FONDO COMPLEMENTARE/Un suicidio votare i candidati della maggioranza che difendono il contratto voluto da Siddi

Massimo Alberizzi in Liberia
Bene, colleghi, dal 25 al 28 novembre si vota per eleggere il consiglio d’amministrazione del Fondo Complementare dei giornalisti. Si possono votare 4 candidati. Si fronteggiano due liste: la prima – appoggiata da Senza Bavaglio, e altri gruppi dell’opposizione tra cui Giornalisti Italiani Uniti e Puntoeacapo – presenta Francesco Badalamenti, Maurizio Cerino, Simona Fossati e Giuseppe “Pino” Nicotri. La seconda – con l’intento di prendere tutto – presenta sei candidati (ma – ripeto – se ne possono votare solo 4).

 

I nostri quattro candidati sono innovatori che vogliono spazzare via una dirigenza responsabile dei danni provocati ai giornalisti e al giornalismo italiano. Gli altri sei, invece, sono devoti e fedeli a una maggioranza che ci ha dato un contratto miserabile, distrutto l’INPGI e per anni ha gestito il Fondo in modo scarsamente professionale e assai pressappochista.

 

Tra l’altro nella prossima gestione la presidenza del Fondo, come prevede lo statuto, toccherà a un giornalista e, se non vogliamo che anche questo ente venga picconato, come sta succedendo con l’INPGI, occorre voltare pagina immediatamente.

 

Conosciamo alcuni dei candidati proposti da questa maggioranza, colleghi schierati a favore di quel contratto voluto caparbiamente da Franco Siddi e dai suoi compagni. Colleghi che hanno difeso chi ha mostrato un forte disprezzo per la democrazia e si sono scordati di criticare, per esempio, il referendum farsa sul contratto. Alessia Marani, capogruppo del siddismo all’Associazione Stampa Romana, fedelissima di Siddi ed entusiasta del contratto bidone. Autocandidata a tutto, anche al CdR del Messaggero dove è stata sconfitta da un collega che non era neppure candidato; Paolo Francesconi, veneto, difensore di Camporese, il presidente dell’INPGI, inchiodato alla poltrona nonostante una richiesta da rinvio a giudizio, e gran sostenitore dei vari contratti voluti da Siddi; Vincenzo Varagona, che per sua stessa ammissione prende ordini da Camporese (“gli devo tutto, quindi voto come mi dice lui”); Enrico Castelli (sostenuto da Stampa Democratica, corrente che ha difeso le scelte sciagurate della maggioranza della FNSI e ha duramente contrastato la candidatura di Paolo Butturini alla presidenza della FNSI).

 

In sostanza tutti e quattro sono schierati a favore di quei gruppi che hanno portato alla catastrofe il giornalismo e i giornalisti. Volete votarli? Prego fate pure. Ma attenzione: si tratta di un suicidio politico. Questi colleghi fanno parte infatti di quei gruppi di potere che gestiscono la Federazione della Stampa con arroganza e presunzione e che hanno provocato quel disastro che è sotto gli occhi di tutti i colleghi.

 

Diverso il caso di Maria Silvia Sacchi e Ignazio Ingrao, entrambi membri uscenti del CdA. Spesso hanno mantenuto un atteggiamento piuttosto indipendente, manifestando critiche verso quel contratto voluto dalla dirigenza sindacale. Ingrao fa parte della corrente di Paolo Butturini a Roma, quella che ha organizzato un referendum alternativo alla ridicola consultazione della FNSI. E allora che ci fa in lista con chi ha sostenuto Siddi, la sua politica e il suo contratto, e con chi rappresenta coloro che hanno segato la strada di Butturini alla presidenza della FNSI? Qual è il filo che unisce questi colleghi che dovrebbero pensarla in modo diametralmente opposto? Domande che gli giriamo a nome di quei colleghi che chiedono trasparenza e onestà intellettuale.

 

A pensar male spesso ci si azzecca e allora ci vien da credere che i sei candidati della maggioranza rappresentino un coacervo di persone che si sono messe assieme per puri fini di potere (anche se non personali, com’è il caso di Silvia Sacchi) e senza un programma comune. Nei loro programmi nessuno di loro critica il contratto, che tutti accettano senza fiatare, né le pessime ricadute che il contratto ha avito sul Fondo.

 

Vedere Ignazio e Maria Silvia nella stessa lista di Francesconi, Marani, Varagona, Castelli francamente mi ha lasciato incredulo e sorpreso: è come se Togliatti si fosse candidato nella stessa lista di Mussolini. Niente principi, niente ideali, niente valori ma solo una gran voglia di occupare una poltrona, anzi in questo caso uno strapuntino. Come siamo finiti in basso!

 

Massimo Alberizzi

Consigliere Nazionale della FNSI

Senza Bavaglio

www.senzabavaglio.info

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