film scritto male, subito dopo la pronuncia del Tribunale la collega è stata dapprima sospesa dall’attività lavorativa e poi riammessa al lavoro solo il giorno successivo al concludersi dello stato di crisi della Hearst, durato ben tre anni, durante i quali l’azienda ha ricevuto fior di finanziamenti da parte dello Stato e dell’Inpgi, anche per poter far fronte ai 15 prepensionamenti concessi.

E cosa trova di meglio da fare la Hearst allo scoccare della mezzanotte? Una volta messo in tasca il bottino degli aiuti statali e dei finanziamenti INPGI, e avute le mani libere essendosi chiuso da un sol giorno lo stato di crisi, senza nemmeno provare in qualche modo a salvarsi la faccia e incurante dei sacrifici economici e lavorativi sostenuti in questi anni dai giornalisti, si affretta a licenziare subito subito la collega, evidentemente confidando di poterla fare franca grazie alle maglie larghe del Jobs Act.

E qui si aprono due grandi questioni. La prima è quella appunto del possibile uso discriminatorio del Jobs Act, per cui viene intimato un licenziamento per “giustificato motivo oggettivo”, adducendo uno stato di crisi (ma quello di Hearst non era stato chiuso?) e una fantomatica soppressione del ruolo, laddove si vuole semplicemente eliminare una persona perché ritenuta scomoda, e nel caso specifico perché ha osato difendersi dalle condotte non corrette messe in atto dall’azienda stessa.

L’altra grande questione è quella degli aiuti economici: perché l’Inpgi e lo Stato devono continuare a concedere questi aiuti ad aziende che operano in modo palesemente antisindacale? Infatti il Cdr non è nemmeno stato messo al corrente dei fatti 72 ore prima del licenziamento, come prevederebbe invece il contratto nazionale, e questo era già avvenuto nei precedenti licenziamenti di Solaro e Settimo.

Tra l’altro Senza Bavaglio aveva chiesto a tutte e forze politiche di inserire nella legge sull’editoria varata qualche mese fa una norma che escludesse delle provvidenze quelli editori che si comportanto in maniera palesemente antidindacale (non pagano i compensi ai collaboratori o fanno ricorso al mobbing contro i giroanlsti) e alla FNSI di sostenere questa richiesta. Solo il Movimento 5 Stelle l’aveva fatta propria e presentato come emendamento (bocciato ovviamente!) la FNSI non aveva volto prendere neppure in considerazione la proposta.

Quando ci si deciderà a mettere dei paletti ben precisi e a sottoscrivere gli aiuti soltanto in cambio, ad esempio, dell’impegno a non licenziare per diciamo almeno i tre anni successivi alla chiusura degli stati di crisi? Perché le aziende che adottano comportamenti antisindacali, demansionano e tentano un uso così estremo del Jobs Act non vengono messe in una lista nera, in base al principio che per ottenere benefici sia necessario anche comportarsi in modo corretto?

La riflessione è aperta, nella speranza che porti presto a provvedimenti operativi.

Senza Bavaglio

ECCO IL COMUNICATO DEL CDR DELLA HEARST:

Di seguito il comunicato del CDR HMI.

Nei giorni scorsi Hearst Magazines Italia ha deciso di avviare la procedura di licenziamento di una collega “per giustificato motivo oggettivo”. Tale decisione appare del tutto incomprensibile e mina il rapporto tra editore e giornalisti che in questi ultimi anni si sono fatti carico di una pesante ristrutturazione che ha fortemente ridimensionato la forza lavoro. Il Comitato di redazione di Hearst Magazines Italia esprime viva preoccupazione e condanna un comportamento che appare quanto meno stravagante:

– la collega aveva infatti ben due sentenze a suo favore del Tribunale del lavoro di Milano, sentenze che avevano condannano l’editore con obbligo di risarcire i danni cagionati alla professionalità e alla salute della giornalista, che a parere dei giudici era stata destinata a mansioni non corrispondenti alla professione. Per tutta risposta, Hearst Magazines Italia ha ritenuto di dover avviare una procedura di licenziamento.

– il licenziamento arriva al termine di un lungo periodo di contratti di solidarietà e cassa integrazione sottoscritti dopo che l’editore aveva dichiarato oltre 30 esuberi tra i giornalisti. Obbiettivo di riduzione del personale che l’azienda ha raggiunto con il sacrificio – in termini economici e di impegno lavorativo – da parte dei giornalisti delle redazioni, che con senso di responsabilità hanno garantito sempre un prodotto di qualità in grado di rispondere al difficile periodo di crisi dell’editoria.

– contemporaneamente alle dichiarazioni di stato di crisi ed esuberi, Hearst Magazines Italia delocalizzava in Svizzera le attività legate alla redazione dei contenuti digitali delle testate edite in Italia, procedendo allo stesso tempo all’assunzione di personale che, naturalmente, non risponde alla legislazione italiana. Una decisione che desta viva preoccupazione sul futuro del lavoro giornalistico in Italia dal momento che l’editore ha più volte sottolineato come Internet rappresenti il futuro.

A fronte di tali considerazioni, il Cdr di Hearst Magazines Italia, nello stigmatizzare e condannare con forza il comportamento aziendale, avverte che sarà pronto a intraprendere in qualsiasi sede tutte le iniziative volte a riportare i rapporti tra editore e giornalisti nell’alveo di corrette e produttive relazioni cui il corpo giornalistico si è sempre dimostrato pronto e disponibile.

Il CDR della Hearst

Condividi questo articolo