Trent’otto anni fa l’assassinio di Tobagi: il sindacato commemora la sua morte ma tradisce le sue idee

Speciale Per Senza Bavaglio
Maurizio Andriolo
Bergamo, 28 maggio 2018

Oggi si ricorda l’assassinio di Walter Tobagi, 38 anni fa, come se fosse ieri. Chi architettò questo atroce delitto non fu solo un terrorista, ma il prodotto di un’accolita di medio lignaggio, per cui Tobagi rappresentava un pericolo in quanto incarnava il giornalista capace di trasformare un burocratico sindacato oltre che contribuire alla modernizzazione della società liberale e cristiana.

L’omicida era persino inviso, a quei tempi, al Movimento Studentesco che lo accusava di “provocazione” e di “molestia” perché usava mettersi alla fine dei cortei facendo mostra di armi e, qualche volta, addirittura sparando. Da altri, invece, Tobagi veniva accusato di essere un “pericoloso sovversivo” (per giunta socialista e cattolico) e nell’ambito sindacale alcuni lo svillaneggiavano (nei Consigli Nazionali della FNSI o durante la sua candidatura alla presidenza della stessa FNSI) e lo tacciavano di essere un “sindacalista giallo”.

L’autore di questo ricordo, Maurizio Andriolo

Oggi i “nipotini” si riuniscono all’angolo di quella che fu la sua abitazione e si incensano vicendevolmente commemorando soltanto la sua morte e non le sue idee. Ricordo che negli anni più bui del “regime” (anni 40) per nascondere le continue sconfitte nazionali i gerarchi promuovevano continue manifestazioni di strada in memoria di oscuri garibaldini. Si mobilitavano balilla, avanguardisti, “simpatizzanti”. Nessuno però sapeva chi erano stati né tantomeno quale fosse stato il loro pensiero… A cosa servivano tali mobilitazioni?

Il sindacato, peraltro, è stato silenzioso fino adesso e improvvisamente convoca manifestazioni di piazza per richiamare (?) l’attenzione sulla grave situazione della stampa. A cosa serve?

Maurizio Andriolo
ex presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti

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