Il sindacato dei giornalisti, con la sua newsletter del 6 maggio, ha fugato ogni dubbio. Scende in campo e fa campagna elettorale in vista delle prossime elezioni dell’Ordine. O almeno così pare. Che la FNSI possa dire la sua in materia è legittimo, semmai è poco carino che a farlo sotto mentite spoglie siano invece le correnti che la governano.
Il loro scopo è quello di arrivare laddove sono più in difficoltà, cioè tra i freelance.
Per farlo si sono prodigati in un bel messaggio autoreferenziale. Raccontano delle loro commissioni autonome dedicate ai freelance, che prima hanno preso il posto di un più opportuno organismo di base, poi hanno dimostrato (lo dice il loro stesso statuto) di non essere così autonome. Sono quelle commissioni che dovrebbero rivoluzionare lo status quo e che invece, al massimo, arriveranno a scrivere qualche inutile documento.
E tant’è che per farle funzionare sono venuti a cercare, anzi cooptare, gli ideatori e gli animatori di USGF (Unione Sindacale Giornalisti Freelance) cioè quell’Organismo di base che non vogliono.
Non solo, hanno anche raccontato del tariffario Fnsi-Uspi 2010. Loro dicono che è l’unico accettato dagli editori. E’ vero, hanno ragione. Dicono anche che è dignitoso. E’ vero anche questo, ma è dignitoso solo per gli editori (altrimenti l’accordo non l’avrebbero mai raggiunto).
Evidentemente, in FNSI, chi lo ha redatto o non ha idea di quanto tempo ci voglia per fare un buon lavoro (soprattutto alla voce “servizi”), oppure è un genio dell’economia domestica. Quello che invece non hanno raccontato è che, tariffario o no, ai freelance gli editori continuano a proporre cifre che il più delle volte oscillano tra i 2 e i 20 euro lordi, senza che il sindacato muova un dito.
Certo, poi si pubblicano libri, documenti, si fanno convegni e conferenze, tutto per far sapere a un freelance quel che già sa, che vive quotidianamente sulla sua pelle. Grazie. Forse non si sono accorti che i bisogni sono altri. Forse non si sono accorti che quello che hanno fatto con questa newsletter è stato un uso indebito del nome del sindacato.
Se avessero voluto dar voce alla FNSI, avrebbero dovuto fare qualcosa di diverso, tipo guardare alla comunione d’interessi. Visto che volevano parlare ai freelance avrebbero dovuto sottolineare come il rispetto dell’etica e della deontologia sia legato all’esistenza di un tariffario onesto, anzi avrebbero dovuto proporre un qualcosa di concreto per arrivare ad una sinergia. Invece no. Si è usato il sindacato per raccontare che qualche corrente ha fatto qualcosa, e pure male (il tutto omettendo il capolavoro contrattuale).
Fabio Gibellino
Candidato al Consiglio dell’Ordine Nazionale in Lombardia
Senza Bavaglio (www.senzabavaglio.info)
Unione Sindacale Giornalisti Freelance (www.usgf.it)
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