SPECIALE ELEZIONI 2018/ Ritorno al futuro, come riscoprire un’informazione pulita

Speciale per Senza Bavaglio
Eugenio Gallavotti
Milano, 11 novembre 2018

Il sistema dei giornali, negli ultimi dieci anni, con maggiore frequenza nei periodici, ha molto concesso alle sirene pubblicitarie, oltretutto in un quadro dove i brand hanno investito sempre meno, trasferendo risorse verso altri/nuovi canali di comunicazione.

Forse c’è spazio per un ritorno al futuro (chi ricorda il tetto alle inserzioni adv, per esempio al Corriere delle Sera?), per ripartire dal basso, da giornali anche online che propongano alle lettrici e ai lettori una selezione critica delle notizie – e delle offerte del mercato – risolvendo uno dei maggiori problemi correnti, come sostiene il sociologo Enrico Finzi, ovvero l’impossibilità di essere informati su tutto. ”Una selezione appassionata, competente, onesta, non servile, fatta con criteri trasparenti – secondo Finzi – rilancerebbe i giornalisti, rilegittimati da un mix di capacità, uscite sul campo, spirito critico al servizio del lettore, gusto del racconto, coinvolgimento del target…”.

Insomma, un giornalismo più indipendente. Che può avvalersi del “metallo vivo” delle nuove generazioni che si stanno affacciando alla professione. Per rimuovere la “ruggine” dello status quo. L’utenza pubblicitaria potrebbe essere attratta da questa rivoluzione e premiare la ritrovata autorevolezza dei nuovi giornali.

Ragazze e ragazzi del mio corso di Comunicazione, con qualche eccezione, sono comprensibilmente orientati sui social, le pierre, l’organizzazione di eventi e così via. Ma la piccola minoranza di futuri giornalisti potrebbe trovare stimolo nei media più autonomi dalla pubblicità. Una volta i professionisti erano pochi, selezionati, tutti bravi. Con il gigantismo degli anni Ottanta, a volte la quantità ha finito per soffocare la qualità. Così penso che, per assurdo, oggi potrebbe essere un bene che pochi ventenni vogliano fare informazione. È lo stesso terreno fertile degli anni d’oro del mestiere…

Certo, le questioni sono tante. Per esempio, le aziende dei giornali, da Lehman Brothers in poi, hanno perso appeal agli occhi dei manager. Di qui la necessità, per invertire la tendenza, di avere amministratori motivati/interessati, davvero disposti a investire la loro carriera nell’editoria. Quanti sono veramente appassionati? Quante volte si ha la sensazione che siano altrove, aspettando di essere cooptati da Vodafone o da Google? Ecco, questo è un bel nodo da sciogliere.

Paradossalmente, ci vorrebbe un esame di Stato anche per i consiglieri d’amministrazione delle case editrici. E l’aggiornamento professionale… Sarebbe un bel filtro. Più ragionevolmente, si può sostenere la presenza di giornalisti qualificati all’interno dei Cda e/o il parere non vincolante dei giornalisti sulle nomine dei manager.

Eugenio Gallavotti
Candidato alle elezioni ALG e FNSI nella lista “Senza Bavaglio e Indipendenti”
Già vicedirettore esecutivo e consulente alla direzione di “Elle”
Docente alla facoltà di Comunicazione dell’università Iulm di Milano
gallavottieugenio@gmail.com

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