La parola “rottamiamoli” riferita a persone non m’è mai piaciuta. Non mi piace molto neppure come la usa il sindaco di Firenze, che ne ha fatto un tormentone, quel Matteo Renzi che non capisco bene se fa il fine dicitore o se vuole partecipare alla sfilata per eleggere Mister Prime Minister o Mister PD’s C.E.O. Però è vero che in Italia c’è bisogno di aria e facce nuove. Ovviamente aria ricca di ossigeno e facce dotate di una testa con cervello, altrimenti si resta al livello anagrafico senza mai raggiungere il livello politico e neppure quello sindacale degno di questo nome.
Insomma, “rottamiamoli” e “largo ai giovani!” non sono di per sé una linea e un programma politico. Se vado a rottamare l’auto vecchia e scassata mi pongo prima o in contemporanea il problema di quale auto nuova e di buona qualità acquistare. Analogamente, si fa largo ai giovani con più convinzione se hanno un programma e lo si conosce. Però questi colleghi che governano da decenni Fnsi, Casagit, Ordine e quant’altro credo proprio che vadano se non rottamati almeno messi a riposo. Non è, badate bene, una questione di età o di schieramenti di appartenenza, perché sarebbe da una parte ingeneroso e dall’altra la solita solfa. Si tratta invece del fatto che sono responsabili dell’ascesa troppo poggiata ai partiti politici e della conseguente inevitabile caduta rovinosa delle condizioni della professione di giornalista. Condizioni sotto gli occhi di tutti e tali da rendere superfluo descriverla per l’ennesima volta.
C’è un’intera generazione, ma forse anche due intere generazioni di dirigenti sindacali e di organismi delle nostra categoria sicuramente responsabili della progressiva dequalificazione della nostra professione e delle sue sempre peggiori e ormai drammatiche condizioni occupazionali e retributive.
Squadra che vince non si cambia. Giusto. Ma squadra che perde? E che perde da tempo? Va bene, non rottamiamola, ma portiamola fuori campo.
Rottamarli no, ma mandarli a casa sì!
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