Mondadori guadagna ma vuol chiudere e licenziare: giornalisti furibondi pronti a 5 giorni di sciopero

Senza Bavaglio
Milano,19 gennaio 2017

Acque agitate in Mondadori. Perché nonostante i numeri positivi del gruppo editoriale di Segrate – l’area Periodici Italia a fine settembre presentava un fatturato di 216,2 milioni in calo del 7,9% ma un margine operativo lordo di 8,2 milioni in crescita del 54,7% -, nelle redazioni c’è tensione. Da mesi si inseguono voci di ulteriori tagli, se non addirittura di chiusure di testate periodiche. O di una loro vendita.

L’azienda finora ha sempre negato, tranne l’opzione di cessione di Tu Style (77mila copie). Ma pare che non sia così.

Perché nella giornata di venerdì 19 gennaio i giornalisti della società controllata dalla famiglia Berlusconi si sono riuniti in assemblea e dopo ore di dibattito hanno diramato un comunicato che non lascia scampo: oltre a proclamare lo stato d’agitazione hanno affidato al cdr un pacchetto di 5 giorni di sciopero.

Ma cosa c’è sotto? L’azienda guidata dall’amministratore delegato Ernesto Mauri sta cercando di trovare un futuro in questo settore che da anni perde copie e pubblicità. E se sul fronte dei libri il tracciato è chiaro dopo l’acquisizione di Rcs Libri e in Francia si sta lavorando alla creazione di un polo con Lagardére e Marie Claire, è sul fronte dei Periodici Italia che pare non ci sia chiarezza.

Perché le voci non confermate che circolano sono quelle di forti tagli e ridimensionamenti negli organici, di revisione del perimetro editoriale, di chiusure e tagli. Sicuramente c’è una forte attenzione al settimanale Il Mio Papa dedicato alla figura di Papa Francesco che non sta più performando come all’inizio della sua avventura.

Anche Panorama è in sofferenza. Ma il newsmagazine non rischia la chiusura o il depauperamento. Almeno fino a che il proprietario della Mondadori, ovvero Berlusconi, resterà uno dei protagonisti della politica.

E’ possibile che ci siano interventi su altre testate ma ancora non sono state individuate. Indiscrezioni di corridoio dicono che entro giugno la società preparerà un nuovo piano di risparmi. Per questo il cdr della Mondadori chiede un incontro urgente con la proprietà e il management per capire cosa succederà.

Anche perché l’azienda di Segrate, così come hanno già fatto gli americani di Condé Nast, nei mesi scorsi ha promosso corsi sul tema degli influencer. Un vero rischio per le redazioni. Non solo per l’impegno a minor costo. Ma anche per la “catalogazione” professionale di queste figure digitali.

E che ci siano forti tensioni nelle redazioni lo dimostra il titolo del comunicato diramato dal cdr: “Berlusconi: dopo il Milan, si passa alla carta?”

Senza Bavaglio

– Ecco il testo del comunicato Stampa diramato dal CdR –

BERLUSCONI: DOPO IL MILAN SI PASSA ALLA CARTA?
I giornalisti dichiarano lo stato d’agitazione

Nelle ultime settimane sono apparse sui giornali notizie su possibili cessioni, chiusure o ristrutturazioni di alcune testate Mondadori (Tustyle, Panorama, Il mio Papa). Da parte sua, l’Azienda editoriale controllata dalla famiglia Berlusconi, interpellata dalla rappresentanza sindacale dei giornalisti, non ha smentito possibili vendite, sottolineando la necessità di interventi strutturali nella Periodici Italia.

La «pace sociale» legata all’accordo di stato di crisi del giugno 2017 (fino al giugno 2018) è stata così slealmente incrinata.

Questo avviene a soli due mesi dall’intervista rilasciata il 10 novembre scorso a Milano Finanza da Ernesto Mauri, nella quale il ceo di Mondadori ha dichiarato di prevedere il raggiungimento di 15 milioni di utile per la Periodici Italia, a fine 2017.

Ricordiamo che, dal 2009, noi giornalisti della Mondadori, con grande senso di responsabilità, abbiamo contribuito ad affrontare la crisi del settore (con chiusure, cessionI di testate e conseguente dimezzamento della forza lavoro, da circa 500 giornalisti ai poco più di 200 oggi), per ridurre i costi e azzerare gli esuberi individuati dall’Azienda sopportando cassa integrazione, solidarietà e prepensionamenti.

Nonostante i pesanti interventi, l’Azienda continua a sostenere che: «Questo non basta».ssssss

Tutto ciò è per noi inaccettabile. Il primo Editore italiano non deve passare solo attraverso cessioni e chiusure di testate e continue riduzioni di organici. Ma ha il dovere di portare avanti una strategia all’altezza del proprio ruolo, che tenga conto della complessità del mercato in trasformazione e delle opportunità che recenti acquisizioni offrono. Chiediamo dunque rilancio delle testate in crisi e lancio o studio di nuove iniziative editoriali.

Siamo convinti che la tutela del lavoro e della professionalità dei giornalisti siano la condizione imprescindibile per garantire la qualità dei giornali. E intendiamo difendere la nostra professione anche contrastando l’esternalizzazione del nostro lavoro, oggi compromesso dall’uso massiccio di collaboratori e pensionati tuttora presenti in azienda.

Per questo l’assemblea dei giornalisti Mondadori, riunitasi il 19 gennaio 2018, dà mandato al CdR di chiedere un immediato incontro con i massimi vertici della Periodici e del Gruppo Mondadori per conoscerne le reali intenzioni.

L’assemblea dei giornalisti dichiara da subito lo stato d’agitazione e affida al CdR un pacchetto iniziale di cinque giorni di sciopero.

L’assemblea dei giornalisti Mondadori
Segrate, 19 gennaio 2018

Condividi questo articolo