Hearst: prima prende gli aiuti statali, poi procede a licenziamenti individuali

Da Franco Abruzzo (www.francoabruzzo.it)
Pierluca Danzi
Milano, 5 settembre 2017

Hearst Italia, l’azienda è una, ma formalmente divisa in due parti: HMI che edita Gente, Gioia, Elle, Elle Decor, Cosmopolitan e HMC con Marie Claire e Marie Claire Maison. Ad HMI sono stati concessi aiuti pubblici previsti per gli stati di crisi da parte degli enti previdenziali (INPGI incluso, ovviamente) per la durata di ben tre anni, fino al gennaio 2018. Si è proceduto con i prepensionamenti, e anche qui l’azienda ha beneficiato di ampi aiuti da parte dello Stato per 15 posizioni.

Mentre con una mano, sul fronte HMI, la Hearst sta ancora raccogliendo quattrini statali, con l’altra mano, sul fronte HMC, ha proceduto in contemporanea a un licenziamento individuale (la collega Clara Settimo di Marieclaire), agendo completamente a prescindere da ogni relazione con il sindacato, e a discapito di ogni principio di responsabilità sociale.

In questo modo si avvia alla conclusione la direzione di Marie Claire da parte di Antonella Antonelli e il grande festeggiamento del 18 settembre alla Scala per i 30 anni della testata coincide con l’arrivo in azienda del nuovo direttore Antonella Bussi, che firmerà  il numero di gennaio 2018. Facciamo tanti auguri a Marie Claire e alla nuova direzione, ma ci preme al contempo sottolineare che le aziende non possono usare il Sindacato, lo Stato e l’Inpgi come un bancomat per fare cassa e poi agire in totale libertà con licenziamenti ad personam, sotto il paravento del giustificato motivo oggettivo, come già avvenne a fine 2015 sempre a Marieclaire con il caso Alba Solaro.

E nel licenziamento di Settimo in maniera ancor più spregiudicata e anche discriminatoria, perché i conti economici sono ampiamente  in attivo (vedi anche al proposito articolo su Italia Oggi del 2 agosto).

E’ importante inoltre che il Sindacato e l’Ordine vigilino, in casi come questo, anche su possibili sostituzioni di personale con contratto giornalistico con lavoratori privi di tale contratto. È una tendenza che va monitorata con attenzione e il caso del trasferimento – sempre di Hearst – dei reparti web in Svizzera senza contratto giornalistico merita anche più di una riflessione, è un campanello d’allarme, perché in gioco è il futuro della professione e del nostro ente previdenziale.

Pierluca Danzi

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