Linciaggio mediatico di Alessadra Sardoni: ancor più pericoloso quando colpisce i giornalisti

Speciale per Senza Bavaglio
Alessio Algeri
Matera, 16 luglio 2018

È ormai diventato un becero uso ben consolidato ”attaccare” gli operatori della comunicazione in seguito a interviste fatte ai politici o alla pubblicazione di articoli che mettono in risalto ”pecche” e abusi perpetrati dai soliti politici.

Le cronache non lesinano detti attacchi, frequentissimi e spesso pericolosi per l’incolumità del giornalista, specialmente quando a scatenarsi contro il malcapitato operatore è la rete. Oggi, infatti, non c’è articolo o intervista politica che non viene condivisa sui social, sempre più libero campo per le reazioni di pancia di tanta parte dei cittadini, e qui si può essere massacrati dai commenti dei sostenitori o minacciati e denigrati in maniera incontrollata.

Il cosiddetto linciaggio mediatico non è una pratica poco usata e a farne le spese sono a turno tutti i colleghi che si espongono o che più semplicemente pongono domande che non fanno piacere o che fanno troppe domande. Insomma, in qualsiasi modo la si vuol vedere, l’antipatia per i giornalisti non è un mistero e soprattutto è cresciuta a dismisura, particolarmente negli ultimi mesi in cui l’Italia è stata teatro di grandi cambiamenti politici.

Alessandra Sardoni

L’ultimo caso degno di nota è l’attacco sui social ad una giornalista di La7, Alessandra Sardoni, che nei giorni scorsi ha intervistato il ministro Di Maio nel corso della trasmissione “Omnibus”. Il neo ministro – che, a onor del vero, durante l’intervista ha tenuto un comportamento consono al ruolo – ha poi condiviso il video sul suo profilo Facebook e i suoi sostenitori si sono scatenati contro la giornalista al grido di “Faziosa, piddina, maleducata, giornalaia asservita”.

Non è la prima volta, dicevamo, che succede, però ogni volta lascia sgomenti al punto da invocare quasi una regolamentazione più severa del web. Sacrosanto salvaguardare il diritto di critica in un paese democratico, così come esprimere pareri sui contenuti e, volendo, anche sulla professionalità di tanti lavoratori, ma offese e  minacce, siano esse leggere che pesanti, non dovrebbero avere “diritto di cittadinanza”. Perché fanno male. Bene la critica, ripeto, ma che non trascenda nei toni e nei contenuti tanto da far pendere la bilancia solo da una parte.

Difficile negare, d’altra parte, che esistono giornalisti compiacenti, prezzolati, funzionali a sistemi e personaggi, però è anche ingiusto offendere una categoria che comprende tra i suoi iscritti giornalisti motivati, malpagati e perseguitati da criminalità e, spessissimo, anche da politici. L’attacco sui social si rivela, peraltro, una condanna senza possibilità di difesa, che si allarga nel tempo di un click e raggiunge migliaia di persone scatenate e ideologicamente furiose.

Non è da escludere, inoltre, che i giudizi scaturiti dalla crescente rabbia sociale e vomitati nella grande piazza mediatica, possano sfociare in attacchi materiali e pericolosi per il malcapitato di turno. Una realtà drammatica, nella quale il grande assente è come sempre l’Ordine dei giornalisti, ormai estintosi per quanto riguarda la difesa dei suoi iscritti, ma ben presente e poco indulgente quando si tratta di rastrellare le quote.

Alessio Algeri
algerialessio2@gmail.com

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