Influencer e blogger: la Condé Nast se ne frega dei rimproveri dell’Ordine della Lombardia

Senza Bavaglio
Milano, 19 aprile 2018

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Può succedere a tutti di sbagliare. Anche se qua da anni si valicano i confini. Ma c’è un caso aziendale specifico che rappresenta un vero rischio: quello della Condé Nast. La grande casa editrice americana – la divisione italiana da anni chiude i bilanci in utile e gira dividendi alla capogruppo d’Oltreoceano – da tempo ha messo in atto una strategia di diversificazione delle proprie attività che ha l’obiettivo di trasformare il gruppo in una sorta di media company. E come lo fa? Tagliando, chiudendo e cacciando giornalisti. Arrivando a offrire (ma forse ora la pacchia è finita) fino a 40 mensilità nette a quei colleghi che vogliono uscire dal portone principale.

Una politica industriale che sfida il contratto nazionale di categoria, che sfida il sindacato o che lo metta in difficoltà. Ma che sfida anche l’Ordine dei Giornalisti. E sapete perchè? Perché nonostante il recente richiamo formale e pubblico del presidente dell’Odg Lombardia Alessandro Galimberti al direttore editoriale Luca Dini (per anni direttore di Vanity Fair), la Condé Nast prosegue imperterrita nella sua strategia che punta alla sostituzione di fatto dei giornalisti con blogger e influencer. Ovviamente, tutto a costo zero: gli influencer, è noto, campano di sponsorizzazioni e cadeau delle aziende che reclamizzano sui social network.

Ecco come Wired racconta il ruolo degli influencer e come la Condé Nast sta trattando il problema del loro inserimeto nelle sue readazioni.

Senza Bavaglio

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