Giornalisti di viaggio e non solo: lo stato delle cose

di Sara Magro

Abbiamo messo a fuoco le questioni che rendono attualmente complesso e poco chiaro il nostro lavoro di freelance, e tante domande a cui urge risposta. Sono pochi punti, ovviamente non esaustivi, delle problematiche complesse. Solo un inizio per discutere concretamente.

Concorrenza sleale. Blogger e Influencer sono prezzolati per partecipare agli stessi viaggi a cui i giornalisti partecipano gratuitamente, scrivono sui loro blog e persino sui giornali pezzi che, a questo punto, non sono diversi dagli articoli, ma sono evidentemente il frutto di accordi economici. Non c’è modo di distinguere tra blogger (anche bravi) e giornalisti (anche scarsi). La differenza sostanziale è che i primi sono pagati dai clienti e i secondi, a tutela del lettore, dovrebbero essere pagati dall’editore. Ma l’editore non paga. Sempre in questo capitolo rientra chi volge la professione giornalistica come secondo lavoro/hobby senza l’urgenza di uno stipendio, condizionando il mercato, soprattutto nel travel e nel food, dove viaggio e cibo possono apparire un’appagante retribuzione.

Editori assenti. Gli editori non si assumono più nessun onere, che nel viaggio significa affidarsi al 100% agli sponsor per biglietti aerei, hotel, ristoranti, i quali – ovviamente – si aspettano un ritorno dal giornalista. Ma come si fa a pagare un biglietto aereo quando la ricompensa parte dai 50€, quando va bene? Come dobbiamo comportarci con un mercato e un codice etico che ci penalizzano economicamente e professionalmente? I contenuti giornalistici vanno prodotti, e se le spese sono a carico del giornalista, allora diventa lui stesso l’editore e questa è una contraddizione in termini.

Mancano strumenti per difendere la categoria dei freelance. Se chiunque, professionista o no, può scrivere su un giornale, perché dovrebbe iscriversi all’Ordine e attenersi al suo codice etico e pagare una quota annua e correre a destra e a manca per guadagnarsi i punti dell’aggiornamento?

La realtà è che oggi i nostri veri interlocutori sono più spesso gli uffici stampa e gli operatori turistici che gli editori e le redazioni. Ed è forse questa una delle ragioni per cui molti giornalisti stanno emigrando professionalmente dalle testate ad aziende private che vogliono creare contenuti di qualità.

La richiesta. Linee guida per un giornalismo attuale. Questa realtà la conoscono tutti molto bene, e riguarda non solo i giornalisti di turismo ma anche i settori di eno, food, auto, bellezza, moda e altri.

Il nostro non è un settore in crisi, perché viaggi e cibo sono argomenti molto sensibili, su cui le persone amano documentarsi e cercano figure professionali, attendibili e serie per orientarsi nell’ambito di un’offerta quasi illimitata. Siamo in un’epoca di transizione della professione, le logiche e gli strumenti sono cambiati, così come sono cambiati i modelli di business degli editori.

Data l’attuale situazione, chiediamo quindi quali sono le linee guida suggerite o elaborate dall’Ordine dei Giornalisti per continuare a svolgere dignitosamente la professione, il che significa in modo economicamente ed eticamente sostenibile.

Sara Magro
saram6767@gmail.com

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