Speciale Per Senza Bavaglio
Laura Verlicchi
Milano, 25 aprile 2025

Giustizia è fatta al “Sole 24 ore”: o no? Il Tribunale prima, in due diverse tornate, e la Corte d’appello dopo hanno dato ragione per ben tre volte a Lara Ricci, la giornalista discriminata al rientro dalla maternità che ha intentato causa al giornale per cui lavora da oltre vent’anni: ma la sentenza è stata eseguita solo in piccola parte, non restituendo alla giornalista la posizione che le compete.

“Ero responsabile dal 2015 delle pagine di letteratura dell’inserto culturale domenicale, con qualifica di vicecaposervizio – racconta Lara -. Tutto è cambiato nel 2020 con l’arrivo di un nuovo caporedattore, che ha impresso una svolta gerarchica all’organizzazione del lavoro. Quindi è iniziata una campagna negativa nei miei confronti già durante la gravidanza. Al rientro in redazione nel 2021, dopo la maternità obbligatoria, sono passata da un ruolo di coordinamento gestionale ad un ruolo esecutivo, di fatto un correttore di bozze. Io gestivo 60 collaboratori e ora passavo pezzi decisi da qualcun altro, mi hanno tolto anche le rubriche che avevo, esclusa da ogni corrispondenza con i festival e le manifestazioni letterarie, gli editori, i collaboratori, gli scrittori, i traduttori e perfino dagli scambi via mail con i colleghi della redazione relativi alla realizzazione del giornale”.

Inutili i tentativi di ricomposizione: non sono serviti i solleciti nei confronti del caporedattore e della direzione, anche da parte del comitato di redazione, che è prontamente intervenuto e si è molto speso, e neppure le diffide al giornale.

Così, Lara Ricci si è rivolta al Giudice del lavoro, che le ha dato ragione nel 2023, condannando il gruppo editoriale a ripristinare le sue mansioni e a corrisponderle un adeguato risarcimento. Una pronuncia innovativa, basata sul Codice delle pari opportunità, confermata anche nella fase successiva e nel grado d’ appello: una speranza per le tante, troppe giornaliste penalizzate per aver scelto di diventare madri.

“Il mio demansionamento è stato conseguenza di una discriminazione direttamente collegata alla maternità: questo hanno affermato i giudici, dal primo all’ultimo. Così abbiamo vinto il procedimento sommario – spiega la giornalista -poi in primo grado, infine in appello. Ma non tutto è andato come doveva andare: i provvedimenti dei giudici non sono stati ancora correttamente eseguiti. Al giornale mi hanno ridato il ruolo ma è svuotato. Sono in una sorta di gabbia, con molte meno mansioni e argomenti di cui occuparmi e molte più regole: per esempio tutta la letteratura italiana contemporanea è stata affidata ad un collaboratore esterno, molti temi di cui mi occupavo sono passati ad altre pagine, i collaboratori sono stati decimati”.

E oltre il danno, la beffa: “Il Sole 24 ore ha mantenuto ugualmente la certificazione per la parità di genere ottenuta nel 2023, nonostante tre condanne proprio per discriminazione legata alla maternità. Una certificazione importante, perché garantisce vantaggi contributivi (è previsto un esonero del versamento dei contributi previdenziali) e nell’accesso ai bandi pubblici”.

Laura Verlicchi
verlicchilaura7@gmail.com
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