Al via il coordinamento degli Enti dei giornalisti, ma il cappello lo mette la FNSI

Simona FossatiSpeciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Nairobi, 31 luglio 2017

Felici e contenti i cinque presidenti delle nostre Istituzioni (Marina Macelloni, INPGI, Daniele Cerrato, Casagit, Nicola Marini, Ordine Nazionale, Enrico Castelli, Fondo Complementare, Beppe Giulietti, FNSI) più il padrone di casa, Raffaele Lorusso, Segretario della FNSI, hanno dato il via ai lavori del coordinamento degli Enti di categoria.

In realtà il coordinamento dei nostri Enti esisteva già da un pezzo, la vera differenza è che, con abile mossa, la FNSI se ne è impadronita inserendolo nientepopodimeno che nel proprio statuto.

Se questo passo significasse pensare al bene della categoria, studiare strategie serie e comuni per salvare una professione che proprio grazie al sindacato sta andando a rotoli, saremmo tutti felici.

Secondo quanto riportato, l’obiettivo del nuovo organismo dovrebbe essere “il coordinamento delle volontà del mondo giornalistico”. Tutti i presidenti hanno ribadito che la sfida è una sola: rilanciare il lavoro giornalistico per mantenere forte il welfare complessivo della categoria più colpita dalla crisi di questi ultimi anni. Mah, speriamo non restino solo parole al vento.

La “Santa Alleanza” riunita nella sede della FNSI. Da sinistra: Nicola Marini, Beppe Giulietti, Raffaele Lorusso, Enrico Castelli, Daniele Cerrato, Marina Macelloni

Anche se appare davvero singolare che proprio chi ha favorito le crisi aziendali e la fuoriuscita di giornalisti dalle redazioni, ha sancito “l’iniquo compenso” perdendo la vera occasione di esigere per legge compensi seri per i freelance, ha svenduto la ex fissa, ha tagliato le pensioni, ha di fatto provocato la forte crisi del nostro istituto di previdenza, oggi si erga a difensore degli oppressi.

Per la verità, la strategia e l’obiettivo comune della “Santa Alleanza” sembra più che altro essere quella di pianificare insieme l’occupazione di poltrone e strapuntini.

Dopo diversi anni di contrasti e tensioni, torna in FNSI, il presidente dell’Ordine Nazionale. Un presidente “amico”, Nicola Marini, che è subentrato al dimissionario Enzo Iacopino storicamente critico verso un sindacato spesso inetto, il neo eletto presidente è però pronto a ritirarsi in buon ordine, nonostante le pressioni a candidarsi anche alla prossima presidenza, per cedere il passo al presidente in pectore designato dalla “Santa Alleanza”, Carlo Verna.

Così la FNSI si appresta a conquistare l’ultimo baluardo di indipendenza dal sindacato, l’Ordine Nazionale. Comunque le elezioni saranno in ottobre e vedremo se a Milano, Roma e non solo, la categoria saprà ribellarsi così come ha fatto per le elezioni della Casagit.

Prima delle elezioni della Casagit, la gran parte dei candidati della cosiddetta “Santa Alleanza” ha dovuto firmare un patto di fedeltà alla FNSI. Che cosa c’entri la salute con la fedeltà sindacale qualcuno me lo dovrebbe spiegare. Solo a Milano e Roma, ha vinto la ragione e la scelta di persone serie e competenti, al di là delle appartenenze. Poi però, con un escamotage statutario, è stato dato il terzo mandato alla presidenza a Daniele Cerrato, che invece avrebbe dovuto uscire di scena come sancito dallo statuto. La scusa è stata che il primo mandato però non conta perché è stato durante quel mandato che è stato sancito per statuto il massimo di due mandati per la presidenza.

Qui non si tratta di stabilire se il primo mandato valeva o meno, è solo una questione di etica politica in cui i nostri rappresentanti dovrebbero dare il buon esempio. Diciamo che forse i dirigenti sindacali non erano riusciti a trovare un altro scranno all’altezza di Cerrato e quindi non restava che violare per l’ennesima volta le regole. A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre.

Quello di disattendere norme, regole e statuti oppure di apportare modifiche agli statuti solo per interessi personali è ormai una pessima abitudine radicata, a tutti i livelli, nel nostro sindacato. Ma la situazione in Casagit si presentava con qualche ostacolo e piuttosto ambigua, così il presidente uscente (cui non è riuscito di sedersi sullo scranno più alto dell’INPGI) si era portato avanti chiedendo un parere ad uno degli studi legali più quotati e, presumibilmente, anche piuttosto costosi.

Avrà pagato il presidente di tasca sua (visto che l’iniziativa era dettata dall’interesse esclusivamente personale di poter pretendere un terzo mandato) oppure ha pagato la Casagit e, quindi, tutti noi?

Comunque, vedremo presto qual è il vero scopo del coordinamento degli Enti. Se servirà a rafforzare davvero una categoria professionalmente perduta oppure solo a rafforzare una maggioranza arrogante e presuntuosa.

Simona Fossati
Consigliere di Amministrazione Fondo Complementare
Consigliere Ordine Nazionale

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