Partiti politici, addio alle rendite di posizione. Adesso servono le idee “vere”

 I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 11 maggio 2017

Senza dubbio i due personaggi, Trump e Macron, sono completamente diversi sia sul piano umano che su quello politico, ma l’elezione di entrambi è la risultante della stessa congiuntura che il mondo occidentale sta vivendo sul piano politico: l’annullamento di ogni rendita che la Storia può attribuire a un movimento politico.

Il presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron.

Ai partiti tradizionali, o alle strutture tradizionali dei partiti, non viene più riconosciuta una legittimazione automatica, valida di per sé stessa. Non viene più ritenuta esistente aprioristicamente la relazione biunivoca che un determinato partito ha con determinati valori.

Lo scempio compiuto dalla svolta neoliberista dagli anni ottanta fino ad oggi ha fatto scattare in ogni elettore l’esigenza di sottoporre, in ogni tornata elettorale, a un esame ogni singolo partito, prescindendo dalle preferenze o dalle preclusioni ideologiche che ognuno si porta dentro. E questo non perché, come si dice spesso, siano morte le ideologie, ma perché i partiti hanno fatto scempio di esse, o le hanno utilizzate solo per perseguire altri interessi, anche incoffessabili.

Tutti i partiti (o quasi) hanno spacciato la scelta di vivere alla giornata per assecondare quanto il neoliberismo andava prescrivendo di volta in volta, per “pragmatismo”. Si è spacciato per esempio l’abbandono delle conquiste del Novecento, che tra l’altro erano state tra i presupposti dello sviluppo sostenuto dei famosi trente glorieuses, per “modernità”, anche quando questo voleva dire indietreggiare verso le prassi dell’Ottocento. In questa situazione come può più funzionare il richiamo ideologico o il posizionamento preconcetto?

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.

Ma questo, ripetiamo, non per morte oggettiva delle ideologie e delle scelte di campo, come si vuol far credere, ma per l’imbastardimento ideologico che i gruppi dirigenti hanno determinato ai loro rispettivi partiti negli ultimi decenni. Come spiegare altrimenti l’appello che la fascista Le Pen ha fatto ai comunisti di Melanchon? E come spiegare che molti hanno risposto a quel richiamo?

Ma anche un’altra cosa delle elezioni francesi dobbiamo cercare di spiegare. Come mai il gollista Fillon, che aveva la vittoria in tasca visto il disastro Hollande, non è arrivato neanche al ballottaggio? La risposta è semplice: perché non si può pensare che la copertura ideologica e di appartenenza possa coprire lo scempio delle finanze pubbliche.

Quel signore aveva messo sul conto delle casse pubbliche non solo lo shopping della moglie ma anche le paghette (e che paghette!) dei figli, e quindi è stato giustamente punito perché il rispetto dovuto al denaro pubblico è un prerequisito per chi aspira a governare. Anche in questo caso non è l’ideologia a essere morta ma la decenza.

Quindi i partiti, in tutto il mondo, non hanno più rendite di posizione, ma devono conquistarsi il consenso di volta in volta con le idee “vere” e con il comportamento concreto dei propri esponenti, altrimenti ogni elettore si ritiene libero di scegliere chi gli pare, anche chi è senza partito (Macron) o è contro il proprio partito (Trump).

Giovanni La Torre

Per chi volesse commentare, condividere o mettere un “mi piace” a questo “gessetto”, può farlo qui: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1849118115352140&id=1559915684272386

Condividi questo articolo