Secondo gli esperti l’edilizia non riparte. Cosa c’è alle fondamenta della lunga crisi?

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 2 settembre 2017

I report sulle previsioni economiche relative all’Italia segnalano che c’è un settore che manca all’appello della ripresa: l’edilizia. Come è noto questo settore viene da molto tempo ritenuto come trainante, in quanto costruire nuove case vuol dire far muovere tutta una serie di altre industrie come quelle del mobilio, degli elettrodomestici, dell’impiantistica e così via. Si tratta certamente di un’analisi alquanto datata, perché oggi dovrebbero essere altri i settori trainanti, ma una parte di verità ancora la contiene. Nessuno però si chiede il perché di questo stallo che persiste da tempo e persisterà ancora.

Il perché, cari amici, sta nel calo demografico, di cui ci occupiamo da tempo nei “gessetti”. Perché costruire altre case se già quelle esistenti sono sovrabbondanti rispetto alla popolazione e lo saranno sempre di più? Stesso discorso vale per il mercato immobiliare. Nonostante i prezzi degli immobili siano calati del 30-40% negli ultimi anni, l’offerta immobiliare supera abbondantemente la domanda. Le compravendite di case, che raggiunsero il picco nel 2003 con 900 mila contratti, ammontano oggi (ripeto: nonostante la riduzione dei prezzi del 30-40%) a circa 680 mila annue.

Un altro dato reso pubblico dall’Istat nei giorni scorsi attesta ulteriormente la tragicità della questione demografica: negli ultimi tre anni la popolazione scolastica in Italia è diminuita (nonostante l’afflusso degli immigrati) di 100 mila unità (20 mila nell’anno scolastico 2015/16, 46 mila nel 2016/17 e 33 mila nel 2017/18). Di questo passo, afferma l’Istat, la diminuzione sarà di 361 mila fra cinque anni e di 774 mila fra dieci anni (si pensi anche al problema connesso degli insegnanti). Se a questi numeri aggiungiamo poi i giovani italiani che fuggono all’estero, perché l’Italia offre prospettive solo per i raccomandati e i figli di …, ci possiamo rendere conto del futuro che si prospetta per i nostri figli e nipoti che decideranno di restare nel nostro paese.

Di fronte a questa situazione, nel dibattito politico anziché affrontare la questione di come inserire nella nostra società gli immigrati, stiamo ancora a discutere se accoglierli.

Chissà se i politici che sono contrari per principio agli immigrati dicono ai loro elettori che le loro case, se blocchiamo gli immigrati, non varranno nulla nei prossimi decenni e gli eredi li malediranno per aver lasciato loro solo delle noie e delle fonti di spesa.

Giovanni La Torre
giovlatorre@gmail.com

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