Azione e reazione: il calvario del direttore Marello dopo l’editoriale scomodo

Senza Bavaglio
6 marzo 2021

È giusto che un direttore si dimetta per un articolo contestato? Attenzione, non falso: ma inappropriato. O almeno tale è stato ritenuto da migliaia di lettori, che hanno sommerso via social Alberto Marello, direttore del Piccolo di Alessandria, di critiche pesantissime, insulti e addirittura minacce di morte.

Il tema era certamente delicato: l’editoriale del 15 gennaio scorso, dal significativo titolo “Se gli eroi perdono il loro mantello”, commentava la scoperta di tracce di stupefacenti nei corpi dei tre vigili del fuoco morti nello scoppio della cascina di Quargnento, nel novembre 2020. Un’esplosione dolosa, provocata per intascare i soldi dell’assicurazione dai proprietari, condannati l’8 febbraio scorso a trent’anni di carcere per omicidio plurimo aggravato: non hanno fatto nulla per impedire la morte dei tre pompieri intervenuti alle prime avvisaglie.

Tre vittime del dovere, pianti come martiri dalla comunità locale, che ha reagito violentemente alla scomoda verità: “I nostri tre eroi- scrive Marello- con questo nuovo canovaccio, si sono tramutati in uomini senza mantello, afflitti dalle debolezze di molti e dalle fragilità che connotano un tempo e una generazione”. La positività agli stupefacenti in effetti è “un retroscena che esula dal fatto criminale”, come scrive correttamente la cronista giudiziaria, Monica Gasparini: ma la precisazione non basta a salvare lei, il direttore e tutto il giornale dagli attacchi e dalle minacce di ogni tipo.

I più benevoli ritengono che la notizia sia “un graffio su ferite ancora fresche”, inutilmente doloroso visto che la ricostruzione dei fatti non cambia: ma su Facebook c’è chi evoca Br e Charlie Hebdo, al punto che la polizia presidia la redazione e Monica Gasparini, che segue il processo, va alle udienze scortata dalla Digos. Mentre quattro consiglieri comunali di Casale Monferrato annunciano che non daranno più i loro comunicati stampa al giornale e invitano al boicottaggio lettori e inserzionisti.

A questo punto, il direttore cede e “a malincuore, per tutelare il nome della testata e del Gruppo che dirigo e il lavoro e la sicurezza della redazione e dei collaboratori tutti” rimette il mandato nelle mani dell’editore, ovvero la società Soged srl, che è praticamente monopolista nell’informazione cartacea e web dell’intera provincia di Alessandria. Quindi ha molto da perdere: perciò si affretta a  “dissociarsi dalle riflessioni contenute nell’editoriale” e a scusarsi sul giornale con Vigili del Fuoco, familiari e lettori.

A sostegno del direttore e della redazione – con una buona settimana di ritardo – intervengono a questo punto il presidente dell’Odg Piemonte Alberto Sinigaglia, “un conto è criticare e dissentire, un altro è istigare all’odio, minacciare morte. Questo è intollerabile e non è degno di un popolo civile” e il direttore di “Ossigeno per l’Informazione”, l’osservatorio promosso da Fnsi e Odg :“ Marello e Gasparini meritano la più ampia solidarietà. “È dovere dei giornalisti dire anche le verità spiacevoli, sgradite, anche quelle che sfatano un mito”.

Stretto tra due fuochi, l’editore cerca una soluzione di compromesso: respinge le dimissioni del direttore, ma lo mette in una sorta di “quarantena”. E con i lettori, nel comunicato del 19 febbraio, cerca di salvare capra e cavoli : “Non era intenzione di nessuno ledere la sensibilità di tante persone, alle quali, insieme ad Alberto Marello, rinnoviamo le scuse. Il servizio, pur corretto e verificato, poteva essere presentato ai lettori in modo differente…

Al termine dell’indagine, valutato anche il puntuale e appassionato lavoro svolto durante gli ultimi due anni da Alberto Marello, Soged Srl ha deciso di respingere la remissione del mandato. Alla luce della controversa valutazione, però, il cda ha disposto una sospensione di 14 giorni dalla guida del giornale. Al termine di questo periodo l’incarico verrà nuovamente affidato ad Alberto Marello il quale ha comunicato all’Azienda di voler donare l’equivalente di 2mila euro alla Fondazione Solidal”.

La storia finisce qui, ma i segnali di allarme restano. Non solo perché è la prima volta che un direttore e un editore vengono ai ferri corti per un articolo “politicamente scorretto”, seppure rispettoso del diritto di cronaca (che, ricordiamo, è legittimo entro i limiti di verità oggettiva, pertinenza e continenza): ma soprattutto perché non è detto che sia l’ultima. Nell’era dei “leoni da tastiera” e dei mail bombing,   quanto ci vuole a sommergere di insulti , o peggio, chi scrive notizie sgradite o contrarie al pensiero dominante?  E chi garantirà il giornalista scomodo, se anche l’editore lo abbandona al suo destino?

Senza Bavaglio
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