La Cassazione conferma: Illegittimo il licenziamento di Caizzi dal Corriere

Senza Bavaglio
Milano, 19 novembre 2024

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza che aveva dichiarato illegittimo e nullo il licenziamento imposto dall’editore di RCS Urbano Cairo all’inviato e corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera, Ivo Caizzi.

Emettendo la sentenza n. 29148/2024 ha cosi reso definitivo il giudizio della Corte d’Appello di Milano, che aveva censurato la chiusura del rapporto di lavoro operata dalla società in quanto in grave violazione del Contratto nazionale giornalistico (Cnlg). RCS era stata condannata “a riammettere il giornalista in servizio e a corrispondergli le retribuzioni maturate”.

L’editore, dopo aver eseguito il reintegro al Corriere e pagato gli stipendi arretrati, ha tentato di far ripristinare il licenziamento dalla Suprema Corte, che però ha ritenuto infondati i sei motivi del ricorso.

Caizzi era stato licenziato da RCS per lettera nell’aprile 2020 senza alcun preavviso e senza motivazione, quando era in piena attività per il Corriere e di fatto bloccato nella sua abitazione di Bruxelles per il lockdown della pandemia. L’editore non aveva resa nota la causa della rescissione del trentennale rapporto di lavoro nemmeno ai rappresentanti sindacali dei giornalisti di Via Solferino, che avevano stigmatizzato questo comportamento illegittimo dichiarando anche “profondo disagio per i modi usati, che non si addicono alla tradizione e allo stile del Corriere”.

Il responsabile dell’Ufficio di corrispondenza di Bruxelles, tramite gli avvocati Mario Fezzi e Maurizio Borali, aveva subito impugnato il licenziamento. In tribunale RCS aveva giustificato la rescissione immotivata del rapporto di lavoro come “pensionamento”. Ma i giudici di Milano avevano accertato la violazione contrattuale e condannato l’editore.

Caizzi era rientrato in servizio al Corriere. Aveva diffuso in rete a tutta la redazione gli articoli di varie testate sul suo licenziamento illegittimo e, avendo raggiunto l’età pensionabile, non aveva più contrastato la volontà dell’editore di chiudere il rapporto di lavoro. Ha poi atteso la vittoria definitiva in Cassazione per poter ora procedere con altre richieste risarcitorie in tribunale.

Negli ambienti giornalistici il provvedimento di RCS senza motivazione era apparso un licenziamento “in tronco” probabilmente collegabile all’impegno di Caizzi in difesa dell’indipendenza e della qualità dell’informazione del quotidiano di Via Solferino.

Notevole clamore mediatico aveva provocato una sua iniziativa “a tutela dell’indipendenza e della credibilità del Corriere”, che contestava al direttore Luciano Fontana di aver annunciato in prima pagina con il massimo risalto una inesistente procedura d’infrazione dell’Unione europea contro l’Italia, mai verificatasi neppure in seguito.

Ivo Caizzi nella sala stampa della Commissione Eurupea a Bruxelles mentre fa una domanda

In precedenza il corrispondente da Bruxelles era intervenuto spesso nel dibattito sindacale interno alla redazione criticando il direttore e l’editore del Corriere per le perdite di copie, l’influenza della pubblicità e del marketing e per le richieste di aiuti pubblici nonostante gli ingenti profitti incassati da Cairo e i ricchi bonus assegnati ai principali dirigenti.

Caizzi, aveva anche stigmatizzato la perdita di autorevolezza e prestigio della sua testata che secondo lui ,e anche secondo  tanti redattori ed ex redattori del Corriere, è la vera causa della perdita di copie.

Senza Bavaglio

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