Chi è Ugo Degl’Innocenti, candidato nel Lazio al congresso della Fnsi (nelle liste di Informazione@futuro)

Ugo Degl’Innocenti

Giornalista professionista, attualmente è in servizio nell’Ufficio stampa istituzionale del Consiglio regionale del Lazio, dove è entrato per concorso undici anni fa. Alla fine degli anni Ottanta sviluppa una serie di pubblicazioni d’informazione nella Maremma toscana e collabora prima con “la Repubblica” e poi con “Il Messaggero”.

Nel 1996 si trasferisce a Milano per occuparsi dei supplementi giornalistici speciali dei quotidiani del gruppo Class, “MF/Milano Finanza” e “ItaliaOggi”. Licenziato ingiustamente nel 2001, vince la causa di lavoro nel 2006, ma ottiene l’effettiva reintegrazione in servizio solo dopo la mobilitazione della categoria e ben tre interrogazioni parlamentari. La sua esperienza milanese si conclude nella redazione di diritto e fisco di “ItaliaOggi”.

È l’autore del saggio-dossier “Giornalisti ieri, oggi. E domani? – Come cambia la professione in Italia” (2006) e di “Giornalismo e politica SpA. Un sodalizio canaglia”, con la prefazione di Sergio Rizzo, (Aracne editrice, Roma, 2013). È tra i fondatori del gruppo sindacale Quarto Potere (2000), dal quale per scissione nasce Senza Bavaglio. È stato delegato al ventiquattresimo congresso della Federazione nazionale della stampa italiana (Saint Vincent, 2004), eletto nelle liste di Senza Bavaglio, e all’ottavo congresso dell’Associazione stampa romana (2015), eletto nelle liste di Informazione@futuro, nelle quali, come in questa tornata, erano presenti i candidati di Senza Bavaglio.

Da anni impegnato per il rispetto delle regole negli uffici stampa, a cominciare dalla legge 150/2000, nel 2017 ottiene un importante risultato per la categoria: grazie a una lunga azione di sensibilizzazione a sostegno delle ragioni dei giornalisti, il Consiglio regionale del Lazio approva una norma che prevede l’applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico a tutti i colleghi in servizio negli uffici stampa della Regione. Tale norma viene poi impugnata dal governo Gentiloni. Al momento si attende il giudizio della Corte costituzionale.

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