Speciale per Senza Bavaglio
Alessandra Fava*
Roma, 6 giugno 2025
Martedì scorso 3 giugno nella prima giornata di riunione del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti (CNOG) i consiglieri si sono trovati ad esaminare una delibera del Comitato esecutivo su indennità, diaria, rimborsi ai consiglieri e ai componenti delle commissioni e dei gruppi di lavoro e sull’alloggio delle cariche.
A differenza del passato, vedi fino a tre mandati fa, il presidente del Consiglio Nazionale risiedeva in albergo. L’ultimo presidente prima di Carlo Bartoli, Carlo Verna, consultato da Senza Bavaglio, racconta che stava a Roma quattro giorni alla settimana e poteva svolgere altri compiti a distanza. Quindi viveva in albergo. Altri tempi dirà qualcuno.
Dal primo mandato di Carlo Bartoli, quindi già nella precedente legislatura, si è ritenuto opportuno, in linea con cariche simili di Inpgi e Casagit, di affittare un appartamento per il presidente per alcuni mesi.
Essendo il prezzo congruo e l’appartamento sito a ragionevole distanza da via Sommacampagna (la sede dell’Ordine Nazionale) i consiglieri attuali hanno approvato il rinnovo del contratto per 18 mesi rinnovabili.
Costi esponenziali
La giustificazzione sarebbe data dai costi esponenziali raggiunti dagli alberghi in zona Termini in occasione del Giubileo. In effetti alberghi dove prima pagavamo con le convenzioni 90-110 euro, oggi il pernottamento negli stessi posti costa duecento e passa e solo con le convenzioni si arriva a un tetto di 160 circa (parliamo dei 4 stelle), posto che la diaria giornaliera dei consiglieri è di 250 euro al giorno compresi viaggi, vitto e alloggio.
A sorpresa nella delibera dell’esecutivo, i consiglieri si sono trovati a leggere “alloggio delle cariche di cui all’art. 19 comma 1 della legge 69/1963: nel caso di comprovata convenienza economica rispetto alla particolare esigenza di presenza continuativa a Roma, collegata alla carica di Presidente, Vicepresidente, Segretario e Tesoriere, è consentito al Cnog stipulare un contratto di locazione, se dimostrato un effettivo risparmio di spesa, in alternativa al rimborso giornaliero alla menzionata carica spettante per le spese di alloggio”.
Diversi consiglieri hanno manifestato forte perplessità: 1) si estende il ‘diritto’ a un appartamento a 4 cariche con evidente aumento delle spese; 2) il dispositivo può creare privilegi difficilmente cancellabili in futuro e sperequazioni varie; 3) non si intravede la necessità di un alloggio 12 mesi su 12 visto che ci sono anche pause estive, natalizie e festive in genere.
Carica ad hoc
Il direttore generale Billi, altra carica creata dalla precedente legislatura, ha precisato che l’idea è di rendere disponibile l’alloggio del presidente ad altre cariche, in caso di impossibilità del presidente, per non lasciare la casa vuota.
Che però non è quello che si legge nella delibera. Ha anche destato parecchia discussione l’equiparazione dell’affitto mensile alla diaria quotidiana, in quanto si arriverebbe a cifre che superano i 7 mila euro al mese (7.499 per la precisione).
Per non parlare del fatto che la delibera fa pensare che vengano affittate quattro case, una conclusione con forza negata dalla giunta che ha invitato i consigeri “a leggere meglio”. Morale, il Consiglio ha approvato diversi emendamenti lasciando l’uso dell’appartamento solo al presidente.
Cancellati 3 inutili affitti
Tra l’altro nella discussione un consigliere ha fatto notare che tutti gli atti passano comunque per l’approvazione del bilancio, che però non è certo un documento di immediata lettura come una delibera.
Detto questo sia il presidente Bartoli che la segretaria Spadari hanno sottolineato che lo scopo di tutto “è il risparmio dell’ente”. Quindi cari nostri elettori grazie ai nostri emendamenti che hanno colto la maggioranza di sorpresa, abbiamo cancellato tre inutili affitti. Un bel risparmio!
Altro aspetto che ha provocato la richiesta di molte spiegazioni è stato il rimborso chilometrico, per chi usa l’auto: un numero molto esiguo di colleghi che si trovano in zone poco servite dai mezzi pubblici nel Sud Italia, vedi Molise.
Tale rimborso era stato abbassato a 0,20 centesimi a chilometro, ben sotto i limiti Aci. Il viaggio verso Roma sarebbe costato molto ai consiglieri che devono usare l’auto. L’esecutivo voleva introdurre un aumento ad personam, cioè chi ne ha bisogno sarebe dovuto andare dal tesoriere, esporre le proprie esigenze e chiedere uno strappo alla regola per ottenre un incremento al rimborso dello 0,20.
Tipico metodo per comprare il consenso e quindi il voto dei consiglieri. Insomma, io ti do l’aumento, se tu mi voti.
Aumento chilomtrico
Il consiglio invece ha chiesto e ottenuto un aumento chilometrico, fissato alla fine da Bartoli a 0,35 che sembra cifra congrua per coprire le spese di viaggio. Posto che l’auto viene usata da pochissimi consiglieri e gli altri – più fortunati – usano treno e aereo per raggiungere Roma.
Il CNOG del 3 e 4 giugno ha messo altra carne al fuoco: l’esecutivo ha ritenuto opportuno creare una Commissione speciale per la riforma della legge del 1963 (4 uomini, nessuna donna e nessun pubblicista). Peccato che il compito sarebbe della Commissione Giuridica della quale faccio parte.
La Commissione Giuridica (che esiste da sempre) ha chiesto che ci sia collaborazione tra i due gruppi visto che la Riforma della legge vecchia come Noè sarebbe compito precipuo della giuridica (nella quale sono entrata proprio per quello).
Certo la legge va riscritta per intero, ci ha provato ogni consiglio a volte riscrivendola in parte o apportando dei correttivi (senza alcun accoglimento da parte degli organi vigilanti e tantomeno del governo).
La legge del ‘63 contiene molti aspetti della nostra professione ma anche le regole per il funzionamento degli organi rappresentativi e non è aggiornata alle nuove tecnologie e tantomeno a che cosa fa il giornalista oggi.
Sotto dettatura
Sarebbe anche utile che non sia un provvedimento scritto sotto dettatura di qualche corrente Fnsi! Ci auguriamo che ci sia un largo dibattito sull’argomento che tocca anche la divisione tra pubblicisti e professionisti e le quote di rappresentanza degli stessi nel CNOG.
Altro punto interessante della discussione è stato il progetto dell’esecutivo di introduzione di un nuovo tesserino elettronico, detto Carta Valori, creato appositamente per l’Ordine dalla Zecca di Stato in quanto non falsificabile che costerebbe all’ente diversi milioni anche col contributo di cifre intorno ai 20 euro degli iscritti.
La giunta ha spiegato che siccome ad agosto 2026 scade il tesserino cartaceo per tutti gli ordini professionali, si passerebbe al nuovo formato con contributo fisso in aggiunta alla quota ordinistica di ogni iscritto. La decisione su tale tesserino ipotizzato della durata annuale o triennale o forse quinquennale sarà presa dalla Consulta dei presidenti degli Ordini regionali.
Naturalmente ci sono vari aspetti: 1) come revocare il tesserino se uno non paga le quote e il tesserino vale oltre l’anno; 2) come dimostrare che c’è il bollino dell’anno in regola col pagamento delle quote; 3) le regioni del Sud chiedono di minimizzare o azzerare il costo per i pubblicisti. Su questo si passa la palla ai presidente regionali.
Alessandra Fava*
alessandrafava2023@proton.me
*Consigliera dell’Ordine Nazionale eletta in Lombardia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le iconografie pubblicate sul sito di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni
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