Fino a qualche anno fa questa delega in bianco produceva non troppi danni, perché quella del giornalista restava una categoria tutto sommata “protetta”, con buoni stipendi e buone pensioni.
Oggi invece, che siamo sotto attacco da parte di editori senza scrupoli e che viviamo una precarizzazione selvaggia, riprendersi in mano il proprio destino è non solo un diritto ma un dovere.
Già paghiamo le conseguenze di un contratto sciagurato, quello del 2009, che ci è stato imposto obtorto collo da una dirigenza FNSI miope e succube degli editori.
Sarebbe perciò il caso di tirar sù la testa, abbandonando la tradizionale diffidenza verso gli organismi di categoria e contribuendo semmai a renderli più efficienti, più trasparenti e più vicini alle esigenze reali della nostra professione.
VOTARE, allora, VOTARE, VOTARE. Noi non cerchiamo poltrone da occupare, vogliamo solo dare il nostro contributo per DIFENDERE e RAFFORZARE l’INPGI, da un lato, ESTENDERE LE TUTELE E IL WELFARE A TUTTI I GIORNALISTI, dall’altro.
Amedeo Ricucci
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