Salgari chi era costui? Stampa Democratica non sa che era un precario

Senza Bavaglio
Milano, 10 febbraio 2018

Citano Salgari, gli amici di Stampa Democratica, dimostrando che un buon giornalista, così come loro lo intendono, meno ne sa e meglio è. Basta che orecchi e tiri a campare. Citano Salgari per via del luogo comune della fantasia, manco ignorassero (o forse l’ignorano) che la loro ironia casareccia cadeva su un forzato della matita, uno schiavo costretto a scrivere per contratto e per fame almeno tre libri all’anno. Che si straziava, e malediceva gli editori, e li bestemmiava e spezzava matite.

Emilio Salgari

Ecco il meraviglioso caso, che offre suggestive assonanze (e consonanze) con chi ha gestito un sindacato nel segno del servilismo interessato verso gli editori – no, non verso gli scrittori -, e trovando sempre un distinguo che giustificasse la perdita di diritti e dignità di chi avrebbe dovuto lealmente rappresentare.

Lo ammettiamo. Abbiamo persino avuto la tentazione di non replicare alla sedicente “cronaca semiseria” (la serietà è come il coraggio, se non ce l’hai, mica te la puoi dare) dell’assemblea del 26 gennaio, affastellata dagli amici di Stampa Democratica, e da loro definita “lunare”,  manco non fosse stata da essi stessi prepotentemente diretta e proprio sulla loro Luna.

Ma è durata pochi secondi, la nostra tentazione: mai vorremmo peccare in tracotanza, supponenza, se non arroganza, appropriandoci indebitamente di requisiti così propri a coloro che li sminestrano egregiamente. E dunque onore delle armi agli editorialisti di Stampa, che ancora una volta ci mostrano le uniche armi che sanno maneggiare. Con buona pace del povero Salgari così a sproposito citato, un’ironia da pecorai – senza offesa per -, e che non troverebbe spazio neppure al Bagaglino, veste i tipici vezzi e stratagemmi da regime: l’attacco mirato sugli individui, i dissidenti, che si vogliono trasfigurare a macchiette da deridere, a fantaccini senza corpo, o a streghe, o ad arruffapopoli se non quando a menagrami, trova luogo al posto di quella scuola sindacale e politica che vuole il confronto democratico duro e serrato ma civile sugli argomenti e non sulle persone.

L’escalation si ha poi con messaggi oscuri e trasversali, velatamente intimidatori – tipo io so cose di te che manco tu sai – caratteristici di ben più autorevoli e sapienti organizzazioni o associazioni. Ma questi escamotage meschinelli sarebbero niente rispetto alla diffusa e stomachevole captatio benevolentiae di quei colleghi che si ritiene di irretire con profusione di ringraziamenti, ammiccamenti, sdilinquimenti.

Come sempre, la forma è sostanza. Ma qui la sostanza è di più: perché quei mille giornalisti che Stampa Democratica sbandiera sotto il proprio vessillo, sono un nulla rispetto ai millanta che la politica di Stampa Democratica, e il suo annichilito asservimento a interessi contrari agli interessi dei giornalisti e del buon giornalismo, ha messo alle corde, espulso dal lavoro, o al lavoro stabile e dignitoso non li ha fatti proprio arrivare. A quelli, e senza troppi fraseggi, chi governa il sindacato dovrà rispondere. Lo farà con quelle elezioni cui, arroccata su scuse che suonano come campane rotte, e incollata a poltrone come unico fine e ultima spiaggia, Stampa Democratica, di nome ma non di fatto, proprio non vuole andare?

Qui sotto il testo integrale, che Salgari non avrebbe scritto manco per un nichelino, un baiocco, un dollaro in più.

Senza Bavaglio
@sbavaglio

Resoconto semiserio di un’Assemblea lunare
da Stampa Democratica

Grazie, grazie, grazie da parte di Stampa Democratica a tutti i colleghi che venerdì scorso hanno fatto prevalere il buon senso nella surreale assemblea dei soci ALG.

Nemmeno Salgari avrebbe avuto abbastanza fantasia per inventarsi un consesso così fuori dalla realtà. Se tuttavia tanti giornalisti, con tenacia e pazienza, hanno perso una mattinata di lavoro o di tempo libero e hanno resistito 3 ore sulla loro sedia respingendo le argomentazioni lunari di chi voleva portarci al voto anticipato facendo spendere 80 mila euro all’Associazione, vuol dire che questo sindacato qualcosa di buono ha pur fatto per meritarsi il loro sostegno.

E mentre in CondéNast l’azienda consegnava lettere di licenziamento a 3 colleghe, la Mondadori era in fermento per le voci di vendita di testate e nella piccola emittente Brescia.tv l’azienda faceva sapere a un paio di giornalisti che o prendevano un part-time drastico o potevano considerarsi fuori, i vertici della Lombarda dovevano confrontarsi con il fondamentale problema del voto elettronico/voto con le raccomandate cartacee e con la sentenza di un giudice che, grazie al ricorso di Massimo Alberizzi e soci, ha sospeso uno Statuto approvato da oltre mille colleghi in quanto i medesimi hanno appunto votato on-line e non con le buste di carta, come stabilivano regole scritte quando Internet non esisteva ancora.

Che le argomentazioni di chi voleva a tutti i costi picconare la Lombarda per andare al voto subito invece che a fine anno, quando si voterà anche per la FNSI, fossero sostanziali, lo si è capito fin dal primo intervento, col quale il collega Campagnoli ha eccepito circa l’adeguatezza della sala in cui si teneva l’assemblea.

Qusta vignatta l’abbiamo messa noi di SB

Dopo di che sono partite le bordate di Senza Bavaglio e Unità Sindacale: Il nuovo statuto non va bene. Sì, andava bene ma ora il giudice lo ha sospeso e allora andiamo al voto perché torna quello vecchio che diceva tre anni e non quattro di mandato. Non c’entra se non è un giudizio di merito (che deve ancora iniziare, ndr) e se 1002 colleghi contro 34 lo avevano votato. La proroga per allinearlo allo Statuto federale non va bene. Sì è vero che si è fatta anche quattro anni fa (peraltro con la modifica di un’unica norma da parte di una scarna assemblea, ndr), ma allora era diverso. Sì ma guardate che se anche ci fosse lo Statuto nuovo, gli eletti sono scaduti lo stesso perché non c’è scritto da nessuna parte che si comincia da questa consiliatura (non c’è nemmeno scritto che si inizia la prossima, ndr). E comunque il giudice ha detto che non c’era stata discussione in assemblea (infatti c’erano stati 17 incontri precedenti, del gruppo di lavoro, ndr). Vabbè ma comunque al di là di tutto voi ci avete politicamente emarginati (non è vero ma se questa è la battaglia sindacale che portano avanti, non ci sarebbe da stupirsi, ndr).

Dopo tre ore di questo interessantissimo e vitale dibattito durante il quale le persone di buon senso hanno anche cercato di ribadire ancora una volta che andare a votare adesso per la ALG spendendo 40mila euro e a fine anno per la FNSI spendendone altri 40mila dopo che 1002 persone si sono appunto espresse per l’allineamento allo Statuto federale è un filo assurdo, la platea ha cominciato a dare segni di un certo nervosismo. Definitivamente esploso quando la leader di Unità Sindacale, Daniela Stigliano, ha annunciato di dovere fare una “precisazione” la quale consisteva nella lettura di un lungo documento che riportava la posizione -effettivamente fino ad allora molto poco chiara- della sua corrente. Apostrofata da molti colleghi della platea al grido di “non siamo qui per ascoltare una campagna elettorale, ma per decidere la data delle elezioni”, Stigliano ha dichiarato che avrebbe fatto una breve sintesi “visto che evidentemente non ve ne frega niente” (evidentemente era vero, ndr) ma ancora una volta non ha saputo resistere alla tentazione di salire in cattedra, stavolta per ammonire gli astanti che avrebbero votato a loro “rischio e pericolo“. Ma non essendo davanti a una platea di studenti minorenni bensì (ohinoi) di attempati colleghi, che in genere si assumono la piena responsabilità di ciò che fanno, il monito è suonato un tantino farsesco. Dopodiché la componente di Unità Sindacale è uscita, in quanto la sua posizione politica era quella, hanno annunciato, di non partecipare al voto (mah! boh! , ndr).

Cari colleghi, grazie ancora. Continueremo ad essere al vostro fianco, sempre che troviamo il tempo, visto che siamo costretti a fare lo slalom tra un ricorso e l’altro di Massimo Alberizzi e dei suoi adepti sbavagliati.

P.S. A proposito….da qualche tempo il collega Alberizzi si diverte ad attribuire agli altri, persone o entità che siano, il premio “Faccia di bronzo“ . Dal che abbiamo finalmente capito che il collega Alberizzi non si guarda mai allo specchio.

 

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