Il buco nel Monte dei Paschi e le inquietanti analogie con lo scandalo della Banca Romana

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 10 gennaio 2017

Lo scandalo della Banca Romana è stato uno degli episodi più gravi accaduti nell’Italia unitaria. Siamo alla fine del XIX secolo, al potere è la sinistra storica e, a seguito di un’ispezione fatta presso i sei istituti di emissione (allora non c’era il monopolio di una banca centrale nell’emissione di moneta, esso venne riconosciuto alla Banca d’Italia solo nel 1926), emerge, nella predetta banca, un buco enorme che era stato coperto fino ad allora con emissioni di moneta al di sopra del consentito con numeri di serie falsi (per la precisione erano quelli delle banconote mandate al macero perché deteriorate). Ma da cosa erano stati provocati i buchi da coprire?

Francesco Crispi, capo del governo ai tempi dello scandalo della Banca Romana.  Assieme alla moglie, Crispi aveva ricevuto finanziamenti da parte della stessa banca.

In parte da investimenti sbagliati, ma in buona parte da finanziamenti concessi a politici e amici dei politici, tra cui lo stesso capo del governo Francesco Crispi e signora, che poi non erano stati rimborsati … vale dire i famosi crediti in sofferenza.

Mano a mano che passano i giorni emergono fatti e indizi che fanno sorgere il sospetto che nel caso Monte dei Paschi di Siena potremmo trovarci di fronte a uno scandalo analogo. Alcuni riguardano gli acquisti di Banca del Salento e di Antonveneta di cui abbiamo già avuto modo di occuparci. Ma sembrano emergere altri fatti preoccupanti.

Da alcuni giorni il direttore del Tg7, Enrico Mentana, chiede che venga reso pubblico l’elenco dei beneficiari dei fidi di importo rilevante che poi sono andati i sofferenza, ma la richiesta è rimasta finora inevasa. Alcuni piccoli organi di stampa hanno cominciato a fare i primi nomi, peraltro già noti da tempo (ne ho parlato anch’io in un precedente “gessetto”): famiglia De Benedetti, famiglia Marcegaglia, Don Verzé, i quali già da soli assommano cifre a nove zeri. E gli altri? Si vocifera anche di politici in prima persona.

I sospetti aumentano dopo la dichiarazione del presidente della Commissione Bilancio della Camera, on. Francesco Boccia, il quale ha dichiarato che il nuovo ad del Monte, Marco Morelli, non avrebbe dovuto essere nominato in quanto faceva già parte della squadra di Mussari che ha portato la banca al dissesto (ma ci pensate!?).

Palazzo Salimbeni a Siena, sede del Monte dei Paschi.

Allora, se non viene chiarita presto la situazione e rimossa questa sorta di omertà, rischia di emergere un possibile quadro da brividi:

1)  La ricerca di nuovi azionisti privati sarebbe stata solo una finzione, perché i privati avrebbero potuto avere qualche “curiosità”, anche sul modo in cui debitori che hanno fatto il gesto dell’ombrello alla banca hanno utilizzato i soldi;

2) La rimozione di Viola (precedente ad) aveva lo scopo di mettere al vertice una persona più “fidata”;

3) In realtà sin dall’inizio si pensava all’intervento pubblico in modo da tener nascosti tutti gli scandali grazie alla copertura della politica (in questo caso ci chiederemmo cosa ci sta a fare il “tecnico” Padoan).

È necessario che venga fatta piena luce e che venga data risposta alla richiesta di Mentana (chissà perché non appoggiata dai grandi giornali!?). I politici e i commentatori più responsabili e onesti, a qualsiasi partito appartengano, sono invitati a mobilitarsi, incalzando anche il ministro dell’economia a pubblicare l’elenco richiesto da Mentana, prima che lo imponga un magistrato.

Perché, vedete, sono queste le situazioni che ci isolano in Europa, rendono severi e punitivi gli organismi europei e tedeschi in particolare, e molto probabilmente sono all’origine dell’improvvisa severità della Bce.

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Giovanni La Torre

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