Senza Bavaglio
Milano, 23 agosto 2017
Pubblichiamo il commento del collega Carlo Buonerba a un annuncio di offerta lavoro come videomaker, nel quale tra l’altro si legge “Siamo per i compensi fissi, perciò garantiamo un compenso di 5€ per ogni video pubblicato sul nostro sito.” Per inciso, non stanno cercando un giornalista: “Gradita esperienza come giornalista, ma la conoscenza dell’italiano a livelli eccellenti è un requisito fondamentale (sia scritto, sia orale).” E questo è già un segnale di per sé.
L’annuncio è rintracciabile su questa pagina
https://www.impiego24.it/IT/lavorare-a/milano/videomaker-1368537?utm_campaign=jobrapido&utm_source=sponsor&utm_medium=aggregator
Credevo che alla vergogna ci fosse comunque un qualche limite pur in un periodo di profonda crisi economica come quello appena trascorso e che ancora miete le sue vittime, ma forse mi sbagliavo di grosso. Negli ultimi tre anni dopo avere lavorato come giornalista, curatore e conduttore del Telegiornale di Telestudio Torino (dal 2010 a dicembre 2013), nota emittente oramai caduta in disgrazia dell’informazione piemontese, ho deciso “forzatamente” di fare il giornalista freelance.
Nel 2015 sono diventato giornalista professionista dopo avere superato l’esame d’idoneità in quel di Roma, e fin qui vi chiederete cosa c’entra questo titolo. Fu proprio in quel periodo che decisi di diventare giornalista/videorepoter o forse meglio dire videomaker. Oltre ad amare l’informazione anche utilizzando la suggestione delle immagini e il potere di presunta “verità” che conferisce un’intervista espressa in video piuttosto che su carta, sapevo che i servizi video rispetto ai semplici “articoli” venivano e vengono generalmente pagati di più. Tutto fino a questa sera quando spulciando le differenti offerte lavorative nei centinaia di portali di “job search” ai quali sono iscritto, mi sono imbattuto in questo splendido annuncio: in cui il famosissimo portale di social-journalism “BlastingNews”, (piattaforma che nel 2016 ha ricevuto ben 500 mila euro da Google grazie al Fondo per l’Innovazione della Digital News Initiative, il progetto del colosso americano per sviluppare l’editoria digitale in Europa).
Ora vi domando se non sia una vergogna, un grave “attentato” contro un’informazione seria e professionale, pretendere che un professionista possa realizzare un servizio video per l’incredibile cifra di cinque (5) euro. E dire che loro quelli di Blasting News sono per i compensi fissi. Chiederei ai colleghi giornalisti, ai colleghi videomaker di denunciare questo sfruttamento vergognoso e oltretutto fatto alla luce del sole, pubblicando questo atto di schiavitù in molti dei maggiori siti per la ricerca del lavoro: Impiego24, InfoJob etc.
Comunque per chi volesse candidarsi ricordo che oltre a un’eccellente conoscenza dell’italiano, ottima dell’inglese, ad avere un proprio software e quindi presumibilmente la propria telecamera e attrezzatura che nessuno nel malaugurato caso si dovesse rompere vi riparerà, dovete inviare un video nel quale si evinca che voi possediate tutti i requisiti richiesti, pena esclusione a vita dalla più grande possibilità lavorativa in un portale d’informazione che, sono proprio loro a dircelo a inizio annuncio, “è una delle più grandi editrici mondiali di social news. Nata a metà del 2013, è ora uno dei siti web più visitati al mondo”. Lascio a voi ogni commento. Purtroppo nella vita ho rifiutato troppe importanti offerte di lavoro. E mio malgrado continuerò a farlo.
N.d.R. – A commento di quest’articolo sull’offerta di lavoro da Blasting News http://www.2anews.it/blasting-news-scandaloso-annuncio-lavoro-videomaker/ il collega aggiunge:
Nessuno mette mai in luce che il 90% degli annunci di lavoro sono suddivisi tra quelli palesemente falsi e quelli dove non è previsto alcun pagamento etc. Ci sono altre due questioni a mio avviso importanti: 1) Questi portali che si autodefiniscono professionisti del lavoro (infojobs, impiego24) per non parlare di Biancolavoro (che è quasi scandaloso) , non dovrebbero preventivamente controllare che gli annunci pubblicati avessero almeno un fondo di verità (come ad esempio fa Mediajobs dove gli inserzionisti pagano per pubblicare e dove spessissimo si trova anche inserito lo stipendio annuo previsto?) 2) Se un’azienda pubblica un’offerta di lavoro dovrebbe essere “obbligatorio” per l’azienda rispondere a tutti gli aventi i requisiti.
Carlo Buonerba
www.linkedin.com/today/author/carlobuonerba
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