Pubblichiamo volentieri da Ansa del 7 novembre e ripreso da La Verità un’ interessante storia di fedeltà al proprio servizio. Autore Marco Patricelli:
Un colpo di cannone partito dalla corazzata tedesca Schleswig-Holstein a Danzica, alle 4.45 del I settembre 1939, diede avvio alla seconda guerra mondiale; un colpo di cannone che non venne però sparato a pochi chilometri da Danzica, a fine settembre, avrebbe potuto far terminare subito quel conflitto. La storia non si fa con i se e con i ma, e per di più non abbiamo la prova provata che i fatti siano davvero andati come raccontano alcuni memoriali scritti dopo la guerra da ufficiali e soldati polacchi. L’ordine di cannoneggiare un hotel nel quale si trovava Adolf Hitler, per ucciderlo, non sarebbe stato impartito per motivi di etica militare e di rispetto della Convenzione di Ginevra. E così il Führer poté presenziare il 5 ottobre alla grande parata della vittoria sulle strade di Varsavia, attorniato dai suoi euforici generali. Lo scenario è la Penisola di Hel, una striscia di terra larga dai cento ai trecento metri che si protende nel Mar Baltico per 35 chilometri, e da dove si domina il Golfo di Danzica su cui si affacciano anche Gdynia e Sopot. I polacchi l’avevano fortificata con artiglieria navale e linee di trincea, e allo scoppio delle ostilità i genieri appartenenti della guarnigione di circa tremila soldati avevano ne fatto saltare con la dinamite un tratto per trasformarla in isola. Il comandante è il capo della marina da guerra, contrammiraglio Józef Michał Hubert Unrug (1884-1973), un militare di vecchio stampo appartenente a una famiglia aristocratica d’origine tedesca, una volta calvinista e poi convertita al cattolicesimo. Il padre era il maggiore generale dell’esercito prussiano Thaddäus Gustav von Unruh, ben noto all’imperatore Guglielmo II, che però si sentiva intimamente polacco. In famiglia pretendeva si parlasse polacco, nonostante la Polonia non esistesse come nazione sovrana. Anche il figlio, registrato all’anagrafe come Joseph von Unruh, era entrato nella Marina imperiale, ma nel 1918 aveva scelto di servire la rinata Polonia e aveva cambiato il cognome in Unrug.
Era stato lui ad acquistare a proprie spese la prima nave della marina polacca, l’Orp Pomorzanin. Dopo aver combattuto contro i russi nella guerra del 1920, nel 1922 era stato nominato capo di stato maggiore e nel 1924 comandante in capo della flotta.
Varsavia aveva capitolato il 28 settembre 1939 ma la Penisola di Hel resisteva ancora ai tedeschi agli ordini di Unrug, quando alcuni ufficiali gli avrebbero riferito che, in base a informazioni loro pervenute, proprio di fronte a Hel, al Kasino-Hotel di Sopot (oggi Grand Hotel), si sarebbe tenuto un ricevimento per festeggiare la vittoria sulla Polonia al quale partecipavano Hitler e i suoi generali. L’hotel era illuminato a giorno e sembra incredibile che i tedeschi non avessero considerato la pericolosità delle batterie navali di Hel: una, in particolare, la Laskowski comandata dal capitano Zbigniew Przybyszewski, con quattro cannoni Bofors da 152 millimetri. Una salva ben indirizzata contro il Kasino-Hotel non avrebbe lasciato scampo a nessuno degli ospiti. Ma Unrug si sarebbe rifiutato di impartire quell’ordine, perché l’obiettivo era civile e non militare, e perché la Convenzione di Ginevra impediva un gesto che si risolveva in un omicidio mirato. Il contrammiraglio appartiene a un mondo che non c’è più, e la Batteria Laskowski non bombarda l’hotel a Sopot. Se le cose siano davvero andate come alcuni testimoni hanno raccontato, non avremo mai modo di appurarlo perché il 2 ottobre, dopo 32 giorni di resistenza, Unrug negozia la resa con i tedeschi. Ma prima fa bruciare tutti i documenti militari. Quando davanti a lui si presenta il negoziatore della Wehrmacht che, conoscendolo di nome, gli chiede di parlare in tedesco, lui, che si è fatto accompagnare da un interprete, gli replica: «Ho dimenticato questa lingua il I settembre», ovvero il giorno dell’invasione della Polonia. I tedeschi tenteranno più volte, nei mesi seguenti, di fargli firmare una dichiarazione con la quale si riconosce come “tedesco etnico”, promettendogli un ruolo importante nella Kriegsmarine, ma lui continuerà a rifiutare e a farsi assistere da un interprete in ogni colloquio. Non parlerà più in tedesco. Liberato dagli americani nel 1945 dal campo di concentramento per ufficiali di Murnau, resterà fedele al legittimo Governo polacco in esilio a Londra e non rimetterà più piede nella Polonia ormai comunista. Lascerà il servizio attivo nel 1948 e dopo un’esperienza in Marocco si trasferirà in Francia. Per i reduci non esiste nessuna forma di assistenza e il contrammiraglio sopravvive facendo l’autista. Muore in un ospedale per veterani polacchi nel 1973 ed è sepolto nel cimitero di Montrésor. Le sue spoglie sono state riportate nel 2018 a Gdynia, di fronte al Mar Baltico, dove la tragedia della seconda guerra mondiale era iniziata e dove un colpo di cannone avrebbe potuto cambiare il corso della storia. (ANSA
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