Speciale Per Senza Bavaglio
Vittorio Pasteris
Torino, 11 dicembre 2024
Se arrivate a Fermo e guardate verso l’interno vedrete nel verde delle colline delle Marche una serie di case intorno a una villa che si staglia verso il mare. E’ il luogo dove è partita la comunità di Capodarco.
La Comunità di Capodarco nasce nel Natale del 1966 a partire dagli ambienti del cattolicesimo sociale grazie a don Franco Monterubbianesi che pensó di offrire una qualità diversa di vita fuori da ambienti chiusi e inutili per tredici disabili che vivevano con il sacerdote nella villa abbandonata a Capodarco.
I valori di base della Comunità furono accogliere, condividere, progettare futuro, il tutto in un contesto che volle essere diverso e che senza saperlo sperimentò i principi dell’inclusività sociale.
Capodarco celebrò i primi matrimoni tra persone disabili, festeggiò i figli delle coppie, costruì cooperative di lavoro vere, intuendo percorsi nuovi nel mondo della comunicazione. Come una slavina gentile la missione proposta da Capodarco fece proseliti dato che nel tempo partirono altre comunità in tutta Italia che si unificano legalmente nella Comunità di Capodarco.
Oggi le comunità sono 19 di cui 4 all’estero. La Comunità di Capodarco è presieduta dal 1994 da don Vinicio Albanesi, a capo di un consiglio composto dai presidenti delle comunità locali. La Comunità Internazionale di Capodarco, ha la sua sede operativa presso la Comunità Capodarco di Roma.
I temi ESG sono fortunatamente diventati un valore condiviso, il sociale si racconta molto di piú e molto meglio, l’inclusisione è parte della nostra vita, anche se c’è ancora tanta strada da fare, ma nei primi anni 2000 era diverso.
Negli anni ’80 Capodarco aveva dato vita ai primi esperimenti di giornalismo sociale dagli incontri con i giornalisti del Gruppo di Fiesole da cui nasce Il margine della notizia, una sorta di rassegna stampa sui temi del disagio sociale che viene presentata nel marzo 1990 in un convegno nella sede storica della comunità.
Nel 1991 in collaborazione con l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione dei periodici del volontariato sociale nasce l’agenzia Res (Risposte Esperienze Servizi) di Capodarco per costruire un’informazione sociale. Nel 1994 il primo seminario di formazione per i giornalisti sui temi del disagio e dell’impegno sociale, dal titolo Redattore Sociale al cui interno si comincia a progettare uno strumento di informazione e di documentazione sui temi sociali costante, professionale, di vero giornalismo.
Il primo seminario del 1994 presso la Comunità di Capodarco di Fermo ha generato negli anni gli storici seminari di formazione in tutta Italia destinati ai giornalisti, intitolati a loro volta Redattore sociale a cui hanno partecipato oltre 8.000 giornalisti e 600 relatori in 22 anni.
Obiettivo dei seminari era contribuire alla costruzione di un giornalismo più sociale con una maggiore conoscenza e sensibilità verso gli ultimi per invertire la tendenza a un’informazione sempre più spettacolarizzata nei contenuti e nelle espressioni.
Nel dicembre 2014 Redattore Sociale ha pubblicato il libro Raccontare come va il viaggio, in cui si narrano i primi 20 anni di seminari attraverso le parole di alcuni degli ospiti di Capodarco con appunti di viaggio utili a chi svolge o intende svolgere, la professione del giornalista.
Nel febbraio 2001 a Capodarco nasce l’Agenzia giornalistica quotidiana Redattore Sociale, prima testata edita da una realtà del terzo settore, con il suo sito web in abbonamento. Il primo lancio dell’agenzia è online alle 9.45 del 21 febbraio 2001. A dirigere la testata Stefano Trasatti che creerà una generazione di “giornalisti sociali” fino alle sue dimissioni da direttore nel 2016.
Con il tempo si passa dalla carta al sito in cui convivono le due anime di Redattore Sociale, quella dell’agenzia, riservata agli abbonati, e quella del sito liberamente accessibile.
Negli anni peró la situazione economica di Redattore Sociale economica cominica ad avere dei problemi. Le ragioni sono diverse. Da un lato il modello di business di un’agenzia con gli obiettivi di Redattore sociale è complesso, i costi di un buon giornalismo sono alti, il sociale richiede finanziamenti e aiuti che non sempre sono meritocratici anche sul web.
Poi paradossalmente è proprio stata la missione di Redattore Sociale a cannibalizzarlo. Lo sforzo per creare un’informazione orientata al sociale e alla sostenibilità, la crescita del dibattito pubblico su questi temi ha portato alla nascita di altre testate che hanno creato la concorrenza al loro pioniere.
La crisi ha portato anni difficili di cassa integrazione e riduzione del personale.
Nel dicembre 2024 la notizia che nessuno avrebbe voluto leggere:
Redattore Sociale, l’agenzia di stampa sui temi del disagio e dell’impegno sociale, attenta ai temi dei più fragili, come anziani, disabili, italiani e stranier chiude. Una perdita per tutto il mondo dell’informazione. Nata quasi trent’anni fa proprio a Capodarco, chiude dopo due anni di pesante cassa integrazione.
Con i comunicati della Comunità e della Redazione
Ai primi mesi del 2022, dopo vari rinvii, l’Ente nazionale Inail, con il quale avevamo un importante contratto di affidamento dell’organizzazione e gestione del servizio di contact center denominato “SuperAbile Inail”, ci ha comunicato che un nuovo bando per gli stessi scopi con decorrenza dal 30 novembre 2022 era stato assegnato a una diversa agenzia (Dire), avendo ottenuto il 33% di ribasso. Per Redattore Sociale il corrispettivo di tale contratto rappresentava circa il 90% dei ricavi. Da qui le difficoltà finanziarie per Redattore Sociale che aveva alle proprie dipendenze, proprio in ragione del bando, un consistente numero di giornalisti (9 unità) e di altrettanti poligrafici.
Di comune accordo con il personale e i relativi rappresentati sindacali, si decise di accedere alla cassa integrazione speciale all’85%. A fronte di tale situazione tre giornalisti e cinque poligrafici decisero le proprie dimissioni. Nonostante l’impegno per ulteriori commesse (Ministeri, Regioni, gruppi editoriali), a fronte di un gruppo ancora significativo (cinque giornalisti assunti all’Art. 1 del contratto nazionale e altrettanti poligrafici) non è stato possibile ottenere nulla, nemmeno promesse. Da qui la dolorosa decisione di cessare, per ragioni economiche, l’attività della Società a r.l. Redattore Sociale, le cui quote fanno capo alla Comunità di Capodarco di Fermo.
Il 3 dicembre u.s., a Roma con rappresentanti della F.N.S.I. si è deciso di precisare le condizioni di trattamento spettanti ai dipendenti. Redattore Sociale è in grado di onorare tutti gli obblighi derivanti dal licenziamento (trattamento di fine rapporto, ferie non godute etc.). La discussione è unicamente per le mensilità aggiuntive spettanti in virtù del CNLG e non comuni ad altre categorie di lavoratori.
Redattore è ancora creditrice di somme dal Ministero delle Comunicazioni, dell’IVA, di alcuni abbonamenti del 2024. L’impegno è di mettere a disposizione dei dipendenti ogni incasso facente capo a Redattore Sociale. È stata offerta anche la cessione della testata ai Giornalisti, offerta che è stata rifiutata.
Da due anni, nonostante le sollecitazioni della redazione, l’editore non ha cercato nessun’altra soluzione per tenere in piedi un progetto che considerava ormai concluso. Poco importa che quel progetto in questi anni abbia raccontato per primo il disagio, economico e sociale, sempre crescenti nel nostro Paese. Che abbia dato voce agli emarginati, ai disoccupati, ai lavoratori poveri e a tutte quelle categorie di persone che, nella convinzione dei giornalisti di Redattore sociale, erano i primi a dover essere ascoltati, rilanciati e protetti.Ecco, oggi i disoccupati siamo noi giornalisti di Redattore Sociale che, senza un lavoro, rischiamo di precipitare nelle stesse condizioni di disagio delle persone che abbiamo raccontato tante volte. Noi che ci troviamo a dover pagare le scelte di un editore che ci vede solo come un costo aziendale. E che oggi sceglie di mandarci a casa a condizioni inaccettabili e senza neppure onorare tutte le spettanze, che garantirebbero, almeno nell’immediato, una vita più serena a noi e alla nostre famiglie. L’accordo che ci è stato proposto prevede non solo una significativa decurtazione delle indennità, ma le vincola alla riscossione di alcuni crediti. Senza garanzie, dunque, potremmo non avere niente. Ancora una volta tutto sulle spalle dei lavoratori.Come giornalisti di Redattore Sociale ci sentiamo di dover denunciare questa situazione nello stesso modo in cui nel tempo ne abbiamo denunciate di analoghe. In questi anni, nonostante le condizioni sempre più precarie del nostro lavoro, abbiamo cercato di portare avanti l’impegno giornalistico quotidiano, assicurando il notiziario, nella convinzione che c’era un mondo fuori dall’informazione mainstream che andava (e va) raccontato.
L’impegno con i nostri lettori lo abbiamo sempre onorato, ci saremmo aspettati la stessa correttezza e affidabilità da parte dell’editore.
Finisce così la storia di Redattore Sociale una testata piccola ma che, vogliamo credere, in questi anni ha contribuito a migliorare il modo di fare informazione. Migliaia di colleghi e colleghe hanno partecipato ai seminari di Capodarco, si sono formati nel confronto e nello scambio che quelle giornate offrivano ai professionisti della comunicazione.
Quello che chiediamo oggi all’editore è che almeno si chiuda in maniera onorevole, dando ai lavoratori quanto spetta per legge. Senza trattamenti diseguali tra giornalisti, mettendo in pratica i valori dichiarati negli anni, che oggi stridono con l’accordo farsa proposto ai lavoratori di Redattore Sociale.
Vittorio Pasteris
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Le iconografie che illustrano gli articoli di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni.
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