Francesconi, diciamola tutta!

E dunque il parlamento ha approvato l’emendamento alla legge 416 che metta in conto allo Stato e non più dell’Inpgi il costo dei prepensionamenti dei giornalisti.

Bene hanno fatto quindi la dirigenza passata e quella attuale dell’Istituto a darmi retta. Non è stato infatti un tampinamento   inutile il mio  insistere perché ci si rendesse conto, e si agisse di conseguenza, di una anomalia: di norma è l’Inps, cioè lo Stato, ad   accollarsi il peso degli ammortizzatori sociali, come è giusto che sia perché sono ammortizzatori sociali e non aziendali, privati, mentre invece quando si tratta di giornalisti il peso grava sulle casse del nostro Istituto, cioè sulle nostre tasche di privati cittadini.

Ma allora le tasse che le paghiamo a fare, se non abbiamo diritti pari agli altri lavoratori?

StimolatA, qualcuno dice spintonatA, da me, la dirigenza dell’Istituto anziché fare muro in base alle solite logiche sindacalesi della serie “preferiamo occuparci solo delle idee e delle proposte del nostro gruppo”, logiche che stanno ingessando non solo le rappresentanze della nostra categoria, ha il merito dell’avere deciso di chiedere prima un parere pro veritate a una esimia personalità giuridica e poi di agire di conseguenza anche sul piano pratico per farsi riconoscere appieno le proprie buone ragioni. Bene, ce l’abbiamo fatta!

Della ragionevolezza della dirigenza passata e presente dell’Inpgi bisogna prendere atto con soddisfazione e  riconoscerne i meriti collettivi. Proprio per questo non capisco il volere monopolizzare la faccenda, il volersi accaparrare tutto il merito o assegnarlo solo alla propria parrocchia come sta facendo in queste ore pro domo propria un candidato veneto – Paolo Francesconi – alle attuali elezioni per il posto reso vacante nel Consiglio generale dell’Inpgi dalle dimissioni di Gabriele Cescutti.

Polemiche e fuffa a parte, ora però bisogna essere conseguenti, e chiedere cioè allo Stato anche la restituzione delle cifre arretrate spese per supportare costi che è stato sancito non erano di nostra competenza, bensì di competenza pubblica. Visto che comunque l’orizzonte è nero, e che il gioco degli editori si fa sempre più pesante, è bene mettere in cascina quanta più legna si può.

L’ho già detto tempo fa: quando si ritiene di essere nel giusto bisogna alzare la mano, aprire la bocca e insistere. La goccia cinese, si sa, scava anche la pietra. Senza poi nessun bisogno di voler monopolizzare, per dirlo alla veneta, il “ciento pe’ ciento” del risultato.

Pino Nicotri

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