Cosa sono queste nuove categorie “politiche”: invidia, odio, rancore?

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 6 dicembre 2017

Ha cominciato, se ricordate, Berlusconi, anzi i berluscones, quando dicevano che gli avversari di B. erano animati da “invidia” verso il loro leader e per questo motivo lo attaccavano tanto; la linea politica e la depravazione morale non c’entravano nulla. Noi che l’avversavamo, lo facevamo solo perché eravamo invidiosi della sua ricchezza e del suo successo sociale. Pensate un po’!

Cari berluscones, come poteva una persona normale invidiare B.? Cioè un uomo che la sera per non cenare da solo come un cane era costretto ad arruolare a pagamento delle signorine, ad assicurare prebende, consulenze televisive e incarichi politici ai suoi cortigiani che sedevano al desco con lui, i quali per non cadere poi in disgrazia dovevano far finta di ridere alle barzellette insulse e volgari che venivano somministrate loro, e partecipare altresì alle sue “burlesque”. Forse, giusto qualche bulletto, giovane o adulto, poteva invidiarlo, ma una persona normale e seria no di certo.

Poi si è parlato di “odio”, e questa volta da parte di molti politici che se la prendevano con il Web, fucina appunto di “odio” contro i politici che detengono il potere. Che si potesse trattare di critiche, feroci ma critiche, a nessuno passava per la testa. L’apice l’ha raggiunto Recalcati che in un articolo di luglio su Repubblica ha sostenuto che quello contro Renzi da parte della sinistra è solo “odio” personale verso il leader, e non opposizione politica.

Il rancore: una spina nel cuore (dal web)

Infine è diventata di moda la parola “rancore”. Spesso un politico risponde alle critiche non nel merito ma dicendo che sono “rancorose”. Più di una volta qualcuno ha commentato i miei “gessetti” accusandomi di fare discorsi “rancorosi”. Boh??? Da ultimo il termine è stato ufficializzato da una delle migliori friggitorie di aria che abbiamo in Italia, il Censis, il quale ha sostenuto nel recente rapporto che i ceti medi e bassi della società italiana sono animati da rancore appunto.

Amici, non è che di questo passo si arriverà a sostenere che i poveri e i disoccupati italiani non hanno bisogno di reddito e di lavoro ma di psicanalisi? Non è che chi denuncia la corruzione e il malaffare verrà sottoposto a un trattamento obbligatorio di “rieducazione”?

Giovanni La Torre
latorre.giovanni@libero.it

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