Dove va l’informazione? Italia vs Usa: l’analisi di Severgnini è corretta ma incompleta

Andrea MontanariSpeciale per Senza Bavaglio
Andrea Montanari
Milano, 3 novembre 2017
Beppe Severgnini su 7Corriere ci offre il suo punto di vista sul futuro dell’informazione e sulla crisi dell’editoria italiana paragonata alla vivacità di quella USA (non manca ovviamente di parlare della sua collaborazione per qualche testata d’Oltreoceano- una auto citazione non guasta mai).
Ok tutto condivisibile: numeri corretti, ma paragone impossibile da fare e poco utile vista la diffusione della lingua inglese rispetto a quella italiana.Peccato che manchino alcune considerazione di base:
1) l’arretratezza tecnologica e digitale dell’Italia rispetto agli Stati Uniti.
2) l’età media della popolazione: l’Italia è il paese più vecchio d’Europa e se non ricordo male il 2° al mondo dopo il Giappone. Quindi è logico che il pubblico più importante e principale, quello over 45-50 anni, seppure in calo costante, continui a puntare sulla carta stampata. Ps: questo è il target alto-spendente nonostante le tante seghe mentali sui giovani che son trend setter
3) i giovani, lo sanno anche i muri, pure in Italia si informano online, sui social e attraverso gli OTT (Over the Top media services – N.d.R.): non per nulla Google, Facebook&co stanno demolendo il mercato della pubblicità, ovviamente senza pagare le tasse nei singoli paesi di riferimento.
La sede del New York Times, distribuito capillarmente anche (ancora!) in versione cartacea
Detto questo, non dobbiamo essere noi giornalisti a dire cosa vogliono leggere i lettori e quali ricette servono per rilanciare l’editoria e il mondo dell’informazione. Devono essere interpellati i lettori: sono loro i clienti, gli abbonati, i compratori, gli spendenti. Chiediamo alla gente cosa vuole leggere sui giornali, non ai giornalisti. Impariamo a fare questo sforzo. Altrimenti non ne usciremo vivi.
Ps: certo che se tutti gli editori (alcuni invero come Cairo e ora anche il gruppo Gedi lo stanno facendo), come avviene negli Usa, investissero di più sarebbe più semplice.
Ps2: Severgnini non (ci) dice che due gruppi editoriali Usa – il mercato che lui osanna e che per tutti è e resta il punto di riferimento – stanno stravolgendo le regole del mercato editoriale italiano. Condé Nast sta offrendo 40 mensilità nette ai  giornalisti delle sue testate per andarsene e “assumere” blogger. Hearst Magazine | Italia sta continuando a tagliare e ha spostato le redazioni dei siti online in Svizzera per pagare meno e per non garantire contratti editoriali.
Ecco, se l’analisi di Severgnini fosse stata completa…..
Andrea Montanari
Senza Bavaglio
Membro del direttivo della Lombarda
@sbavaglio

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