Roba da matti! L’ad di Intesa dichiara di avere un patrimonio “eccedente” di 12 mld

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 10 gennaio 2018

Se ricordate (v. “gessetti” di giugno e luglio 2017) una delle cose incomprensibili del cosiddetto salvataggio delle banche venete da parte di Intesa San Paolo era che lo stato regalava a quest’ultima, tra le tante altre cose, 3,5 miliardi con questa motivazione: “erogazione di un supporto finanziario per ricostituire i fondi propri del cessionario, per un ammontare idoneo a fronteggiare l’assorbimento patrimoniale derivante dalle attività ponderate per il rischio acquisito”. Noi lo spiegammo in maniera più semplice dicendo che intesa con l’acquisizione degli attivi alterava i requisiti di patrimonializzazione e quindi rischiava di dover poi provvedere ad aumenti di capitale, e allora lo stato provvedeva esso stesso a integrare il capitale.

Già il fatto che lo stato aumentava il capitale della banca senza pretendere in cambio azioni era una bestialità bella e buona, incomprensibile sul piano logico e finanziario, e si spiegava solo con la volontà di fare un vero e proprio regalo in più alla banca milanese, o meglio agli azionisti delle stessa, tant’è che subito il valore di borsa delle azioni aumentarono nella stessa proporzione.

Carlo Messina

Ora giunge un fatto nuovo che rende ancora più assurdo quel regalo. L’AD di Intesa, il dottor Carlo Messina, ha dichiarato al Corriere della Sera: «Intesa San Paolo conferma la posizione di leadership tra le principali banche europee [essa supera] di oltre quattro punti percentuali il requisito patrimoniale Srep per il 2018, il che vuol dire una patrimonializzazione che supera di circa 12 miliardi di euro il minimo richiesto dalla normativa. Questo capitale in eccesso permette di guardare con assoluta serenità ai possibili futuri impatti sulla patrimonializzazione derivanti dalle novità della regolamentazione. Anche perché riteniamo che questi impatti siano per noi di entità decisamente inferiore rispetto a quanto abbiamo letto recentemente per altri, in particolare per quanto riguarda l’applicazione delle linee guida dell’Eba sui modelli interni».

Al di là delle espressioni tecniche, Messina ci sta dicendo indirettamente che quei 3,5 miliardi non erano affatto necessari perché comunque la banca aveva già ed ha tuttora un patrimonio eccedente per ben 12 miliardi. Quindi quel regalo diventa ancora più assurdo e senza alcuna giustificazione.

Insomma si può sapere in cosa consiste l’apporto di Intesa nel salvataggio delle banche venete viste tutte le provvidenze che gli sono state riconosciute, e per le quali rinvio ai miei precedenti “gessetti”? Possibile che il ministro Padoan sia così sprovveduto? O sotto c’è qualcos’altro? Quei soldi resteranno in Intesa o dove finiranno?

Giovanni La Torre
latorre.giovanni@libero.it

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